Tre priorità per una vera governance ambientale, e città sostenibili

[23 Gennaio 2018]

Il 20 e 21 aprile 2018 si svolgerà a Roma, in Campidoglio, la conferenza internazionale “Governance ambientale e città sostenibili”, promossa dalla Fondazione Icef in collaborazione con il Comune di Roma Capitale. Ne anticipiamo di seguito le premesse grazie al contributo inviatoci da Amedeo Postiglione, giudice emerito della Corte suprema di Cassazione e direttore dell’Icef – International court of the environment foundation.

Obiettivi generali

  1. Occorre assicurare garanzie testuali più forti nel diritto internazionale a favore della persona e della società civile in tema di ambiente:
  2. la persona umana come nuovo soggetto di diritto internazionale;
  3. la persona umana e la società civile come titolari di diritti umani procedimentali e sostanziali di informazione, partecipazione ed accesso anche nella dimensione internazionale, con conseguente ampliamento delle garanzie della Convenzione di Aarhus del 1998;
  4. riconoscimento del diritto umano all’ambiente nella dimensione internazionale non più solo con Dichiarazioni di principio ma con un vero e proprio Trattato: in questo senso si muove il Pacte Mondial pour l’Environnement presentato nel 2017 dal Governo francese alla Comunità internazionale;
  5. conseguentemente considerare come un obbligo degli Stati  associare le persone e la società civile nella stessa produzione di norme internazionali più efficaci e nel loro controllo successivo, dando attuazione alle garanzie procedimentali (adottando norme unitarie con strumenti obbligatori nuovi);
  6. conseguentemente considerare come un obbligo degli Stati associare le persone e la società civile nella attuazione delle norme internazionali in tema di ambiente, favorendo anche le garanzie giurisdizionali non solo orizzontali (negli ordinamenti nazionali), ma anche verticali, davanti a giudici internazionali;
  7. conseguentemente adottare una visione integrata (nuove norme obbligatorie e nuovi organi) in tema di governance globale ambientale (una Corte internazionale per l’Ambiente ed una Alta Autorità Amministrativa di gestione, controllo e programmazione): questi nuovi organi sono necessaria conseguenza  del lo spostamento del diritto internazionale verso un ruolo più forte delle persone e della società civile a favore del loro ambiente come valore umano fondamentale;
  8. la Comunità internazionale, come nuovo soggetto di diritto internazionale, non è una somma di Stati, ma espressione della comunità umana universale in senso spaziale e temporale: perciò rafforza al vertice il modello per la sicurezza globale, compreso l’ambiente;
  9. gli Stati non hanno diritti  ma solo doveri: essi devono accettare il principio della responsabilità di proteggere il valore comune ambientale,  con una visione diversa della sovranità , secondo i principi di sussidiarietà e solidarietà. Nell’esercizio della sovranità gli Stati devono riconoscere un nuovo diritto umano, anzi creare le condizione per il suo effettivo esercizio; allo stesso modo gli Stati devono sottoporsi  all’autorità della Comunità internazionale che tutela la sicurezza della comunità umana nel suo insieme anche in rapporto alle generazioni future ed assume su di sé il monopolio dell’uso della forza per imporre l’osservanza della legge e garantire la pace.
  1. Occorre subordinare l’economia all’ambiente e non viceversa

Il valore comune ambiente, oggi minacciato in modo grave ed accelerato, obbliga  tutti i soggetti del diritto internazionale a collaborare per una economia positiva che assicuri la sostenibilità dell’ecosistema terrestre nel medio e lungo periodo.

A tale scopo appare necessario:

a) clima

Mirare alla stabilizzazione del clima nel più breve tempo possibile, eliminando la stessa produzione delle energie di origine fossile.

Non basta incidere sulle emissioni, cioè sugli effetti, ma occorre operare sulle cause, imponendo con un nuovo Trattato il divieto a data certa della estrazione dal sottosuolo e dal mare, per gli Stati possessori e le multinazionali.

b) biodiversità

La natura nelle sue molteplici forme costituisce una alleata fondamentale nella lotta per la stabilizzazione del clima, considerando la funzione di assorbimento del CO2 in atmosfera. Con un nuovo Trattato internazionale occorre riconoscere questo ruolo rafforzando il quadro normativo esistente, troppo debole e sbilanciato sulla discrezionalità degli Stati.

c) acqua

L’immenso settore di oceani, mari, fiumi, laghi già gode di una disciplina internazionale che va attuata e migliorata. Per l’acqua da bere e da utilizzare nei servizi essenziali si propone un Protocollo sull’acqua come diritto umano e la garanzia della accessibilità per tutti.

  1. Occorre legare davvero ambiente, giustizia, pace e sviluppo umano

Il modello attuale della finanza internazionale senza regole, il modello di economia non legato al territorio  ed al servizio delle popolazioni interessate, il modello di consumo che moltiplica rifiuti… costituiscono segni di uno squilibrio strutturale, finora protetto dagli Stati e dalle stesse Nazioni Unite.

La governance di questi fenomeni non può essere affidata esclusivamente agli stessi soggetti che hanno favorito i più forti a scapito dei diritti di equità e giustizia.

Il gran numero di conflitti per il possesso delle risorse naturali soprattutto in Africa costituisce la prova evidente del legame giustizia e ambiente,giustizia e pace,giustizia e vero sviluppo umano.

L’ambiente  suggerisce una riforma del modello delle N.U. e degli enti internazionali finanziari, economici e del commercio (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione internazionale del commercio): l’idea unitaria di base è quella di un nuovo concetto di sicurezza e solidarietà e di una governance a più soggetti (Comunità internazionale, Stati, società civile, soggetti economici, comprese le multinazionali con un nuovo statuto giuridico comune di responsabilità).

di Amedeo Postiglione, direttore Icef per greenreport.it