Rifiuti, la Sicilia stretta tra discariche abusive e impianti che non ci sono
Scoperti oltre 20.000 metri quadri di discariche abusive di rifiuti speciali, oltre a un laghetto artificiale del tutto sommerso dai rifiuti
[1 Settembre 2020]
Nei giorni scorsi gli uomini della Guardia di finanza di Agrigento hanno dato esecuzione all’operazione ‘Terra Pulita’, che ha portato a 10 decreti di sequestro preventivo di altrettante discariche abusive di rifiuti speciali, occupanti un’area di oltre 20.000 metri quadri nel comune di Sciacca.
Le discariche abusive sono state individuate dai militari operanti, che hanno individuato le predette discariche dislocate in varie zone del territorio comunale (c.da Tabasi, c.da Timpi Russi, c.da Bordea e c.da Santa Maria) sulle quali erano stati sversati ingenti quantitativi di rifiuti speciali costituiti principalmente da rifiuti derivanti dall’attività edile, in mancanza delle prescritte autorizzazioni. I militari, nel corso delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Sciacca hanno anche individuato, un laghetto artificiale, oggi del tutto sommerso dai rifiuti.
L’operazione fa seguito ad analoghe attività svolte nei mesi precedenti dalle Fiamme gialle, che hanno sottoposto a sequestro anche altre 3 aree adibite a discariche abusive per un totale di oltre 10.000 metri quadri, denunciando all’autorità giudiziaria i relativi responsabili.
Per la Sicilia la gestione dei rifiuti prodotti sull’isola rappresenta ormai un problema storico, come evidenziato da Assoambiente anche nel corso dell’ultima edizione di Ecomondo: «La gestione dei rifiuti in Sicilia (457,5 kg/ab/anno) è condizionata dalla percentuale record di conferimento in discarica (73%): circa 1,7 milioni di tonnellate rispetto al totale gestito di 2,3 milioni. Solo il 22% viene raccolto in modo differenziato, dato più basso a livello nazionale. In considerazione dei limitati quantitativi di frazione organica raccolta separatamente, il 76% di questi rifiuti viene trattato da impianti di compostaggio a tecnologia non complessa presenti sul territorio che li trasformano in ammendanti vari. Anche qui il passaggio negli impianti di trattamento meccanico-biologico è propedeutico, addirittura per il 96% dei quantitativi, al successivo conferimento in discarica, il recupero di materia resta un’ipotesi residuale. La voce incenerimento non è presa in considerazione per la gestione dei rifiuti nell’isola».
Se l’utilizzo di discariche autorizzate può almeno in parte ovviare ai danni ambientali legati al – comunque diffuso, evidentemente – impiego di discariche abusive, è evidente come l’economia circolare per poter decollare sull’isola abbia necessità di una dotazione impiantistica in grado di coprire l’intero arco della gestione integrata, seguendo la gerarchia Ue: come noto, dopo riduzione e riuso figurano recupero di materia, recupero di energia e smaltimento in discarica.
Al contrario, è proprio la carenza di impianti legalmente autorizzati ad operare ad aprire un varco per la malavita, come certificato a livello nazionale – e non solo siciliano – dall’ultimo dossier della Direzione investigativa antimafia (Dia): «La cronica carenza di strutture moderne per il trattamento potrebbe favorire logiche clientelari e corruttive da parte di sodalizi criminali».