Spiagge pulite, la “Toscana plastic free” si presenta: un po’ di chiarezza
Bugli: «Non si tratta solo di far rispettare i divieti contro l'abbandono della plastica sulle spiagge, ma di coinvolgere i cittadini e i turisti in una campagna di sensibilizzazione»
[16 Luglio 2019]
Parte da oggi “Toscana plastic free”, una campagna per far conoscere la legge che il Consiglio regionale ha approvato lo scorso 25 giugno – figlia di un’intesa con le associazioni di categoria –, che proibisce l’uso di «prodotti in plastica monouso» in spiaggia e negli stabilimenti balneari che vi si affacciano (oltre che in parchi, aree protette, etc). Si tratta di un provvedimento che si ispira alla direttiva Ue approvata a maggio – che dispiegherà i suoi effetti entro il 2021 – contro l’inquinamento marino da plastica, ma se l’Ue suggerisce che anche la bioplastica dovrebbero rientrare nella definizione di “plastica” (la concreta declinazione spetterà come sempre a ogni Stato membro in fase di recepimento della direttiva, pena l’eventuale e successiva procedura d’infrazione in caso di recepimento non conforme), la Regione Toscana anticipa i tempi ma adotta un approccio elastico: no alla plastica tradizionale monouso, sì alla bioplastica anche se monouso.
Nel testo di legge si parla genericamente di «plastica», ma l’interpretazione data dagli uffici regionali è stata chiara fin da subito: una volta terminate le scorte in magazzino di plastica tradizionale «posate, piatti, cannucce, contenitori per alimenti, mescolatori per bevande, tazze e bicchieri dovranno rigorosamente essere di materiale compostabile, quelli ad esempio derivati dal mais che si trovano già da tempo in commercio», sottolineano oggi dalla Giunta. «E chi non lo farà rischia, magari non da subito, una multa. Rischiano i cittadini che continueranno ad utilizzarle: la sanzione sarà determinata dal Comune, che potrebbe tener conto della maggiore o minore delicatezza di una spiaggia rispetto ad un’altra. Rischia l’esercente che somministrerà cibi e bevande con prodotti in plastica mono-uso, con multe in questo caso già indicate da 1032 a 3.098».
Dal punto di vista ambientale è bene precisare che questo non risolve il problema alla radice, ovvero alla gestione del rifiuto (o ancora meglio alla sua prevenzione, tramite l’impiego di prodotti non monouso). A prescindere dalla biodegradabilità della bioplastica, infatti, in ogni caso «niente deve essere abbandonato né in suolo né in mare in maniera irresponsabile, perché questo crea comunque un rischio ecologico potenziale. La biodegradabilità intrinseca dei prodotti in Mater-bi rappresenta un fattore di mitigazione del rischio ecologico che non deve diventare messaggio commerciale, ma ulteriore elemento di valutazione del profilo ambientale dei prodotti biodegradabili», come spiegato direttamente dal leader nel settore della bioplastica, l’italiana Novamont.
In altre parole la bioplastica ha tanti pregi – uno su tutti, non viene realizzata a partire da una materia prima non rinnovabile come il petrolio –, ma se gettata irresponsabilmente in mare al massimo limita il danno, non lo previene. Dal punto di vista dell’inquinamento marino il problema infatti non è il materiale in sé (la plastica, bio o meno), ma la corretta gestione del rifiuto in appositi impianti industriali, e dunque l’educazione del cittadino che non deve incivilmente gettare la propria spazzatura nell’ambiente ma negli appositi contenitori.
Per questo è importante che nelle locandine realizzate per la campagna “Toscana plastic free” venga ricordato che, oltre alla nuova legge regionale – la prima di questo tipo in tutta Italia – già il D.lgs. 152/2006 prevede il divieto di abbandono incontrollato di rifiuti, con sanzione amministrativa dai 300 ai 3000 euro (che scende dai 30 ai 150 euro per i rifiuti di piccolissime dimensioni); finora evidentemente non è stata fatto rispettare adeguatamente, la speranza è che la retorica “plastic free” aiuti quantomeno a recuperare parte del tempo perso finora. «Non si tratta solo di far rispettare i divieti contro l’abbandono della plastica sulle spiagge – commenta l’assessore alla presidenza della Toscana, Vittorio Bugli –, ma di coinvolgere i cittadini e i turisti in una campagna di sensibilizzazione».
Ecco perché è importante esser chiari sui motivi e i concreti effetti della legge: limitarsi a «etichettare un prodotto come biodegradabile può essere visto come una soluzione tecnica che rimuove la responsabilità dell’individuo, con conseguente riluttanza ad agire» contro l’inquinamento marino, spiegava già nel 2015 il Programma delle Nazioni unite per l’ambiente (Unep).