Per la conversione del Dl Semplificazioni presentati 24 emendamenti da 10 forze politiche
Sindacati e utility uniti contro l’articolo 177 del Codice dei contratti pubblici
L’applicazione della normativa comporterebbe la necessità di esternalizzare la pressoché totalità delle attività attualmente gestite: in Toscana a rischio migliaia di posti di lavoro
[30 Giugno 2021]
Si è tenuto oggi lo sciopero nazionale – indetto da Cgil, Cisl e Uil – per modificare l’articolo 177 del Codice dei contratti pubblici che, entro l’inizio del 2022, costringerà le aziende concessionarie nei comparti gas-elettrico e dei servizi ambientali a cedere in appalto l’80% delle attività anche se svolte con propri mezzi e proprio personale.
L’articolo 177 riguarda infatti gli affidamenti ai concessionari, e impone ai titolari – per concessioni sopra i 150mila euro – che non siano passati da procedure “con la formula della finanza di progetto, ovvero con procedure di gara ad evidenza pubblica” di affidare a loro volta una quota pari all’80% del contratto.
Per i sindacati «l’applicazione di questa norma produrrà una forte frammentazione nella gestione di servizi fondamentali per la collettività con un possibile peggioramento della qualità e della sicurezza del servizio, un aumento dei costi di gestione con pesanti ricadute sulle bollette di cittadini e aziende e la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, più di 2mila nel settore gas-elettrico in Toscana».
Per quanto riguarda il settore gas-elettrico, lo sciopero in Toscana ha riguardato le lavoratrici e i lavoratori di rilevanti realtà aziendali che gestiscono servizi di fondamentale importanza per i cittadini e per le attività produttive della nostra regione come, ad esempio, tutte le società dei gruppi Enel, Estra, Asa e Toscana Energia, Gesam, 21 Rete Gas, Italgas, Terna. Per quanto riguarda il settore dei servizi ambientali, le aziende interessate sono Alia, Sei Toscana, le aziende del gruppo Retiambiente.
Durante lo sciopero si è svolto un presidio regionale di lavoratrici, lavoratori e sindacati a Firenze in via Cavour davanti alla Prefettura, con la quale i sindacati hanno avuto un incontro per illustrare le ragioni dell’iniziativa ai rappresentanti del governo sul territorio. Iniziative analoghe si sono svolte presso sedi istituzionali o aziendali in tutta la regione (a Prato, Massa Carrara e Livorno presìdi davanti alle Prefetture).
Ma il problema è sentito tanto dai sindacati e dai lavoratori quanto dalle utility di settore. Utilitalia (Federazione delle imprese di acqua, ambiente e energia) ed Elettricità futura (principale associazione delle imprese che operano nel settore elettrico italiano) osservano infatti che L’esternalizzazione per l’80% dei servizi e delle opere – evidenziano – è una norma che non tiene conto di legittimi affidamenti, di situazioni transitorie legate ai processi di liberalizzazione concordati con Bruxelles e della tutela costituzionale della libertà d’impresa. L’applicazione della normativa vigente, che prevede pesanti sanzioni dal 1 gennaio 2022 nei confronti delle imprese inadempienti, comporterà la necessità di esternalizzare la pressoché totalità delle attività attualmente gestite, comprese quelle più strategiche ed anche in caso di standard qualitativi ed economici ottimali.
Per Utilitalia ed Elettricità futura, più che un’efficienza a favore delle comunità, si finirebbe per creare una destrutturazione delle imprese e una perdita del valore patrimoniale dello Stato e degli Enti locali che spesso ne detengono la partecipazione, oltre alle condizioni per il licenziamento di migliaia di lavoratori altamente specializzati.
I concessionari, infatti, dovrebbero necessariamente operare una drastica riduzione della forza lavoro nei settori della distribuzione dell’energia elettrica e gas; con l’esternalizzazione forzata dell’80% delle attività, si avrebbe la perdita o la precarizzazione di oltre 145mila posti di lavoro nel breve-medio periodo nell’intero comparto a livello nazionale, come denunciato dai sindacati.
Uno scenario catastrofico che potrebbe però essere evitato, ora che anche la politica sembra mettersi in moto: nei giorni scorsi sono stati presentati al Ddl di conversione del Dl Semplificazioni 24 emendamenti da 10 forze politiche che, nella sostanza, vanno tutti nella medesima direzione; si auspica, pertanto, un ripensamento deciso da parte del Governo, anche perché l’incertezza di questi anni rispetto all’applicazione della norma ha già penalizzato il settore sul fronte degli investimenti e dell’occupazione.