Sviluppo sostenibile, l’Onu approva 240 indicatori. ASviS: «Ora l’Istat renda disponibili i dati»
WeWorld Index: ovunque bambine/i adolescenti e donne a rischio di esclusione
[15 Marzo 2016]
Intervenendo oggi alla presentazione del intervenendo questa mattina alla presentazione del Rapporto We World Index 2016, Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS), ha sottolineato che «L’approvazione da parte dell’Onu dei 240 indicatori statistici con cui valutare l’avvicinamento dei Paesi agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile è un passo fondamentale, ma ora è necessario rendere disponibili i dati per costruire una Strategia italiana che rispetti gli impegni assunti dal Governo».
Grazie all’ampia serie di indicatori analizzati e all’ancor più ricca varietà di interviste e testimonianze raccolte, la seconda edizione del WeWorld Index evidenzia la situazione di milioni e milioni di bambine, bambini, adolescenti e donne che sono esclusi dalla possibilità di vivere in un ambiente sano, ricco di opportunità formative, economiche e sociali, sicuro e al riparo dalla violenza e dalla corruzione, aperto al pluralismo e alla parità di opportunità tra uomini e donne. Secondo WeWorld, «Il progresso di un Paese andrebbe misurato non solo attraverso indicatori economici, ma analizzando le condizioni di vita dei soggetti più a rischio di esclusione. Con il termine “inclusione ”, entrato nell’Agenda di Sviluppo Sostenibile 2030 (dove compare nei 17 obiettivi ben 6 volte), nel WeWorld Index si intende un concetto multidimensionale, che non riguarda solo la sfera economica, ma tutte le dimensioni del sociale (sanitaria, educativa, lavorativa, culturale, politica, informativa, di sicurezza, ambientale. Il WeWorld Index, rispetto ad altri rapporti, mette a fuoco il forte nesso tra diritti dei bambini, delle bambine e parità di genere. Anche se donne e bambine/i e adolescenti sono soggetti distinti, titolari di diritti propri, esiste una forte interdipendenza tra di loro. Il WeWorld Index ci mostra che ovunque, in Europa, come in Africa Centrale, esistono bambine/i adolescenti e donne a rischio di esclusione».
All’ASviS spiegano che «Gli indicatori approvati dalla Commissione statistica dell’Onu servono per monitorare la condizione di tutti i Paesi del mondo rispetto ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) e ai 169 sotto-obiettivi sottoscritti da tutti i governi delle Nazioni Unite, compreso quello italiano, nel settembre del 2015. La lista approvata dall’Onu contiene tre tipologie di indicatori: quelli per i quali esistono già metodologie di calcolo consolidate e i relativi dati; indicatori i cui dettagli metodologici sono disponibili, ma per i quali esistono pochi dati; indicatori per il cui calcolo bisogna ancora definire una metodologia adeguata. Il 55% circa degli indicatori ricade nella prima categoria, il 35% nella seconda, il 10% nella terza».
Mentre alcuni degli indicatori scelti dall’Onu hanno scarsa rilevanza per l’Italia, come quello di chi vive con meno di 1,25 dollari al giorno, «altri sono invece molto importanti . evidenzia l’ ASviS – come la quota di persone che vivono al disotto della soglia di povertà assoluta stabilita su base nazionale, in base alla quale risultano povere oltre 4 milioni di persone, numero che il Governo italiano si è impegnato a dimezzare nei prossimi anni. Inoltre, non è sufficiente fornire indicatori riferiti alle medie nazionali, ma, secondo il principio “nessuno venga lasciato indietro” posto alla base dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile, molti di essi andranno disaggregati sul piano territoriale, per genere e con riferimento a diversi gruppi socio-economici».
Giovannini conclude: «L’Alleanza chiederà all’Istat di rendere al più presto facilmente accessibili i dati esistenti e di impegnarsi per produrre quelli mancanti in modo da consentire all’opinione pubblica italiana di valutare la posizione del Paese rispetto agli Obiettivi sottoscritti. Inoltre, queste informazioni consentiranno al Governo di definire nei prossimi mesi la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, secondo quanto previsto dalla legge 221/2015».