Sul futuro della geotermia in Toscana
Possibilità e prospettive secondo Sergio Chiacchella, direttore generale CoSviG
[6 Novembre 2015]
L’Italia ha una lunga esperienza nell’uso della geotermia. Circa la produzione di elettricità l’unica regione che a oggi contribuisce al risultato nazionale è la Toscana e nel 2014 si sono toccati nuovi record. Grazie all’esercizio delle centrali geotermoelettriche dei territori di Grosseto, Pisa e Siena, Enel Green Power ha prodotto 5.548 GWh. E per il 2015 si prevede un incremento, con l’entrata a regime della centrale Bagnore 4. Se poi ci allarghiamo alle medie e basse temperature sia per scopi produttivi sia civili, registriamo un crescente interesse e una più ampia diffusione. La geotermia assume, quindi, un ruolo strategico a livello nazionale e regionale dal punto di vista ambientale ed economico e per la Toscana l’utilizzazione della geotermia permette, inoltre, il raggiungimento degli obiettivi UE (Burden sharing). È necessario, quindi, un quadro normativo che consenta alle Amministrazioni la gestione dei processi riguardanti le fasi di ricerca e coltivazione della risorsa, affinché il suo utilizzo sia compatibile e in sinergia con i processi di sviluppo del territorio.
I decreti Lgs 22/10 e 28/11 hanno reso più complesso il quadro di riferimento, anche se hanno prefigurato scenari interessanti, non ipotizzabili in precedenza. La normativa per la geotermia era relativamente recente (legge n.896 del 1986) ma era stata pensata in un contesto non più attuale, con un operatore che agiva come ente pubblico e in un regime di sostanziale monopolio. Già nei primi anni 2000 la Regione Toscana si era impegnata per un quadro di riferimento che tutelasse il territorio, qualificando la geotermia come un fattore importante per lo sviluppo. In questo quadro si arriva nel dicembre 2007 alla firma dell’Accordo Generale sulla Geotermia che, oltre alla Regione Toscana e a Enel Green Power, vede protagonisti gli enti locali e che ha ricondotto la geotermia in un contesto di certezze in campo ambientale, sanitario e socio-economico. Il decreto Lgs 22/10 ha stabilito le regole per la geotermia e il mercato, mentre con il decreto Lgs 28/11 è stata incentivata la realizzazione d’impianti geotermoelettrici (per complessivi 50 MW) con emissioni nulle, completa reiniezione del fluido e potenza inferiore ai 5 MW.
Il nuovo quadro normativo ha portato a una proliferazione di richieste di permessi di ricerca non coinvolgendo, spesso, istituzioni e territori. La paura del nuovo e le legittime istanze di voler decidere del proprio futuro, hanno portato a forme d’opposizione locale nei confronti di nuovi insediamenti geotermici, a volte anche aprioristiche. La Regione Toscana, pur riconoscendo la geotermia quale “risorsa energetica strategica”, ha scelto di «non consumare più suolo se non attraverso un processo di condivisione con i territori», inoltre ha fatto ricorso a una moratoria di sei mesi per definire i parametri necessari circa i nuovi 150 MW previsti dal “Paer” assicurando la «sostenibilità ambientale e socio-economica dei territori interessati dai permessi di ricerca». Il provvedimento, impugnato dal Governo, è giunto alla sua scadenza e si attende l’esito di un lavoro volto a coniugare necessità e opportunità di sviluppo di una risorsa strategica con le esigenze locali, tenendo conto delle aspettative di chi ha investito in attività la cui prosecuzione, oggi, è in discussione. Lo studio, previsto dalla L.R. 17/2015 (moratoria), dovrà dare indirizzi precisi, non solo sulla tutela di aree di pregio – già prevista nel P.I.T. – ma soprattutto sulla concertazione e condivisione a livello locale dei percorsi autorizzativi, per far sì che i territori possano decidere circa il futuro e le direttrici strategiche dello sviluppo. Il futuro della geotermia è condizionato dalla capacità di dare risposte a tutto questo.