Rimateria, senza la Via alla “nuova” discarica rimarrà il problema delle 4 già presenti
Un’iniziativa per «sospendere l’adozione della valutazione di impatto ambientale da parte della Regione, relativamente al nuovo impianto nell’area Li53». Ovvero dove già oggi c’è una discarica, ma incontrollata, contenente oltre 300mila tonnellate di rifiuti speciali
[17 Giugno 2019]
Come informano dal Comune di Piombino nella nota Rimateria e nuova discarica, il neoeletto sindaco Francesco Ferrari «ha inviato il 12 giugno, a pochi giorni dal suo insediamento, una lettera alla Regione Toscana chiedendo di fermare il procedimento di Via richiesto da Rimateria il 23 maggio scorso». Si tratta di una pressa di posizione netta per «sospendere l’adozione della valutazione di impatto ambientale da parte della Regione, relativamente al nuovo impianto nell’area Li53»; un impegno sul quale è stata incardinata gran parte della campagna elettorale del sindaco, che legittimamente mira adesso a concretizzare il proprio programma politico. «Questa nuova amministrazione ha ben presente il problema – commenta Ferrari – e su questo intende dare dei segnali concreti e coerenti con le idee e le posizioni assunte, che si basano sulla nostra netta contrarietà al raddoppio della discarica».
Al di là del complesso iter valutativo già in corso in Regione per concedere o meno la Via, nella lettera inviata dal sindaco si fa riferimento ad alcune criticità da risolvere in maniera prioritaria di tipo sanitario e urbanistico: la questione della compatibilità dell’impianto con le distanze dai nuclei abitativi presenti in zona, questione sulla quale la Regione si è riservata di effettuare degli approfondimenti; la definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti all’impianto, alla luce delle note problematiche connesse alle emissioni odorigene e al conseguente disagio arrecato alla cittadinanza. Per tutto questo, nella lettera inviata, Ferrari «esorta a sospendere qualunque iniziativa volta all’adozione della Via e consentire a questo Comune di pronunciarsi complessivamente in merito, anche in riferimento alle proprie dirette competenze e responsabilità in materia sanitaria e urbanistica. Allo stesso tempo – precisa il sindaco – sono disponibile a incontri con tutte le parti in causa per affrontare direttamente le questioni relative a questa problematica».
Potrebbe essere l’occasione per bonificare (almeno) il dibattito pubblico e politico sul tema, ora che la campagna elettorale è conclusa. Ad esempio spiegando una volta per tutte che il progetto industriale di Rimateria non prevede – e non ha mai previsto – la realizzazione di un nuovo sito di discarica, ma la bonifica e riqualificazione paesaggistica delle 4 discariche già presenti nell’area, anche attraverso l’ottimizzazione e l’utilizzo degli spazi esistenti; quando dal Comune informano che la lettera alla Regione è stata inviata per «sospendere l’adozione della valutazione di impatto ambientale da parte della Regione, relativamente al nuovo impianto nell’area Li53», il non detto è infatti che la Li53 è una discarica abusiva storicamente presente nell’area, per la quale il ministero dell’Ambiente ordinò già nel 2014 la messa in sicurezza individuando in Asiu (ora Rimateria) il soggetto incaricato dell’operazione.
Senza la “nuova” discarica autorizzata ad operare e controllata dagli enti preposti, il sottointeso è che – non essendoci ad oggi nessun altro tipo di progetto per l’area – al suo posto continuerà ad esistere la discarica abusiva, dove sono stoccati in modo incontrollato oltre 300mila tonnellate di rifiuti speciali, come scorie di acciaieria e polverino d’altoforno. Dov’è il vantaggio ambientale, quello sociale o quello economico?
Lo stesso si può dire per la «questione della compatibilità dell’impianto con le distanze dai nuclei abitativi presenti in zona»: i nuclei abitativi sono già oggi e da molti anni vicini a una discarica, ma incontrollata. Riguardo infine alle «emissioni odorigene», già a marzo l’Arpat informava che la costruzione dei nuovi pozzi di captazione e le opere di copertura e regimazione delle acque di scolo «hanno permesso di abbattere di circa il 73% i casi di “disturbo odorigeno”, cioè i casi in cui il cattivo odore viene percepito». Anche in questo caso dunque il proseguimento dei lavori, a maggior tutela ambientale, sembra preferibile all’immobilismo. L’auspicio è che il nuovo sindaco, quando il Comune vorrà «pronunciarsi complessivamente in merito», tenga conto anche di questi elementi in un’ottica di reale sviluppo sostenibile del territorio.