Ieri la presentazione in un incontro tecnico al teatro Politeama di Poggibonsi

Valdelsa, dalla Fondazione Mps un progetto per l’economia circolare dei rifiuti speciali

«C’è un potenziale margine di riduzione dei volumi di rifiuti prodotti e trasportati, un minor utilizzo di materie vergini, un minor consumo di energia e l’utilizzo della stessa proveniente da fonti rinnovabili»

[16 Luglio 2021]

I rifiuti speciali sono spesso invisibili all’opinione pubblica – perché provenienti tipicamente da imprese come nel caso di attività industriali, commerciali, sanitarie, ecc – ma di fatto rappresentano la maggior parte degli scarti che generiamo: in Toscana si arriva a 10,1 mln di ton l’anno, oltre il quadruplo dei rifiuti urbani che vediamo nelle nostre case.

Si tratta di scarti che facciamo molta fatica a gestire: a causa della scarsità d’impianti adeguati a gestirli sul territorio, dalla Toscana ne inviamo fuori confine un quantitativo crescente (180mila ton nel 2019, erano 77mila nel 2016), e allo stesso tempo continuano a salire le messe in riserva e i depositi preliminari in attesa di smaltimento. Tutto questo non è “solo” contrario ai principi dell’economia circolare, ma oltre alla sostenibilità ambientale mina la competitività delle nostre imprese e dunque comporta ricadute anche sul mondo del lavoro.

Come migliorare? Concentrandosi sul caso particolare della Val d’Elsa, la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, su interessamento dei Comuni e di molti imprenditori del circondario ha commissionato a Exe – Engineering for environment srl (con la supervisione scientifica dell’Università di Bologna) uno studio volto ad analizzare possibili soluzioni per il recupero dei rifiuti industriali del territorio.

Studio che è stato presentato ieri in un incontro tecnico al teatro Politeama di Poggibonsi, al quale ha partecipato anche il presidente della Fondazione, Carlo Rossi (nella foto, ndr).

Lo smaltimento dei rifiuti e scarti industriali rappresenta infatti una forte criticità per il settore manifatturiero dell’Alta Valdelsa, in provincia di Siena. Il corposo lavoro di analisi (oltre 300 pagine)  persegue l’obiettivo di suggerire soluzioni di economia circolare, per promuovere modalità di gestione affidabili ed economicamente accessibili per i rifiuti prodotti dalle aziende, con notevoli vantaggi economici e ambientali: ricadute in termini di valore pubblico, come la tutela della salute pubblica, e la creazione di nuovi posti di lavoro.

«Nello scenario produttivo valdelsano – spiegano dalla Fondazione Mps – c’è un potenziale margine di riduzione dei volumi di rifiuti prodotti e trasportati, un minor utilizzo di materie vergini, un minor consumo di energia e l’utilizzo della stessa proveniente da fonti rinnovabili, contribuendo fattivamente alla diminuzione di emissioni nel territorio, un traguardo che è alla base anche del progetto Alleanza territoriale carbon neutrality Siena».

L’azzeramento delle emissioni nette di gas serra che l’Italia e l’Europa si propongono di traguardare entro il 2050, in provincia di Siena è infatti già realtà (certificata ISO 14064) dal 2011, e a dimostrarlo ogni anno c’è il Bilancio territoriale delle emissioni elaborato dal gruppo di Ecodinamica dell’Ateneo locale.

Si tratta della prima area vasta d’Europa, e probabilmente al mondo, a tagliare questo traguardo mostrando in concreto una strada per lo sviluppo sostenibile. Ma grazie all’economia circolare si può – e si deve – migliorare ancora.