Da Legambiente una contronarrazione con una nuova visione europea, verso le elezioni
Un’Europa decarbonizzata e circolare, contro quella della paura e del populismo
Zanchini: «È il tempo di rilanciare il progetto europeo, e delle scelte per creare lavoro e rafforzare la coesione sociale»
[7 Maggio 2019]
In questi anni si è parlato con accento negativo dell’Europa delle banche, dell’alta finanza e di quella dei burocratici di Bruxelles e Strasburgo, dimenticando invece che l’Ue è stata spesso un vero salvagente per tanti Paesi, soprattutto per l’Italia: se il nostro Paese negli ultimi decenni ha approvato leggi ambientali sempre più ambiziose su rifiuti, depurazione, produzione di energia da fonti rinnovabili, riduzioni di emissioni di gas serra, ad esempio, lo deve in primo luogo proprio alle direttive europee che siamo stati obbligati a copiare. Ed è proprio per l’importante ruolo che riveste l’Europa che Legambiente propone oggi un Green new deal basato su due elementi fondamentali: l’economia decarbonizzata e circolare.
Nel rapporto “Un Green new deal per l’Europa. Idee e sfide per rilanciare il progetto europeo” (Edizioni Ambiente), realizzato a cura di Edoardo Zanchini e Mauro Albrizio e presentato oggi a Roma, il Cigno verde spiega chiaramente che per uscire dalla crisi climatica, economica e sociale e arrestare la marea dell’euroscetticismo, della paura e del populismo, l’Europa ha una sola scelta: puntare su un nuovo Green deal che metta davvero al centro l’ambiente e il tema dei mutamenti climatici, accelerando il cambiamento in questa direzione. In che modo? Puntando prima di tutto su un’economia decarbonizzata e circolare, ridisegnando la fiscalità in chiave green (differenziando l’Iva, introducendo una carbon tax ed eliminando i sussidi alle fonti fossili) per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, accelerando nella transizione energetica e nelle politiche di adattamento al clima e rilanciando la cooperazione internazionale mettendo al centro il Mediterraneo e l’Africa in un progetto comune che vada oltre gli interessi dei singoli Stati e delle imprese.
«In questo volume – spiega Zanchini, vicepresidente di Legambiente – abbiamo raccolto idee e punti di vista diversi per capire i cambiamenti in corso e portare nel dibattito elettorale le sfide che l’Europa ha di fronte per uscire da una crisi che non dipende dai sovranisti, ma dalla mancanza di visione e coraggio nell’affrontare le questioni che si sono aperte in una economia sempre più globalizzata e con diseguaglianze crescenti, con fenomeni di migrazioni per ragioni climatiche sempre più rilevanti. Non basta difendere quanto di straordinario fatto in questi anni, anche per l’ambiente e di cui noi italiani per primi dobbiamo essere consapevoli, ora è il tempo di rilanciare il progetto europeo e delle scelte per creare lavoro e rafforzare la coesione sociale nei territori e al contempo alzare l’asticella sul piano dei diritti dei cittadini e degli obiettivi di convivenza e di pace su cui è fondata l’Unione europea. E oggi la chiave del clima è l’unica che permette di leggere queste sfide e di costruire un idea di società e di economia capace di trovare le risposte nei nostri territori e nelle nostre città, come in quelle di tutti i Paesi del Mediterraneo».
A parlar chiaro sono anche i dati di questi ultimi anni sintetizzati nel volume, che indicano sia i passi avanti fatti dall’Ue sia i passi falsi, che non sono mancati negli ultimi anni. Sul lungo periodo la riduzione dei consumi energetici e l’aumento delle fonti rinnovabili hanno portato in Europa ad una riduzione delle emissioni di CO2, pari a una riduzione del 21,9% tra il 1990 e il 2017. Nel 2017 – per la prima volta da molti anni – si registra però un incremento delle emissioni di CO2 pari allo 0,6% rispetto al 2016. Questo aumento segue un andamento relativamente stabile delle emissioni osservato dal 2014, dopo un periodo di riduzioni quasi continue tra il 2004 e il 2014.
Per questo ora è tempo di accelerare, e per Legambiente l’Europa può ancora una volta fare da maestra: sul fronte climatico ad esempio ci sono tutte le condizioni per raggiungere zero emissioni nette entro il 2040, attraverso una Strategia climatica di lungo termine in grado di accelerare la transizione verso un’Europa rinnovabile e libera dalle fonti fossili.
Perché decarbonizzare non serve solo a contrastare i cambiamenti climatici in corso, ma produce anche benefici sociali ed economici. Un’azione climatica in linea con gli obiettivi di Parigi, secondo il recente rapporto della commissione globale sull’economia e clima, può far crescere l’economia mondiale di ben 26.000 miliardi di dollari, creare 65 milioni di nuovi posti di lavoro ed evitare 700.000 morti premature per l’inquinamento atmosferico già entro il 2030.
«L’emergenza climatica – conclude Albrizio, direttore dell’Ufficio Eeropeo di Legambiente – si può vincere solo se si avvia da subito una profonda trasformazione di tutti i settori dell’economia europea, da realizzare nei prossimi venti anni e con un forte impatto sociale, che richiede un nuovo sistema di welfare europeo per non lasciare indietro nessuno. Sfida ambiziosa possibile solo con il pieno coinvolgimento di tutti i cittadini europei grazie a un nuovo contratto sociale, ovvero un Green new deal forza motrice della decarbonizzazione dell’economia europea. A tal fine è cruciale mettere in campo un’Alleanza per il Green new deal tra tutte quelle forze ambientaliste, sociali e imprenditoriali disposte a lavorare insieme per vincere la triplice sfida climatica, economica e sociale».