Sanità pubblica universale, dalla Cgil al via la raccolta firme a supporto della Regione Toscana
«Il Servizio sanitario universale e pubblico ha urgente bisogno di avere finanziamenti certi e maggiori di quelli attualmente previsti, soprattutto dopo la pandemia e i forti aumenti delle bollette e dell’inflazione»
[21 Settembre 2023]
Non c’è sviluppo sostenibile senza salute, e dalla Regione Toscana – insieme all’Emilia Romagna – è partita a inizio settembre un progetto di legge per aumentare i finanziamenti al Servizio sanitario nazionale.
Un’iniziativa che riceve adesso il sostegno di Spi e Cgil Toscana: ha preso il via stamani alla Festa di LiberEtà di Quarrata (PT) la campagna “100 mila firme per migliorare e salvare il Servizio sanitario nazionale”.
«Il Servizio sanitario universale e pubblico – evidenziano Spi e Cgil Toscana – ha urgente bisogno di avere finanziamenti certi e maggiori di quelli attualmente previsti, soprattutto dopo la pandemia e i forti aumenti delle bollette e dell’inflazione, che come riduce il potere di acquisto di salari e pensioni, riduce anche a parità di finanziamento la capacità di spesa del servizio sanitario. L’aumento è indispensabile per evitare il tracollo finanziario del sistema e consentire ai cittadini di avere le giuste risposte al bisogno di cure, a partire dal superamento delle liste di attesa».
Nel merito, il progetto di legge (illustrato stamani in Consiglio regionale) chiede un incremento del Fondo sanitario nazionale di circa 4 miliardi di euro l’anno. Per garantire risorse stabili al servizio sanitario universalistico, la proposta di legge prevede di portare al 7,5% del Pil il finanziamento annuale. Si prevede anche il superamento dei vincoli di spesa per il personale del Ssn e del limite che riguarda il trattamento accessorio.
Spi e Cgil Toscana ritengono inoltre che la sanità pubblica si difenda anche «con azioni di miglioramento del sistema socio sanitario della Toscana: la riduzione delle liste di attesa per un equo accesso alle cure, il superamento dell’emergenza relativa alla carenza di medici di famiglia nelle aree interne, un ripensamento del ruolo delle Rsa per una nuova politica sulla non autosufficienza e l’individuazione di metodologie per azzerare le inutili pratiche burocratiche per i malati cronici».