Il ministro Cingolani spiega i prossimi passi del decreto Fer 2 che reintrodurrà gli incentivi

L’Italia della geotermia riunita a Roma per gli Stati generali: l’inizio di una nuova era?

Doglioni (Ingv): «C’è un problema di ricerca, formazione e comunicazione». Non di sostenibilità ambientale

[17 Giugno 2022]

A due settimane dal workshop sulla geotermia organizzato dall’Università La Sapienza, Roma è tornata ieri al centro del dibattito nazionale su questa fonte rinnovabile – che negli ultimi tempi sta recuperando in intensità, dopo anni di stanca – grazie agli Stati generali della geotermia.

Un appuntamento che mancava da troppo tempo nel Paese che per primo al mondo ha dato i natali alle tecnologie geotermiche, oggi in ampia crescita a livello internazionale; in Italia invece l’ultima centrale geotermoelettrica è stata realizzata 8 anni fa e anche il mercato relativo agli usi termici – si pensi ad esempio alle pompe di calore – è ancora molto piccolo rispetto alle potenzialità.

Ma adesso i tempi sembrano maturi per iniziare a recuperare terreno, sollecitati dalla necessità di affrontare in modo più incisivo la doppia crisi (climatica ed energetica) che ci troviamo di fronte.

Gli Stati generali, organizzati dalla Piattaforma geotermia coordinata dal Consiglio nazionale dei geologi, hanno riunito nella capitale tutti i principali stakeholder di settore, da quelli istituzionali agli enti ricerca fino alle imprese. Sottolineando una prospettiva comune, fondamentale per fare squadra al di là delle diverse sensibilità: il calore naturalmente presente nel sottosuolo rappresenta una risorsa rinnovabile, in grado di garantire un approvvigionamento di energia programmabile e flessibile – fondamentale dunque per integrarsi con le fonti energetiche legate alla variabilità delle condizioni meteorologiche, come eolico e solare –, coltivabile in modo sicuro e sostenibile grazie alle migliori tecnologie disponibili.

Tecnologie che presto torneranno ad essere incentivate per produrre energia elettrica da geotermia, con il decreto Fer 2 atteso ormai da tre anni. Ad aprire i lavori degli Stati generali è stato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che ha infatti confermato – dopo quanto anticipato in Parlamento nei giorni scorsi – come il decreto sia alle battute finali: i prossimi step prima del via libera definitivo prevedono un passaggio in Conferenza unificata Stato-Regioni, e infine la notifica alla Commissione europea.

Una scelta in linea con le evidenze maturate sulla coltivazione geotermica dalla comunità scientifica: gli interventi tenuti agli Stati generali dal Cnr e dell’Unione geotermica italiana (Ugi) hanno ampiamente sottolineato la sostenibilità ambientale della coltivazione geotermica nel nostro Paese, sostanzialmente confermando gli elementi già emersi a La Sapienza (e prima ancora a Larderello).

Perché allora questo lungo stallo? «C’è un problema di ricerca, formazione e comunicazione sulla geotermia – ha spiegato Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) – Manca da parte nostra la capacità di comunicare l’importanza sociale della geotermia, di essere proattivi nell’interesse pubblico: dobbiamo far capire che quello che facciamo è coltivare la geotermia, non sfruttamento. Il convitato di pietra sono i tanti comitati sfavorevoli a qualsiasi forma di coltivazione: il nostro compito a fare una comunicazione scientificamente aggiornata, comunicare l’importanza e la sostenibilità della geotermia, che se usata bene non genera né terremoti né inquinamento».

Un tema approfondito anche da Fiorenzo Fumanti – esperto di geologia dell’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, intervenuto in vece della dg Ispra – che ha spiegato come l’opposizione dei comitati contro la geotermia sia in genere frutto della disinformazione, visto che i dati condivisi dalla comunità scientifica non mostrano criticità: secondo quelli riportati dall’Agenzia europea dell’ambiente e riferiti al 2018, in Europa «l’uso della geotermia per la produzione di elettricità e calore permette di evitare annualmente l’emissione in atmosfera di 2 mln di ton di CO2, il consumo di 700mila ton di combustibili fossili, tagliare 1.000 ton di NOx, 700 ton di anidride solforosa, 400 ton di polveri sottili. Sono numeri importanti, che esprimono bene quale sia la potenzialità dell’energia geotermica nella mitigazione dell’inquinamento atmosferico, che solo in Italia fa 65mila morti all’anno».

In Toscana in particolare «le emissioni di inquinanti delle centrali geotermiche sono costantemente monitorate da Arpat e sotto limiti di legge; nuovi studi sulle emissioni climalteranti mostrano inoltre che centrali geotermiche sono a emissioni zero, e anzi riducono il flusso naturale di gas serra».

Posto che nessuna attività umana è a impatto nullo sull’ambiente, la coltivazione della geotermia è dunque sostenibile. «È necessario continuare con la ricerca e coi controlli ambientali, ma io credo – ha sottolineato l’esperto Ispra – che la geotermia sia uno degli esempi più clamorosi di come la politica energetica e mineraria degli ultimi 30 anni sia stata particolarmente miope: ci siamo affidati all’importazione di combustibili a basso costo, spostando gli impatti ambientali in altre parti del mondo, ma a volte i sogni diventano incubi. La situazione internazionale oggi è cambiata, i pasti gratis non esistono più. La soluzione è cominciare a fare da soli: abbiamo risorse interne e dobbiamo cercare di coltivarle».

Per farlo al meglio è necessario portare avanti sia la coltivazione della risorsa per fini elettrici sia gli impieghi diretti del calore, in ogni caso massimizzando le ricadute positive sui territori che ospitano la geotermia sotto i propri piedi.

«La geotermia ha un potenziale enorme e non riusciamo ad utilizzarlo, c’è la necessità di una riflessione», ha messo in evidenza anche Loredana Torsello, dirigente del Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche (CoSviG). Uno dei nuovi strumenti per aumentare le possibilità di valorizzazione della risorsa, soprattutto della sua parte termica, potrebbe però ora arrivare dalle Comunità energetiche, come messo recentemente in evidenza a Radicondoli (SI).

Una soluzione che potrebbe essere particolarmente proficua per i Comuni geotermici della Toscana, che – come gran parte delle aree interne rurali italiane – sono di fronte alla sfida dello spopolamento: qui sono ben 9 i Comuni teleriscaldati con la geotermia, tramite infrastrutture che richiedono un grande investimento iniziale e che sono chiamate a fare i conti con un basso numero di utenti, dispersi su di un territorio relativamente ampio ma a bassa densità demografica.

«Se riesco a mettere insieme i soggetti all’interno di una microrete, supero più agilmente le problematiche legate all’investimento iniziale nel teleriscaldamento tradizionale – ha osservato Torsello – Così la Comunità energetica in un’ottica di autogestione, che utilizza cascami termici come quelli delle centrali geotermiche (se ci sono) oppure che impiega il calore del sottosuolo tramite una pompa di calore di dimensioni ragguardevoli, finisce per essere una soluzione da esplorare».

Non solo: le Comunità energetiche potrebbero offrire risposte utili anche a quei territori dove non è più necessario l’investimento iniziale nel teleriscaldamento, ma dove è invece necessario far fonte ai costi di gestione – in primis quelli legati all’elettricità per il pompaggio e la circolazione delle acque nella rete –, che nel tempo rischiano di minare la sostenibilità economica dell’infrastruttura.

«I gestori delle reti di teleriscaldamento possono diventare i soggetti animatori di una Comunità energetica in quanto utilizzatori dell’energia elettrica che la comunità scambia – ha concluso Torsello – l’aspetto interessante è il rapporto biunivoco, col soggetto gestore che domanda energia elettrica e cede calore».

La registrazione integrale dell’evento è disponibile qui https://www.geologitv.net/aiovg_videos/webinar-stati-generali-della-geotermia-16-giugno-2022-prima-parte/ (prima parte) e qui https://www.geologitv.net/aiovg_videos/webinar-stati-generali-della-geotermia-16-giugno-2022-parte-seconda/ (seconda parte).