Rifiuti zero in pratica, visti dalla Sicilia: Alessio Ciacci spiega Messinambiente
[2 Aprile 2015]
A dispetto di una terminologia oggi diffusa, i rifiuti ovviamente non possono “sparire”. La realtà impone vincoli normativi, economici e tecnologici – basti pensare ad esempio che anche il riciclo, come ogni attività industriale, esita altri rifiuti – da rispettare; esistono inoltre frazioni non riciclabili, che mutano a seconda dei contesti, ma permangono. Senza dimenticare tutta la partita dei rifiuti speciali, che in Italia sono 4 volte gli urbani (e che, per esempio, non sono ricompresi nelle categorie Rifiuti zero).
Nonostante i suoi innegabili meriti, nel grande pubblico le discussioni collaterali alla filosofia Rifiuti zero sembrano talvolta generare confusione a livello comunicativo: quello “zero” lo si intende in senso assoluto, dimenticando che l’obiettivo – realisticamente – è provare ad azzerare (o quasi) il ricorso alla discarica.
Interrogato al proposito da greenreport.it, Alessio Ciacci (nella foto) – che, a partire dall’esperienza come assessore dell’Ambiente a Capannori, in Italia sui Rifiuti zero è ancora oggi una delle voci più ascoltate –, risponde che «sul tema della gestione dei rifiuti, e in linea con la Strategia rifiuti zero credo, sia essenziale dare maggiore importanza alla normativa europea e alle priorità che indica per la gestione dei rifiuti (riduzione, riutilizzo, riciclo, recupero, smaltimento, ndr). L’Europa stabilisce chiaramente che la priorità nelle politiche ambientali sui rifiuti deve essere la prevenzione, dunque la riduzione dei rifiuti. Credo sia un errore di prospettiva, spesso molto diffuso in Italia, fare programmazione impiantistica ignorando o sottovalutando questo aspetto che la legge europea ci obbliga invece a considerare come la priorità assoluta. Da autorevoli studi di settore a livello nazionale ed europeo si evince chiaramente il fatto che se le priorità della prevenzione, del riutilizzo e del riciclo fossero adottate nella sua integrità il secco residuo sarebbe talmente ridotto che l’impiantistica esistente sullo smaltimento sarebbe più che sufficiente, anzi eccessiva rispetto alle necessità».
Da poco più di un anno, Ciacci è alla guida come commissario liquidatore di Messinambiente, azienda pubblica che gestisce il servizio di igiene urbana per i Comuni di Messina e Taormina, per circa 250 mila abitanti serviti. Dalla teoria alla pratica, è dunque doppiamente interessante dare un’occhiata alla strada verso la Strategia rifiuti zero portata avanti in concreto a Messina.
Dodici mesi fa in entrambe le città l’emergenza rifiuti in strada era prassi, e i conti dell’azienda in profondo rosso: qual è oggi la situazione?
«La situazione ereditata era veramente disastrosa, l’emergenza rifiuti sulle strade cittadine si ripeteva quasi ogni mese, con effetti disastrosi sul decoro urbano e la vivibilità. Da quasi un anno queste scene sono solo un ricordo e nel frattempo abbiamo più che raddoppiato i livelli di raccolta differenziata, dal 13 aprile iniziamo la raccolta domiciliare su 12 mila abitanti, a cui seguiranno altri quartieri nelle prossime settimane. Sugli aspetti di bilancio ci sono ancora problemi per decine di milioni di debiti che pesano sulla società e per assenza di un contratto di servizi (l’affidamento è effettuato tramite ordinanza sindacale) a cui però dovremmo arrivare entro l’estate. In un anno abbiamo internalizzato servizi prima affidati all’esterno, tagliato costi ed intercettato finanziamenti con un beneficio aziendale di circa 3 milioni di euro».
La bussola della sua gestione in Messinambiente punta alla strategia Rifiuti zero. A oggi in che quantità i rifiuti urbani messinesi sono conferiti in discarica, e quali indirizzati a termovalorizzazione o incenerimento? In quali impianti?
«Al mio arrivo a Messina tutto era conferito in discarica, in questi mesi abbiamo lavorato molto per dare forza alle filiere del riciclo e abbiamo creato nuove filiere. Abbiamo iniziato ad avviare a riciclo gli sfalci e le potature (anche queste venivano inviate in discarica), aumentato il riciclo di tutte le frazioni della raccolta differenziata migliorando spesso anche la qualità e di conseguenza la remunerazione economica. Il rifiuto residuo fino all’anno scorso veniva conferito in una discarica nella provincia di Messina che è stata chiusa dalla Magistratura, e un decreto del presidente della Regione ci ha autorizzato a conferire in una discarica in provincia di Catania».
Nel medio-lungo periodo quale ruolo avrà, nella strategia aziendale, la piattaforma integrata di Pace?
«A Pace c’è il cuore dell’operatività aziendale, con l’impianto di selezione delle raccolte differenziate, la piattaforma di trasferenza dei materiali e in prospettiva è prevista la realizzazione di un progetto regionale che vede la realizzazione di un impianto di biostabilizzazione e una piccola discarica di servizio. In prospettiva, quando la raccolta differenziata avrà raggiungo i livelli previsti dalla normativa potrà a mio giudizio essere interessante valutare la conversione tecnologica dell’impianto in un “recupero materia” visto che l’organico sarà quasi assente e il materiale da trattare ben più uniforme».
In pochi mesi della sua gestione la raccolta differenziata sul territorio, anche se in percentuali ancora ridotte, è già più che raddoppiata. A che punto è l’effettivo riciclo e l’acquisto delle materie prime seconde prodotte? Le amministrazioni pubbliche danno sostegno a questa filiera tramite il Gpp?
«In questo anno ho dovuto trasformare completamente l’azienda cercando di adeguarla prima possibile a tutte le normative inerenti gli acquisti pubblici, la gestione ambientale, la contabilità, un codice di disciplina etc… Da alcune settimane abbiamo iniziato anche la formazione al personale dell’ufficio acquisti sul tema degli Acquisti Verdi su cui il Comune ha già iniziato ad operare ma in azienda abbiamo dovuto partire da zero, contando però su una forte motivazione e interesse del personale alimentata dal progetto “GPP Sicilia”, che ha coinvolto anche Messina, e dalla collaborazione, nel progetto stesso, di Simone Ricotta, esperto di appalti sostenibili».
In questo suo primo anno è stato dato spazio anche all’innovazione nella gestione dei rifiuti?
«Il progetto più importante e innovativo è senza dubbio l’avvio del progetto “SAVE”, un progetto finanziato dal ministero dell’Ambiente, che vede la creazione di una filiera di trasformazione in alimentazione animale degli scarti vegetali. Entro fine aprile il progetto arriva alla sua fase operativa e con la collaborazione di Messinambiente avviamo l’intercettazione di tutti gli scarti vegetali di un grande mercato cittadino dell’ortofrutta. Il materiale recuperato non diventerà dunque rifiuto ma verrà trasferito in poche ore all’impianto di trasformazione con notevoli benefici economici e ambientali, sia per la filiera del rifiuto evitato sia per la zootecnia che potrà beneficiare di questa innovativa sperimentazione industriale su scala nazionale».