Anche il settimo bando Fer 1 è stato un buco nell'acqua
Rinnovabili, l’Italia è il Paese peggiore d’Europa nell’autorizzare nuovi impianti
WindEurope: «L'Italia è un ottimo esempio in Europa di come un cattivo permitting porti a una bassa espansione delle energie rinnovabili»
[7 Febbraio 2022]
Anche il settimo bando per l’assegnazione degli incentivi alle fonti rinnovabili stabiliti dal decreto Fer 1 è stato un buco nell’acqua, come certificano i dati messi in fila direttamente dal Gestore dei servizi energetici (Gse): su un contingente incentivabile pari a 4.825,2 MW, le richieste d’incentivo in posizione utile si sono fermate a quota 1.469,6 MW. Ovvero, solo il 30,4% è stato assegnato.
Un dato che ha costretto il Gse a lanciare un ottavo bando, inizialmente non previsto, mettendo a disposizione degli operatori tutta la potenza non assegnata nelle precedenti gare (oltre 3.350 MW). Il problema è che gli impianti non ci sono, perché non autorizzati dalle autorità competenti: una realtà che inizia a fare sempre più scalpore anche al di fuori dei patri confini.
«L’Italia è un ottimo esempio in Europa di come un cattivo permitting porti a una bassa espansione delle energie rinnovabili – commenta l’ad di WindEurope, Giles Dickson – Né l’obiettivo Ue sulle rinnovabili per il 2030 né gli obiettivi nazionali dell’Italia per l’energia eolica contano se non ci sono abbastanza progetti autorizzati che possono partecipare alle aste. L’ultima asta (del bando Fer 1, ndr) mostra ancora una volta che l’Italia ha urgente bisogno di correggere le sue modalità di autorizzazione. Nessun altro Paese europeo ha più problemi dell’Italia nell’autorizzazione di nuovi parchi eolici».
E neanche per le energie rinnovabili in generale, almeno a leggere l’ultimo report in materia prodotto da Legambiente, per il quale «se anche solo il 50% delle rinnovabili oggi sulla carta arrivasse al termine dell’iter autorizzativo, la nostra Penisola avrebbe già raggiunto gli obiettivi climatici europei».
Nonostante le semplificazioni proclamate a più mandate dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, le difficoltà sul campo restano sempre le stesse.
«È estremamente difficile ottenere l’approvazione delle autorità pubbliche per costruire nuove energie rinnovabili – spiegano da WindEurope – Una quantità impressionante di progetti è attualmente bloccata nelle procedure burocratiche. Attualmente, ottenere un permesso per un parco eolico onshore richiede in media cinque anni a causa di colli di bottiglia strutturali, mentre la direttiva dell’Ue sulle energie rinnovabili richiede agli Stati membri di concedere autorizzazioni per nuovi progetti di energia eolica greenfield entro due anni. Per i progetti di repowering invece non dovrebbe servire più di un anno».
Così, ogni giorno le rinnovabili – che non a caso in Italia avanzano col contagocce dal 2014 – si trovano a lottare contro una burocrazia farraginosa, ma anche con parte delle amministrazioni locali e regionali, con una pletora di comitati Nimby (non nel mio giardino) e Nimto (non nel mio mandato) e naturalmente contro il ministero della Cultura e le Sovrintendenze.
Una situazione ormai disperante, contro la quale WindEurope auspica l’intervento dell’Europa: «Le autorizzazioni non sono un problema solo in Italia. Molti Stati membri dell’Ue stanno lottando per rispettare le scadenze indicate nella direttiva sulle energie rinnovabili: ciò evidenzia l’importanza delle linee guida autorizzative, che la Commissione europea presenterà quest’estate. In quasi tutti i Paesi servono importanti riforme strutturali per le procedure di autorizzazione: più personale, un chiarimento delle responsabilità tra le diverse autorità, procedure di autorizzazione più digitali e un miglioramento generale della pianificazione territoriale».
Ma se tutti questi problemi non verranno affrontati direttamente anche dai singoli stati in difficoltà come l’Italia, accompagnandoli ad autorevoli percorsi di informazione e comunicazione ambientale, la Commissione Ue non potrà togliere le castagne dal fuoco per tutti. E nel mentre la crisi climatica continua ad avanzare.