Per Piombino si apre la strada verso l’economia circolare. Intervista al neopresidente di Asiu e Tap

Tap, Caramassi: «Perdere questo treno significherebbe perdere l’ultimo»

«Il problema del riciclo e dello smaltimento in sicurezza esiste da più di un secolo, e non è possibile replicare ciò che abbiamo alle spalle»

[23 Luglio 2015]

Presidente, visto che ha lasciato le cariche di presidente e ad di Revet e di presidente di Revet Recycling, cos’è che l’ha motivata ad accettare due incarichi gravosi come la presidenza Asiu e quella di Tap?

«Il legame affettivo con la mia città di origine e la frustrazione nell’aver assistito al non decollo della Tap, ideata e pensata da oltre 15 anni quando ero presidente di ARRR».

Quindi il suo impegno sarà circoscritto al rilancio della Tap?

«Sì. A parte “l’accompagnamento” in SEI-Toscana di Asiu nel più breve tempo possibile, la sfida è il governo sostenibile dei flussi di materia esitati dai complessi industriali di Piombino che, come dimostrano le bonifiche da effettuare, nel passato non è stato affatto ottimale».

Quindi la Tap si candida a competere per le opere di bonifica?

«La Tap ha come missione statutaria il riciclo e lo smaltimento in condizioni di sicurezza dei rifiuti giuridicamente definiti come speciali e pericolosi derivanti dai processi produttivi. Da questo punto di vista esiste certamente un enorme pregresso da affrontare ma anche una consapevole e concreta, chiamiamola così, “offerta di futuro”».

Ovvero?

«Ovvero esiste il problema del riciclo e dello smaltimento in sicurezza da più di un secolo, e non è possibile replicare ciò che abbiamo alle spalle. Nessuno se lo può permettere».

Forse ciò che abbiamo alle spalle è più economico?

«No! Ciò che abbiamo alle spalle è insostenibile ambientalmente, socialmente ed economicamente, e ciò che abbiamo davanti deve essere sostenibile ambientalmente, socialmente ed economicamente. È questa l’economia circolare di cui parla la Ue».

Ci definisca cosa intende per sostenibile ambientalmente, socialmente ed economicamente.

«Ambientalmente: risparmio, efficienza e rinnovabilità della materia; socialmente: creazione di posti di lavoro aggiuntivi al processo produttivo; economicamente: preservare il capitale naturale (le colline) e valorizzare ciò che nel passato è stato rifiutato».

E perché ciò che non è stato possibile nel passato dovrebbe essere possibile ora?

«Perché ora la situazione è matura. Magari in ritardo ma è matura. Politicamente, amministrativamente, imprenditorialmente. Perdere questo treno significherebbe perdere l’ultimo. Hic Rodus, hic salta, si sarebbe detto una volta. Ora o mai più».

E se sbagliasse valutazione? E se la situazione non fosse, come dice lei, matura?

«Vorrebbe dire che chi mi ha chiesto questo impegno ha equivocato la mia disponibilità. Nel qual (malaugurato) caso, è evidente che questa cadrebbe all’istante».