Un “mega inceneritore” ad Arezzo? Aisa impianti spiega l’evoluzione di San Zeno
«Ogni anno l’azienda produce pochissimi utili perché il suo scopo è tenere basse le tariffe di conferimento»
[15 Giugno 2022]
Due consiglierei di minoranza del Comune di Arezzo – Alessandro Caneschi e Donato Caporali – cono intervenuti nei giorni scorsi contro l’aumento della tariffa rifiuti e le politiche di sviluppo industriale previste a San Zeno, dove la partecipata pubblica Aisa impianti che gestisce il Polo “Zero spreco” per la valorizzazione dei rifiuti urbani.
«In questi giorni sono arrivate le (rincarate) bollette Tari – dichiarano Caneschi e Caporali – Nello stesso momento in cui il Comune di Arezzo propone San Zeno come mega inceneritore di tutta la Toscana. In questi 7 anni le non poche risorse economiche prodotte dall’impianto non sono state utilizzate per abbassare la tariffa a favore dei cittadini […] Quindi non c’è alcuna utilità per gli aretini dall’aumento dei rifiuti inceneriti a San Zeno, nonostante le promesse da marinai già contenute nel programma Ghinelli 2020 dove si parlava proprio di riduzione della Tari».
Secondo l’ufficio di presidenza di Aisa impianti, però, la prima affermazione “il Comune di Arezzo propone San Zeno come megainceneritore di tutta la Toscana”, è «completamente priva di ogni fondamento».
In particolare, dalla partecipata pubblica spiegano che in questi giorni si sta discutendo dell’ipotesi di trasformare l’attuale linea di termovalorizzazione da 45mila ton/anno, ancora perfettamente funzionante, in un impianto «dedicato esclusivamente ai comuni di Ato Toscana Sud ma con priorità ai comuni della Provincia di Arezzo. L’assemblea di Aisa impianti ha già deliberato di non accogliere rifiuti extra Ambito».
Tra gli investimenti previsti dal Piano industriale Aisa impianti che ha ricevuto il via libera dalla Regione nel 2020 è prevista anche la realizzazione di una nuova linea di termovalorizzazione da 75mila ton/anno; inizialmente quella da 45mila avrebbe dovuto essere dismessa, ma è in corso un’interlocuzione per valutarne il mantenimento ed evitando così la realizzazione di un impianto di termovalorizzazione ex-novo, inizialmente previsto dalla gara che ha portato all’affidamento dei servizi d’igiene urbana ad un unico gestore in tutto l’Ato sud.
«I due consiglieri – rincarano da Aisa – dimenticano che in tutto il territorio di Ato Toscana sud ormai vi è rimasta una sola discarica in cui si possono conferire gli scarti dei rifiuti urbani e che la norma comunitaria vieta il ricorso alla discarica per oltre il 10% dei rifiuti prodotti. E il resto dove va? Altro che megainceneritore per tutta la Toscana».
Per quanto riguarda invece la Tari, secondo la presidenza della partecipata pubblica anche la seconda affermazione “le non poche risorse economiche prodotte dall’impianto non sono state utilizzate per abbassare la tariffa a favore dei cittadini” è «falsa. Ogni anno – argomentano da Aisa – l’azienda produce pochissimi utili perché il suo scopo è tenere basse le tariffe di conferimento. Nel solo esercizio 2021 Aisa impianti è costata 1 milione di euro in meno rispetto al 2020 ai comuni della Provincia di Arezzo. In altri termini Aisa impianti è pesata sulla Tari 1 milione in meno rispetto all’anno precedente. Non solo: tutti gli investimenti che l’Azienda sta realizzando vengono fatti per ridurre ulteriormente la Tari, con finanziamenti a lungo termine da parte degli istituti di credito, in modo tale da non pesare sulle tasche dei cittadini. Da far notare invece che una eventuale demolizione dell’attuale linea da 45.000 tonnellate comporterebbe un costo di oltre 2,5 milioni di euro a carico dei cittadini senza alcun vantaggio».
Al contrario, come certificato da ultimo nel Green book 2022 e ancor prima dalla Corte dei Conti, la carenza d’impianti sul territorio adeguati a gestire l’intero ciclo dei rifiuti rappresenta uno dei principali fattori che comporta il maggior peso della Tari al centro-sud rispetto al nord del Paese.
Sulla Tari, che viene calcolata a partire dalle indicazioni nazionali Arera per poi essere declinata sui territori dall’Ato – che a sua volta è composto esclusivamente dai Comuni locali –, la legge è molto chiara: la Tari è una tassa che deve finanziare integralmente i costi (di investimento e di esercizio, e ora anche le tariffe di accesso agli impianti di trattamento) dei servizi di raccolta e gestione rifiuti, ad esclusione di quelli relativi ai rifiuti speciali (alla cui gestione provvedono a proprie spese i relativi produttori).
Si tratta di costi in crescita per molti motivi, a partire dai servizi di raccolta rifiuti sempre più complessi – si pensi al porta a porta –, che comportano maggior impiego di mezzi e personale e dunque maggiori costi economici, anche se questi vengono ampiamente compensati sotto il profilo ambientale, in termini permettendo di recuperare risorse preziose dai rifiuti che altrimenti dovremmo andare a prelevare in natura. La presenza degli impianti sul proprio territorio è indispensabile per dare corpo all’economia circolare, e anche per risparmiare sul portafogli riducendo l’incremento che avrebbe avuto la Tari a fronte dei servizi più complessi di raccolta e gestione rifiuti.c