Oltre 300mila euro di penali per disservizi nel primo semestre 2022, saranno “sconti” Tari

Rifiuti, oltre alla differenziata c’è di più: dai controlli agli impianti in Ato Toscana Costa

Intervista a tutto campo al direttore generale dell’Ato Alessandro Mazzei, all’amministratore unico di Gestione ambientale Marzio Lasagni e al presidente di Retiambiente Daniele Fortini

[27 Gennaio 2023]

Da ormai due anni i servizi d’igiene urbana nell’Ato Toscana Costa sono affidati a Retiambiente, in qualità di gestore unico che si avvale di Società operative locali (Sol) al lavoro sui singoli territori interessati. Con quale performance?

A certificare i dati sulla raccolta differenziata – arrivata al 67,72% nel 2021 – c’è da tempo l’Agenzia regionale recupero risorse (Arrr), ma servono molte più informazioni per assicurare che il contratto di servizio tra l’Ato  e Retiambiente venga effettivamente rispettato in tutti i suoi aspetti.

Fino a meno di un anno fa i controlli sull’attività di raccolta rifiuti (non trattamento) e più in generale d’igiene urbana svolti dalle Sol partivano principalmente su segnalazione dei singoli cittadini o dei Comuni, ma dall’aprile 2022 a questa modalità si affianca l’attività di controllo sul territorio dell’Autorità d’ambito (nella foto gli operatori al lavoro).

Tale servizio è stato affidato ad un soggetto terzo specializzato nel settore in grado di garantire controlli trasparenti e puntuali: Gestione ambientale, società con base ad Arezzo e partecipata al 100% da Aisa impianti, che ha vinto la gara bandita dall’Ato.

Adesso sono gli  operatori di Gestione ambientale – avvalendosi di una dotazione tecnologica all’avanguardia (tablet) in grado di offrire riscontri dettagliati e georeferenziati (tramite portale “MonitorAto”) – a controllare ad esempio che le strade siano state spazzate correttamente, che i cestini stradali siano stati svuotati secondo il calendario stabilito, che i cassonetti della raccolta differenziata siano mantenuti in buono stato di efficienza e pulizia, che la pulizia dei mercati avvenga nei tempi stabiliti, che i Centri di raccolta siano gestiti in modo corretto. Tutti controlli che vengono svolti in base a un programma settimanale, condiviso con Ato e coi Comuni che ne fanno richiesta.

Come emerso nel corso di una recente assemblea di Ato, nel primo semestre di lavoro sono stati effettuati 1.996 controlli sul territorio, di cui il 70,24% ha dato risultato sufficiente, il 19,9% buono e il 10,5% (ovvero 211 controlli) insufficiente; a livello temporale le insufficienze si concentrano soprattutto nei mesi estivi – con un picco del 17,5% in agosto –, a probabile indicazione della maggiore complessità relativa alla gestione rifiuti quando l’afflusso di turisti sulla costa toscana si intensifica.

Guardando all’andamento dei dati per singola Sol, si spazia dall’area territoriale dove sono stati effettuati più controlli (754, in quella servita da Geofor) a quella con un’incidenza minore (78, Esa) sull’ammontare totale. Sotto questo profilo, l’aspetto più interessante è rappresentato dall’eterogeneità dei risultati: la percentuale maggiore di insufficienze si trova nei territori gestiti da Aamps (14%) e da Ersu (14%), con a seguire Geofor (11%), Rea (10%), Sea ambiente (4,5%), Ascit (4,2%) e infine Esa (3,8%).

Cosa succede in questi casi? I controlli con esito insufficiente eseguiti da Gestione ambientale vengono processati tramite il portale e notificati da Ato a Retiambiente, e da qui alla Sol interessata affinché provveda a rimuovere le criticità segnalate entro i tempi indicati dal disciplinare tecnico (da 1 a 5 giorni a seconda dei casi). In caso di risoluzione del problema si va verso l’archiviazione, altrimenti Ato procede ad inviare una formale contestazione. L’esito finale potrà essere una penale che verrà di fatto erogata sotto forma di sconto sulla Tari da maturare nel successivo Pef (Piano economico finanziario) del Comune interessato, in base alle regole del metodo tariffario Arera.

Nella fattispecie, nel primo trimestre di controlli sul territorio (aprile-giugno) le penali applicate valgono 3mila euro, che appunto si trasformeranno in “sconti” sulla Tari per i cittadini.

In aggiunta a questi disservizi rilevati sul territorio, nel primo e secondo trimestre 2022, è emerso dai report mensili prodotti dallo stesso gestore che non sono stati eseguiti alcuni servizi di raccolta e spazzamento previsti nella programmazione ingenerando le cosiddette “interruzioni”, e ciò ha comportato la comminazione di ulteriori penali per circa 300mila euro (determine direttore generale n. n. 118 del 13.10.2022 e n. 14 del 20.01.2023), che anche in questo caso si trasformeranno in “sconti” Tari per la cittadinanza.

Per approfondire stato dell’arte e prospettive del servizio, ci siamo rivolti direttamente ai vertici dei tre soggetti in campo: Alessandro Mazzei (di seguito AM), direttore generale dell’Ato Toscana costa; Marzio Lasagni (ML), amministratore unico di Gestione ambientale; Daniele Fortini (DF), presidente di Retiambiente.

L’affidamento dei controlli a un soggetto specializzato come Gestione ambientale rappresenta un’importante innovazione per l’Ato. Ritiene che il servizio stia dando i suoi frutti?

AM: «Siamo molto soddisfatti delle attività svolte sinora e, soprattutto, dei risultati ottenuti in termini di controlli effettuati, di intervento delle società di gestione per eliminare i disservizi e di tempestività di risposta dell’intero sistema alle segnalazioni che pervengono dai Comuni e dagli stessi cittadini. Solo attraverso una crescita complessiva di consapevolezza di tutti gli attori coinvolti può migliorare la qualità del servizio svolto e la pulizia delle nostre città».

Quali cose restano ancora da fare per finire di implementare al meglio le attività di controllo?

AM: «Proprio in questi giorni, forse primi in Italia, abbiamo avviato anche i controlli sul livello di riempimento dei contenitori stradali, come richiede l’Arera con i nuovi standard di servizio. Laddove, infatti la raccolta avviene mediante contenitori stradali o di prossimità, occorre verificare che i gestori del servizio svolgano regolarmente e correttamente il loro svuotamento e che i contenitori non siano rotti o malfunzionanti. Tali controlli spettano al gestore, i nostri operatori hanno il compito di presidiare l’attività, ma dal momento che siamo chiamati in causa, attraverso i nostri strumenti di rilevazione, svolgiamo ulteriori verifiche non richieste da Arera come ad esempio la verifica che intorno ai cassonetti non si creino piccoli o grandi accumuli di rifiuti abbandonati.

Naturalmente, oltre ai nostri controlli e a quelli fatti autonomamente dai gestori, molto dipende dal senso civico dei cittadini e dal corretto utilizzo delle varie modalità di conferimento dei rifiuti (porta a porta, cassonetti stradali, centri di raccolta, etc)».

Come si spiegano le performance assai eterogenee che emergono dai controlli sull’attività delle varie Sol, e come favorire una convergenza verso l’alto?

AM: «I risultati sono molto eterogenei perché ancora eterogenee sono le modalità di raccolta e l’organizzazione dei servizi da parte delle varie aziende operanti sui nostri 100 Comuni. È stato fatto un grande sforzo, ed è tuttora in corso, per innalzare dappertutto le percentuali di raccolta differenziata e rendere più omogenei i risultati su questo fronte e i risultati si vedono, con l’incremento di questa percentuale sia nelle città maggiori sia nelle aree dove si registravano i maggiori ritardi. Il prossimo step sarà quello di omogeneizzare gli standard di servizio e, quindi, anche le modalità organizzative delle varie aziende appartenenti al sistema Retiambiente».

La raccolta differenziata fa bene all’ambiente più che al portafoglio: c’è consapevolezza sul territorio dell’Ato in merito a quest’aspetto, o a fronte di servizi più complessi (come il porta a porta) c’è ancora chi si aspetta una riduzione della Tari?

AM: «Da tutti gli studi effettuati a livello nazionale, emerge che i sistemi più complessi di raccolta, come il porta a porta, hanno dei costi maggiori e richiedono anche alle famiglie ed alle imprese uno sforzo ed un’attenzione maggiori. Come sempre, occorre trovare il giusto equilibrio tra sistemi di raccolta che massimizzano la differenziata, e soprattutto il riciclo, e sistemi che utilizzano raccolte stradali ma che presentano costi minori: gli studi più recenti mostrano un sempre maggiore ricorso a sistemi misti (Pap soprattutto per organico e raccolte stradali), adattati alle diverse caratteristiche del territorio e del tessuto urbano da servire».

La raccolta differenziata non rappresenta un fine in sé, ma uno strumento per massimizzare il riciclo. Per chiudere il cerchio, i rifiuti raccolti devono essere indirizzati verso impianti industriali e i beni riciclati poi ri-acquistati sul mercato: da circa 20 anni per enti e società pubbliche vige l’obbligo di acquistare beni riciclati per almeno il 30% del fabbisogno annuale. C’è qualcuno a controllare che i Comuni ottemperino, o potrebbe occuparsene l’Ato?

AM: «Ritengo che sempre di più bisogna spostare l’attenzione dalla percentuale di raccolta differenziata alla percentuale di riciclo e riuso della materia. E’ questa la vera sfida dei prossimi anni: aumentare tale percentuale e ridurre drasticamente il ricorso alla discarica come fase finale del ciclo dei rifiuti. Per ottenere tali risultati bisogna studiare un sistema integrato di raccolta e di trattamento dei rifiuti, con modalità di raccolta standardizzata ma adattata alle diverse aree del territorio e con un sistema impiantistico moderno e funzionale sia per il trattamento e il riciclo dei rifiuti sia per lo smaltimento finale e la chiusura del ciclo in una logica di prossimità, allo scopo di ridurre i costi e l’impatto ambientale di queste fasi delicate del ciclo integrato dei rifiuti.

Nei finanziamenti che eroghiamo per conto della Regione Toscana, oltre 30 milioni di euro dal 2018 ad oggi, chiediamo una specifica attestazione, ossia che i contenitori per le raccolte differenziate acquistati siano realizzati con percentuali minime di plastica riciclata, pari almeno al 30%, come previsto dal Piano regionale. Però non credo che la struttura attuale delle Ato rifiuti, vista l’oggettiva esiguità della forza lavoro impiegata, permetta di svolgere un controllo sul rispetto dell’obbligo normativo dell’acquisto di beni riciclati».

Come sono stati accolti i controllori di Gestione ambientale su vari territori, c’è sinergia con gli altri stakeholder spaziando dai cittadini alle Sol?

ML: «Si può affermare che l’accoglienza è positiva sia dal lato cittadini e amministrazioni comunali che vedono una risposta alle loro segnalazioni ed una presenza sul territorio. Dal punto di vista delle Sol il rapporto di verifica avviene nei centri di raccolta e durante i controlli sui  contenitori stabiliti da Arera e svolti in contraddittorio con i delegati delle Sol che accettano i nostri controlli in quanto hanno l’obbiettivo di un costante miglioramento del servizio».

È possibile raccogliere indicazioni su come i disservizi varino, tra i Comuni controllati, in base alle varie modalità di raccolta (stradale, porta a porta, mista) e modelli tariffari (Tari presuntiva o puntuale)?

ML: «Le attività di controllo svolte da Gestione ambientale non sono strutturate in maniera tale da poter fornire dati oggettivi circa associazioni tra i disservizi e le modalità di raccolta o le modalità di tariffazione».

Il servizio di controllo portato avanti da Gestione ambientale nell’Ato Costa potrebbe offrire un modello replicabile anche in altri territori?

ML: «Assolutamente si. Gestione ambientale già lo replica nel territorio dell’Ato Toscana sud anche se a con modalità leggermente differenti. Inoltre l’avvio in Ato costa dei controlli obbligatori stabiliti da Arera rappresentano uno standard che dovrà essere applicato e replicato su tutto il territorio nazionale».

La quantità e qualità dei controlli effettuati rappresentano in maniera esaustiva l’effettivo livello di corretto svolgimento del servizio?

ML: «Sì, oggi che siamo arrivati ad effettuare l’85% delle complessive 2.400 ore annuali di controlli possiamo dire che tale quantità di controlli strutturata sulle varie tipologie di servizi permette una visione ben rappresentativa del servizio effettuato dal Gestore e consente quindi di individuare le aree di miglioramento».

Oltre a sanare le problematiche che emergono dai monitoraggi di Gestione ambientale, il sistema di controlli in vigore si sta rivelando utile anche per evitare il ripetersi delle medesime criticità sui territori interessati?

DF: «Certo, qualunque iniziativa si assuma ai fini della sorveglianza della qualità dei servizi è importante. La cosa fondamentale è agire secondo criteri di disciplina, che dobbiamo tenere noi in primis, seguendo le regole prescritte sullo svolgimento delle attività, ma anche applicarla durante i servizi svolti sulla strada e per tutto ciò che riguarda la gestione degli impianti. Al tempo stesso, sollecitiamo l’impegno dei cittadini, pur senza voler risultare invasivi, ma richiamando il senso di responsabilità di tutti quanti. Una corretta ottica di visione ambientale può quindi essere un’azione corale di più parti, che si impegnano assieme per il bene dei propri territori».

Per ridurre le criticità è importante favorire comportamenti corretti anche da parte dei cittadini, ad esempio mostrando che i rifiuti differenziati con impegno vengono poi correttamente valorizzati o smaltiti (in base alla frazione considerata) in modo sostenibile: quali sono i principali investimenti previsti ad oggi da Retiambiente in termini di nuovi impianti di gestione?

DF: «Purtroppo, nel corso degli anni, a fronte di elevati livelli di raccolta differenziata e di qualità e quantità di rifiuti riciclabili, la microdimensione delle Sol non ha consentito lo sviluppo di programmi di investimento rilevanti, che ora diventano possibili grazie alla dimensione di Retiambiente, che con un fatturato di oltre 300 milioni di euro l’anno ha ovviamente una capacità finanziaria adeguata a sostenere investimenti di rilievo.

In questo senso, il primo intervento strategico importante è quello di consentire che il ciclo dei rifiuti indifferenziati si concluda il più possibile con il recupero di materia, intendendosi non solo quella immediatamente riciclabile, ma anche quella che oggi, dai trattamenti intermedi di rifiuti indifferenziati, poi si è costretti a portare negli inceneritori o alle discariche. Il nostro progetto di riconversione dell’impianto di Massarosa, condiviso con le amministrazioni locali, va esattamente in queste direzione.

A seguire, l’impianto di vetrificazione, che stiamo progettando per essere realizzato a Peccioli, consentirà di deviare dall’interramento più dell’80% dei rifiuti destinati alla discarica, recuperandoli per produrre vetro, energia e anidride carbonica industriale. Assieme a questo, c’è il programma di valorizzazione di matrici differenziate, a partire dall’organico, che contiamo di trattenere e trattare nel nostro territorio, per una valorizzazione in impianti propri».

Lo sviluppo sostenibile si porta avanti con gli impianti, ma anche con un’adeguata comunicazione alla cittadinanza per spiegarne la ratio e incoraggiare una partecipazione attiva alla transizione in corso. Su questo fronte sembrano necessari miglioramenti: quali iniziative e investimenti su informazione e comunicazione ha in agenda Retiambiente?

DF: «È necessario proseguire una comunicazione dettagliata verso i cittadini, perché la conoscenza della materia aiuta ad amplificare i comportamenti virtuosi verso l’ambiente. Abbiamo recentemente individuato attraverso gara pubblica un partner nazionale con il quale farci ulteriormente conoscere, sia a livelli più alti, sia a livello più omogeneo sui territori serviti, continuando comunque ad avvalerci della fondamentale azione delle Società operative locali, che poi sono quelle che conoscono minuziosamente i territori e le loro dinamiche».

A proposito di impianti, senza il termovalorizzatore di Livorno il territorio dell’Ato costa dovrebbe ricorrere maggiormente a discariche o export per gestire i rifiuti non riciclabili. Non sarebbe utile mantenerlo attivo in attesa che siano pronti impianti alternativi?

DF: «Ad oggi l’impianto di termotrattamento di Livorno svolge un ruolo importante per tutto l’Ato. È un apparato che, seppur vetusto, risulta sicuro e performante, soprattutto grazie ai valori economici ottenuti dalla vendita dell’energia elettrica che l’impianto produce. È comunque un impianto che necessità di aggiornamenti tecnici, il cui valore sarà definito quando la Regione Toscana comunicherà le migliorie tecniche da apportare. In considerazione del costo che si dovrà sostenere e, dunque, dei tempi di ammortamento di quei costi, d’intesa con Ato, Comune di Livorno e Aamps, si valuterà la miglior opzione possibile. Tutto ciò, considerato comunque che il nostro piano industriale prevede il trattamento finale dei rifiuti, ora lavorati in discarica e termovalorizzazione, nel futuro impianto di Peccioli. Il termovalorizzatore ha esaurito la sua funzione storica, per cui il punto non è se chiuderlo, ma quando».