Tuscania e Orvieto, quando anche l’eolico non va bene
Tredici associazioni ambientaliste, molto diverse tra loro, stavolta unite contro le pale
[8 Maggio 2015]
Quella dell’eolico è una delle tecnologie più mature (e diffuse, anche storicamente) nell’ampio settore delle energie rinnovabili, e numerosi sondaggi testimoniano come agli italiani piaccia, e siano favorevoli al suo sviluppo. Quando l’impianto eolico in questione si prospetta però in arrivo dietro casa, il consenso tipicamente scema; si tratta di una tendenza diffusa, che ha molto a che vedere col fenomeno Nimby ma talvolta anche delle buone ragioni dalla sua. E il caso che ha mobilitato ben 13 delle più grandi associazioni ambientaliste italiane sembra essere ricadere nella seconda categoria.
Amici della Terra, AssoTuscania, CTS, Comitato per la Bellezza, FAI, Italia Nostra, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia, Mountain Wilderness, Pro-Natura, Forum Salviamo il Paesaggio, Touring Club Italiano, WWF, in un intervento congiunto, denunciano che a «Tuscania e a Orvieto è imminente il rischio che si realizzino due progetti di impianti eolici inaccettabili perché troppo invasivi e collocati nel posto sbagliato. I progetti eolici che impegneranno le prospettive intorno alla chiesa di san Pietro a Tuscania e il Duomo di Orvieto minacciano di stravolgere paesaggi pregiati, alterandone fortemente la percezione sociale e compromettendone la bellezza e il paesaggio che le circonda».
Le due chiese sono «capolavori identitari della storia e della cultura del nostro Paese», e le associazioni lanciano un forte appello congiunto al Mibact e alle Regioni Lazio e Umbria «perché adottino gli strumenti necessari per impedire senza altro indugio i progetti eolici di Tuscania e Orvieto, salvando l’identità di questi splendidi luoghi».
L’appello prodotto, per quanto deciso, è anche un capolavoro di manifesto equilibrismo. Le associazion che l’hanno sottoscritto hanno posizioni molto diverse tra loro in materia di compatibilità tra impianti (non solo) eolici e paesaggio. Tengono infatti a ribadire chiaramente che «l’unione delle associazioni su questo tema specifico non equivale a un cedimento dell’una o dell’altra parte riguardo alle valutazioni generali sul rapporto tra l’eolico industriale e i valori del paesaggio identitario. Le associazioni firmatarie, pur nella diversità delle posizioni sul tema delle energie rinnovabili, chiedono con forza che questi due progetti vengano bloccati. Sono progetti inopportuni, comunque li si voglia considerare, privi di rispetto per le radici della nostra cultura e della nostra storia».
Per arrivare a conclusioni del genere è necessario, continuiamo a credere, partire da una constatazione di fondo. Gli impianti eolici, come anche quelli geotermici e i molti altri che compongono l’ossatura dell’energia verde nel mondo, rispondono a un bisogno ben preciso: quello di energia, dalla quale dipende l’intera comunità. Si tratta di impianti che, come ogni intervento antropico, sul paesaggio hanno un impatto più o meno grande; ma se non ci fossero continuerebbero a essere sostituiti da altri impianti e infrastrutture, funzionali ai combustibili fossili. Che questi possano essere poco al di là del nostro naso non è una giustificazione per accettarli al posto di alternative più sostenibili. D’altra parte, questo non significa concedere carta bianca. È necessario e auspicabile, come rivendicano le associazioni ambientaliste coinvolte, che «finalmente il Paese si doti di strumenti normativi certi per regolare il rapporto tra impianti per le energie rinnovabili e il territorio, in modo che le vicende di Tuscania e Orvieto siano l’occasione per trovare finalmente l’auspicabile e giusta conciliazione tra le preziose esigenze del paesaggio e della biodiversità e le preoccupazioni altrettanto legittime riguardanti la questione climatica».
Per iniziare, basterebbe un po’ di buonsenso. Portando a esempio il bell’aneddoto infilato da Riccardo Basosi – tra i maggiori esperti italiani di energia e sostenibilità – nel bel mezzo di uno dei tanti seminari nella sua università, quella di Siena. Come noto, a Firenze, in assoluto una delle città più belle al mondo, d’estate può fare molto caldo; in piazza del Duomo, però, anche in quei torridi mesi spesso soffia almeno quella bava di vento che permette di respirare un po’. Ai nostri arguti antenati, quando hanno eretto proprio quella piazza a rango di centro di gravità cittadino, questo piacevole particolare non dev’essere sfuggito. Oggi potremmo discuterne in termini di dati anemometrici – effettivamente buoni – e impianti eolici, ma quel minimo di realismo ha impedito che qualcuno alludesse alla costruzione di una pala eolica davanti a Santa Maria del Fiore. Ecco, anche installarne un bel po’ alle spalle del Duomo di Orvieto potrebbe essere una cattiva idea.