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Wwf, il futuro dell'ambiente italiano passa dalla prossime elezioni europee

«È fondamentale cominciare a capire che ogni intervento di tutela del territorio sia effettivamente un investimento per il benessere e la sicurezza delle persone»
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Dalle prossime elezioni europee, col carico di sentimenti anti-ambientalisti che monta dai partiti populisti e di estrema destra, passa il destino della transizione ecologica italiana e non solo.

È quanto emerge dal dossier “L’Europa per il tuo ambiente”, pubblicato oggi dal Wwf in vista dell’appuntamento con le urne in agenda il prossimo 8-9 giugno.

Finora l’Unione europea ha svolto un ruolo fondamentale per la tutela ambientale. Principi come quello di “precauzione” o del “chi inquina paga”, ormai entrati nel lessico familiare, sono di derivazione europea, così come quasi tutta la produzione normativa su natura e ambiente adottata a livello nazionale.

Nonostante i momenti difficili di questi anni – si veda ad esempio il recentissimo stallo della legge sul ripristino della natura, su cui incide pesantemente la contrarietà del Governo Meloni –, a partire dal 2019 la nascita del Green deal ha assegnato all’ambiente un ruolo primario all’interno della società europea, mettendo in moto una strategia di riorientamento dei sistemi economici, produttivi e sociali verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Oggi questo percorso è messo seriamente a rischio, e la sua prosecuzione (o meno) passerà in buona parte dalla elezioni di giugno. Per questo il dossier del Wwf analizza quanta Europa c’è nell’ambiente italiano, e specularmente il ruolo dell’Italia nell’attuazione delle norme ambientali europee.

Risulta evidente quanto il Paese debba ancora migliorare: ci sono 71 procedure di infrazione aperte a carico dell’Italia, di cui 18 attinenti a violazioni in campo ambientale più 5 in tema di energia.

In altre parole il nostro Paese continua ad essere, dopo la Spagna, lo Stato con il maggior numero di procedure aperte. E delle sei condanne collezionate dall’Italia, tre riguardano l’ambiente; solo queste ultime, al 2022 hanno maturato per le casse dello Stato italiano il pagamento complessivo di 697.313.586 euro (quasi 10 volte la somma che l’Italia destina annualmente a tutti i suoi parchi nazionali).

«Si tratta di una cifra economica enorme, che non possiamo permetterci di perdere – commenta Dante Caserta, responsabile Affari legali e istituzionali del Wwf Italia – È fondamentale cominciare a capire che ogni intervento di tutela del territorio sia effettivamente un investimento per il benessere e la sicurezza delle persone. A discapito delle violazioni, i contributi economici per la tutela dell’ambiente e della natura che dall’Europa arrivano in Italia, come negli altri Stati membri, sono notevoli e se ben spesi sono capaci di incidere positivamente sull’economia, oltre che sugli ecosistemi».

Basti osservare che nel quadro del ciclo di programmazione per il periodo 2021-2027 (budget a lungo termine valutato in 2.018 miliardi di euro) sono numerosi gli obiettivi programmatici che orientano l’allocazione dei fondi verso il contrasto al cambiamento climatico e alla perdita degli ecosistemi naturali, sia terrestri che marini. E con le prossime elezioni europee si misurerà anche la capacità della sua classe politica di mantenere e migliorare gli attuali standard ambientali.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.