Rinnovabili, a che punto è la collaborazione tra pubblico e privato? Il punto a Rimini
Anie rinnovabili, Italia solare, Anev e H2IT a confronto sul lavoro col ministero delle Imprese, per dare gambe agli investimenti: in arrivo un manifesto per lo sviluppo delle filiere industriali
[1 Marzo 2024]
Grazie a 21.378 imprese attive nel comparto delle energie rinnovabili, l’Italia può contare su una filiera in grado di competere in un mercato dominato soprattutto da produttori extra-europei.
Per supportare lo sviluppo delle industrie rinnovabili nostrane occorre però una visione strategica d’insieme, con la creazione di una forte collaborazione tra imprese e istituzioni per la messa a punto di un quadro normativo e finanziario stabile, attrattivo e sostenibile.
Con lo scopo di accrescere gli investimenti su suolo nazionale, alla fine del 2023 il ministero delle Imprese e Invitalia hanno attivato un tavolo di lavoro con alcune delle principali associazioni imprenditoriali di settore – Anie rinnovabili, Italia solare, Anev e H2IT –, che insieme al dicastero hanno fatto oggi un primo punto della situazione.
L’occasione è arrivata in seno a Key energy, la principale kermesse nazionale sulle energie rinnovabili, in chiusura oggi a Rimini.
«Di fronte alla sfida epocale della transizione energetica, Anie rinnovabili auspica uno straordinario sviluppo nel nostro Paese dell’industria della componentistica – dichiara nel merito il presidente, Alberto Pinori – La sfida è importante, e lo è ancora di più se guardiamo a paesi quali la Cina e gli Stati Uniti che hanno messo a disposizione risorse e misure di sostegno piuttosto rilevanti. Il Net zero industry act europeo è fondamentale per collocarsi nel giusto sentiero di crescita».
Per Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia solare, è «fondamentale puntare a economie di scala, mantenendo una grande attenzione verso tutta la supply chain per ridurre la dipendenza dai paesi extra europei della produzione di componenti necessari alla realizzazione degli impianti rinnovabili».
Alberto Dossi, presidente dell’Associazione nazionale idrogeno (H2IT), osserva invece come nel suo settore di competenza «i grandi investimenti sono quasi sempre arrivati dai privati: dai dati del nostro Osservatorio H2IT è emerso che il 70% degli investimenti sono stati finanziati attraverso fondi propri delle aziende. Grazie anche al Pnrr finalmente la situazione sta cambiando, ma occorre essere vigili e non sprecare questa grande occasione».
Nell’ottica di rendere ancora più proficuo il lavoro con il ministero delle Imprese, le quattro associazioni stanno lavorando ad un manifesto per lo sviluppo della filiera delle rinnovabili in Italia, sottolineando la necessità di effettuare un’analisi delle capacità industriali nazionali, con particolare riguardo alla componentistica, e sviluppare piani strategici che si integrino in un contesto europeo, avvalendosi di misure di supporto economico esistenti e promuovendo la creazione di reti tra imprese.
«Il Governo italiano – conclude nel merito Davide Astiaso Garcia, segretario generale dell’Associazaione nazionale energia del vento (Anev) – ha giustamente identificato l’eolico, insieme al fotovoltaico, come principale tecnologia rinnovabile per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e transizione energetica del nostro Paese, a partire dagli scenari di sviluppo delle rinnovabili rappresentati nel Pniec che l’Italia si è impegnata a raggiungere entro il 2030. Tali obiettivi potrebbero essere compromessi dal sistema poco efficiente dei procedimenti autorizzativi che, malgrado le semplificazioni introdotte presentano ancora criticità burocratiche notevoli».
Senza dimenticare che il Pniec proposto dal Governo è stato bocciato – oltre che dalle associazioni ambientaliste e dall’Ocse – dalla Commissione europea per la sua scarsa ambizione, e che la sua riscrittura dovrà essere completata entro fine giugno, anche il raggiungimento degli attuali obiettivi contenuti nel Piano nazionale integrato energia e clima è a rischio.
«Gli ultimi dati disponibili – spiegava ieri a Key energy Filippo Girardi, presidente Anie Confindustria – mostrano una crescita ancora insufficiente nell’installazione di nuovi impianti di produzione da fonti rinnovabili. Nel corso del 2023 sono entrati in esercizio 5.677 MW, in robusto aumento rispetto al 2022 (2.927 MW, +94%), ma neanche la metà di quanto servirebbe per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione al 2030, ovvero circa +10 GW l’anno».
Il primo ostacolo, secondo l’associazione confindustriale, è senza dubbio quello degli iter autorizzativi. Dall’analisi dell’Osservatorio Via di Anie rinnovabili si rileva infatti che al 30 giugno 2023 le procedure Via depositate presso gli uffici del ministero dell’Ambiente consistono in progetti per complessivi 68.220 MW in aumento del +142% rispetto al 2022, ma di queste purtroppo solo il 5,2% è arrivato a conclusione, confermando tempistiche disomogenee tra il ministero della Cultura e quello dell’Ambiente.
«Il sistema autorizzativo in Italia non funziona come dovrebbe, allungando i tempi per la realizzazione dei grandi impianti che servono per raggiungere i target sulle rinnovabili», ha concluso Girardi.
Secondo la nuova direttiva europea Red III, gli iter autorizzativi per i nuovi impianti rinnovabili non potranno superare i 12-24 mesi, mentre l’Italia impiega in media 7 anni. Nel caso iconico dell’unico impianto eolico offshore attivo lungo lo Stivale, l’iter autorizzativo è durato invece 14 anni.
Non a caso, durante il focus sull’eolico offshore promosso sempre oggi a Rimini dall’Anev – dal quale è emerso un potenziale nazionale da 10 GW raggiungibile entro il 2040 – è stato posto l’accento sulla necessità di approntare in tempi rapidi un pacchetto normativo-regolatorio adeguato.
Essere pionieri in questo settore potrebbe infatti portare all’Italia dei benefici molto significativi nei prossimi decenni, con un ritorno industriale (oltre che ambientale) assai ampio.