Il Comune commissionerà «un’analisi a raggi X sulla discarica, che sostituirà i carotaggi»
Rimateria, a che punto è il ricorso del Comitato contro la bocciatura del referendum
Giuliani: «Un ricorso che il Comitato ha scelto di avviare solo nei confronti del secondo quesito referendario»
[25 Gennaio 2019]
Il Tribunale di Livorno ha rinviato la prima udienza sul ricorso del Comitato di salute pubblica contro la bocciatura della richiesta di referendum su Rimateria: «Un ricorso – precisa oggi il sindaco di Piombino, Massimo Giuliani – che il Comitato ha scelto di avviare solo nei confronti del secondo quesito referendario (qui i testi, ndr), quello relativo alla vendita delle quote azionarie, e non per il primo che prevedeva il pronunciamento della cittadinanza in merito alla realizzazione di una nuova discarica per rifiuti speciali, un tema che è sempre stato il nodo centrale di tutta la protesta».
Ovvero non è stato presentato ricorso contro la bocciatura del quesito che avrebbe voluto “consentire alla popolazione piombinese di esprimersi sull’essere d’accordo o meno sul nuovo progetto di Rimateria che prevede la realizzazione nel Comune di Piombino, e particolarmente nell’area di Ischia di Crociano, di una discarica capace di accogliere 2.500.000 metri cubi di rifiuti speciali come previsto dalla richiesta di Via presentata il 30 maggio 2018 alla Regione Toscana”. Al proposito è utile precisare che non si tratta di una «nuova discarica», in quanto l’area interessata dal progetto di risanamento, messa in sicurezza e riqualificazione ambientale al quale sta lavorando Rimateria, è grande circa 58 ettari, e comprende già quattro discariche. Una è quella nota come discarica Asiu che viene gestita attualmente da Rimateria; la seconda è la vecchia discarica ex Lucchini, esaurita; la terza è la cosiddetta discarica ex Lucchini, ancora con volumetrie autorizzate residue; infine, una quarta, denominata LI53, abusiva e contenente circa 300mila tonnellate di rifiuti speciali stoccati in modo incontrollato (scorie di acciaieria e polverino d’altoforno) sulla cui area il ministero dell’Ambiente ha ordinato la messa in sicurezza: le discariche dunque esistono già da molti anni, solo che il progetto Rimateria prevede di metterle in sicurezza e selezionare i materiali, inviandone una parte al riciclo e stoccando in discarica (stavolta controllata e autorizzata a operare) ciò che non può essere altrimenti trattato.
Significativo che, sul punto, nelle scorse settimane lo stesso ministero dell’Ambiente abbia risposto alle segnalazioni del Comitato non rilevando nessun elemento ostativo a fare una discarica controllata dove ce n’è una abusiva. E altrettanto significativo è che finora il ricorso del Comitato contro la bocciatura del primo quesito non ci sia stato. «Le motivazioni che hanno indotto a fare questa scelta possono essere molte – commenta oggi il sindaco Giuliani – quello che auspichiamo è che questo rappresenti un segnale di apertura nei confronti dell’amministrazione comunale e che tutto questo possa aprire una nuova fase di dialogo per lavorare in maniera congiunta per il bene del territorio, nel rispetto dell’ambiente e delle sue specificità».
«Nel frattempo – conclude Giuliani – stiamo mettendo in atto controlli e monitoraggi periodici che consentiranno di valutare oggettivamente la situazione ambientale. Abbiamo proceduto alla costituzione di un gruppo di lavoro composto da tecnici del servizio Ambiente, della Asl e dell’Arpat, al quale sarà invitato anche un rappresentante del Comitato di salute pubblica, per la verifica delle cause di emissione di maleodoranze e l’individuazione di eventuali sistemi di mitigazione, anche attraverso l’adozione di adeguate pratiche operative da porre in essere da adesso fino alla chiusura dell’impianto. Saranno messe in atto inoltre pratiche efficaci di controllo commissionando un’analisi a raggi X sulla discarica, un sondaggio elettromagnetico che sostituirà i carotaggi servirà per vedere se all’interno del corpo della discarica siano stati conferiti materiali nocivi. Una metodologia accurata con meno controindicazioni rispetto ai carotaggi; questi ultimi, infatti potrebbero ledere l’integrità delle strutture di contenimento e quindi potrebbero far aumentare il fenomeno delle maleodoranze, che è stato oggetto di molte proteste».