La proposta d’investimento presentata al Comune e alla Regione Toscana

Saline di Volterra, Altair punta 100 mln di euro su geotermia e salamoia locale

Il sindaco Sani: «Oggi più che mai il tema dell’energia, assieme all'innovazione tecnologica, alla risorsa primaria del salgemma sono il fattore strategico per determinare il futuro»

[7 Dicembre 2022]

Da oltre sessant’anni a Saline di Volterra si producono cloro e soda: la prima pietra dello stabilimento chimico venne posta dal presidente della Repubblica Giovanni Gronchi nel 1959, e la proprietà allora era della Larderello spa, omonima del luogo che ha visto nascere – per la prima volta al mondo – le tecnologie geotermiche oltre due secoli fa. Due storie di lungo corso che potrebbero adesso riunirsi nel solco dello sviluppo sostenibile.

A Saline di Volterra oggi opera Altair Chimica, società italiana del gruppo Esseco, con un ventaglio di produzione d’eccellenza che spazia dalla soda caustica all’idrossido di potassio, dall’acido cloridrico al cloruro di potassio: prodotti chimici di base che trovano applicazione nei più svariati ambiti, dall’alimentare alla depurazione acque alla detergenza. In totale si parla di un fatturato pari a 200 mln di euro l’anno, quintuplicato nell’ultimo decennio.

Un’attività industriale che, per sua stessa natura, richiede molta energia e elevati quantitativi di materie prime – come sali di sodio –, finora prevalentemente importati dall’estero. L’attuale crisi energetica e le ambizioni di uno sviluppo più sostenibile hanno però imposto un cambio di paradigma, che punta all’autonomia energetica e ad accorciare la catena di fornitura di materie prime.

Ed è qui che torna in gioco Larderello e, più in generale, la geotermia toscana coltivata da Enel green power attraverso le centrali dislocate sul territorio, che già oggi garantiscono tanta energia elettrica da poter soddisfare il 30% del fabbisogno regionale di elettricità, oltre a teleriscaldare 9 Comuni sede d’impianto.

Negli ultimi 14 anni Altair – che oggi dà lavoro a 106 dipendenti diretti, senza contare almeno altri 150 operatori nell’indotto – ha messo in campo investimenti pari a 100 milioni di euro, e ora si propone di metterne in campo altrettanti per raggiungere due obiettivi: «L’utilizzo della salamoia di sodio presente nel sottosuolo e l’utilizzo della risorsa geotermica per la produzione energia elettrica e termica per la realizzazione del ciclo produttivo in ottica green e pienamente sostenibile».

Per Altair non è la prima mossa strategica in tal senso: a settembre la società ha infatti fatto il suo ingresso  in Renewability, la prima comunità di energia rinnovabile – i cui soci fondatori sono Epq e Dolomiti energia trading – composta da aziende che investono congiuntamente nella realizzazione di impianti fotovoltaici, per poi assorbire la relativa produzione di elettricità. Altair, aderendo al progetto di Renewability, ha deciso di investire 10 milioni di euro per la costruzione del primo lotto di impianti rinnovabili dislocati tra Lazio e Abruzzo, e disporrà nel proprio portafoglio di circa 12000 MWh/anno di elettricità rinnovabile. Non solo: nel 2023 Altair, aggiungendo Renewability ai già sottoscritti accordi Ppa  ed alle installazioni di fotovoltaico su tetto realizzate in sito, riuscirà a coprire il 35% del proprio fabbisogno elettrico con energia verde. Resta però un 65% da soddisfare.

La geotermia potrebbe dunque rappresentare la chiave di volta a Km zero per garantire un futuro sostenibile a questa importante realtà produttiva, insieme alla filiera corta di approvvigionamento di sali dalle saline locali.

La notizia arriva direttamente dal Comune di Volterra, dopo che il progetto è stato illustrato lo scorso venerdì dall’ad di Altair Chimica, Roberto Vagheggi, al sindaco Giacomo Santi e all’assessore regionale alle Attività produttive, Leonardo Marras.

«Oggi più che mai il tema dell’energia, assieme all’innovazione tecnologica, alla risorsa primaria del salgemma sono il fattore strategico per determinare il futuro delle imprese – commenta Santi – la condivisione tra le Amministrazioni locali e la Regione Toscana è fondamentale per i nostri territori, che devono essere sempre più competitivi e sostenibili».

La proposta è dunque quella di un ritorno alle origini, utilizzando le risorse naturali del territorio per alimentare le industrie locali, ma incrementando al contempo la sostenibilità del processo.

La Regione Toscana, nella figura dell’assessore, si è impegnata ad avviare nelle prime settimane del 2023 dei tavoli di confronto tra le diverse realtà produttive, che potrebbero beneficiare dalla cooperazione alla realizzazione di questo grande e innovativo progetto.