Il fabbisogno impiantistico al 2025 oscilla tra 7,2 e 8,1 milioni di tonnellate
Utilitalia, ecco gli investimenti che servono a gestire i rifiuti italiani
Entro il 2025 necessari 7-8 miliardi di euro, per creare lavoro e rispettare le normative Ue sull’economia circolare. Ma per tradurli in fatti occorre semplificare e una Strategia nazionale
[15 Luglio 2020]
L’ultimo pacchetto normativo di direttive Ue sull’economia circolare, ancora in via di recepimento, impone entro il 2025 di avviare a riciclo il 55% dei rifiuti urbani (oggi in Italia siamo al 49%) che salirà al 65% nel 2035, quando in discarica non potrà andare più del 30% dei rifiuti urbani prodotti (siamo al 22%); nel mezzo c’è il recupero energetico nelle sue varie forme, dalla termovalorizzazione al biogas. Il problema è che il sistema di gestione rifiuti italiano è costantemente sull’orlo del collasso causa una cronica mancanza di impianti.
Per dare un’idea della sfida cui abbiamo di fronte, solo per rispettare gli obiettivi Ue sui rifiuti urbani Utilitalia calcola un fabbisogno impiantistico al 2025 – in primis per il trattamento della frazione organico e termovalorizzatori – che oscilla tra 7,2 e 8,1 milioni di tonnellate di rifiuti.
Per questo Utilitalia individua in 7-8 miliardi di euro la necessità di investimenti nel settore da qui al 2025. Investimenti per cosa? Dati interni ad Utilitalia suggeriscono un importo compreso fra 400 e 500 €/t per gli impianti di trattamento integrato della frazione organica (anaerobico/aerobico) e di 1.000 €/t per gli impianti di incenerimento con recupero di energia. A questi vanno sommati inoltre 600 milioni di euro di investimenti finalizzati a mettere in servizio le strutture dedicate al fabbisogno residuale di discarica del 10%; 800 milioni di euro per l’incremento della raccolta differenziata e altri 300 per l’implementazione della tariffa puntuale: in tutto si arriva appunto a 7-8 miliardi di euro, e si tratta di stime prudenziali in quanto non è stato considerato il trattamento delle frazioni secche da avviare a riciclo (carta, plastica, vetro, metalli).
«Il periodo emergenziale dovuto al Covid-19 – riporta lo studio Utilitalia – ha evidenziato tutte le vulnerabilità del nostro attuale sistema di gestione dei rifiuti: pochi impianti al limite della saturazione e, talvolta, inadatti alle esigenze delle attività produttive (pensiamo al blocco dei cementifici che ha fatto comprendere che il loro utilizzo non può essere considerato strutturale per la gestione dei flussi di rifiuti, perché la loro attività è legata alla congiuntura economica). Inoltre, l’attuale carenza impiantistica si somma ad ulteriori elementi di criticità quali: un complesso quadro legislativo e amministrativo, risorse economiche insufficienti, frammentarietà e debolezza dei sistemi di governance. Il sistema va riformato investendo nella costruzione degli impianti necessari, con soluzioni che tengano in considerazione il principio di prossimità, sia per i rifiuti urbani sia per gli speciali, mitigando l’impatto economico e ambientale».
Ad oggi però lo sviluppo dell’economia circolare è frenato in Italia da «una serie di ostacoli (complessità normativa, tempistica autorizzativa eccessiva, incertezza nelle procedure)» che devono essere superati per evitare il collasso: paradigmatico è il caso dell’End of Waste, ma più in generale «un intervento legislativo finalizzato a semplificare e razionalizzare il contesto normativo assume una rilevanza strategica per il paese. Si ritiene assolutamente necessario – sottolineano le aziende dei servizi pubblici – intraprendere una riforma organica del contesto legislativo allo scopo di delineare un sistema di norme chiaro, stabile e coerente con il quadro normativo europeo».
Un passo fondamentale sta nella necessità di «definire una Strategia nazionale di gestione e pianificazione dei rifiuti (come peraltro richiedono le direttive Ue in fase di recepimento, ndr) che affianchi e stimoli le Regioni nell’adottare le misure necessarie (regolatorie, di pianificazione, economiche) affinché raggiungano l’autosufficienza in una efficace gestione dei rifiuti».
E per la reimmissione sul mercato dei prodotti riciclati, vero punto di svolta di un’economia che voglia davvero definirsi circolare? Secondo Utilitalia «è fondamentale rafforzare il mercato dei materiali riciclati; a questo proposito si evidenzia la necessità di introdurre misure economiche che favoriscano lo sviluppo del mercato dei materiali e dei prodotti riciclati. Pertanto, si raccomanda l’implementazione di strumenti quali la fissazione di norme per il contenuto minimo obbligatorio di materiali riciclati nei prodotti, la piena applicazione dei Criteri ambientali minimi e del Green public procurement da parte della Pubblica Amministrazione, nonché di agevolazioni fiscali per chi utilizza materiali riciclati».
L. A.