Oltre 2,3 milioni le tonnellate nel 2016. L’analisi dei dati Ispra del presidente Cispel
Ecco come vengono gestiti i rifiuti urbani prodotti in Toscana
Tocca quota 47% l’avvio a riciclo, 12% la termovalorizzazione e il 31% in discarica. E ora si apre una fase di cambiamenti: «I prossimi anni, da qui al 2020/21, saranno decisivi»
[17 Novembre 2017]
Nella gestione dei rifiuti urbani i toscani si dimostrano virtuosi. La certificazione giunge dall’ultimo rapporto sui rifiuti urbani di Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del ministero dell’Ambiente, pubblicato nei giorni scorsi. La produzione di rifiuti urbani – che aveva già interrotto la discesa nel 2014 – sale di poco anche nel 2016. Siamo tornati sopra quota 2,3 milioni di tonnellate e un valore medio ad abitante di 616 kg/ab/anno, secondi in classifica subito dopo l’Emilia Romagna, che produce 653 kg ad abitante all’anno. Un dato spiegabile dal mix di sistemi di raccolta, turismo e attività produttive con rifiuti assimilati, non certo da un’attitudine toscana allo spreco.
Anzi, il peso elevato di rifiuti pro-capite rende il dato della raccolta differenziata in termini assoluti ancora più interessante e rilevante. I toscani, con 315 kg/ab/anno di differenziata sono in termini di peso allo stesso livello di lombardi, friulani e trentini, che hanno percentuali di RD più alte. Nel caso di carta e cartone per esempio la Toscana raccoglie 76,7 kg/ab/anno, contro i 59 del Veneto e i 56 della Lombardia, regioni leader.
Ispra certifica poi il sorpasso in Toscana dei rifiuti raccolti in modo separato rispetto a quelli gettati nell’indifferenziato. Un risultato che non è solo simbolico, ma che ha anche portata storica. La raccolta differenziata è arrivata come media regionale oltre al 50% (51,1%, 5 punti percentuali in più rispetto al 2015), e il flusso di rifiuti avviati a riciclaggio e recupero di materia è adesso il principale flusso di gestione dei rifiuti urbani: 1,178 milioni di tonnellate. Un risultato fatto di tanti Comuni medio piccoli con tassi di raccolta differenziata oltre l’80% ma anche di città grandi con tassi eccellenti, come Firenze, ormai oltre il 55% e uno dei capoluoghi italiani più performanti.
Anche il tasso di riciclaggio effettivo dei rifiuti raccolti in forma differenziata sta andando nella giusta direzione. Facendo una proporzione con il dato nazionale, la Toscana dovrebbe aver raggiunto nel 2016 circa il 47% di tasso di riciclaggio, vicina quindi all’obiettivo della direttiva europea del 50% al 2020. Un dato che non sorprende, considerato cha la Toscana ospita uno dei più importanti distretti industriali del riciclo d’Europa.
Il sistema di trattamento e smaltimento in Toscana appare ancora “in transizione”, in attesa di approdare ad una configurazione industriale ambientale efficiente e stabile. Quasi la totalità dei rifiuti indifferenziati viene avviata alla rete di impianti di selezione meccanica/biologica (TMB); in Toscana ce ne sono 16 e trattano più di un milione di tonnellate. Ma si tratta di una “lavorazione” intermedia, che ha consentito alla Toscana di rispettare il decreto Orlando, che impedisce da anni di portare rifiuti tal quali in discarica. Ma i rifiuti “trattati” in discarica sono ancora troppi, 710.000 tonnellate, pari al 31% del totale.
L’incenerimento vale 276mila tonnellate, il 12% del totale dei rifiuti urbani prodotti, grazie ai cinque impianti attivi (erano otto nel 2012). Un valore ancora basso, che sconta il mancato adeguamento impiantistico previsto dal Piano regionale e dal Piano nazionale basato sugli impianti di Firenze e di Scarlino, oggi non ancora esistenti o non funzionanti.
Insomma un risultato buono e promettente e una transizione ancora da completare, magari da accelerare nei prossimi anni, aumentando il tasso di riciclaggio oltre il 50%, aumentando il recupero di energia al 25/30% e riducendo l’uso della discarica al 10%, come dice il Piano regionale di gestione dei rifiuti.
Con l’aumentare delle raccolte differenziate aumentano gli scarti di queste lavorazioni (in Italia sono 2,5 milioni di tonnellate su 15 milioni di tonnellate di raccolte differenziate). Questi scarti e il residuo indifferenziato non riciclabile devono essere avviati a recupero di energia, non esiste la strategia “rifiuti zero” nella realtà dei fatti. Per questo contiamo nello sblocco del cantiere di Case Passerini, dopo la sentenza del Consiglio di Stato attesa per dicembre e la riattivazione di Scarlino, per mettere in sicurezza la Toscana ed evitare rischi di crisi rifiuti.
I prossimi anni, da qui al 2020/21, saranno decisivi: l’avvio completo delle gestioni di ambito e degli obiettivi contenuti in quei contratti, l’approvazione della nuova direttiva rifiuti e del pacchetto economia circolare, il nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti e l’avvio dei nuovi impianti di termovalorizzazione. La “transizione” potrebbe concludersi rapidamente, e consentire una gestione sicura, affidabile, efficiente ed ambientalmente sostenibile in questa Regione, accettando la sfida dell’economia circolare e della bioeconomia. Serve una Regione che decide e programma le autorizzazioni rapidamente, una sola ATO regionale (e un’Autorità nazionale) e gestori che vincono la sfida dell’integrazione, dell’efficienza e della qualità.
di Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana per greenreport.it