Zero attenzione alla geotermia nel Pnrr, Ugi scrive al ministro della Transizione ecologica

«Ci aspettiamo dal Governo azioni concrete ed immediate per colmare il vuoto. Intendiamo intervenire rapidamente presso la Commissione Ue, cui spetta ora valutare il Piano»

[7 Maggio 2021]

La geotermia rappresenta una fonte rinnovabile che affonda le proprie radici in Italia – e in Toscana in particolare –, dove oltre due secoli fa vennero sviluppate per la prima volta al mondo le tecnologie industriali per metterla a frutto: ancora oggi è una delle poche energie rinnovabili che anziché dipendere dall’import di tecnologie può vantare una filiera nazionale d’eccellenza, eppure non compare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) approvato dal Governo Draghi e oggi a Bruxelles per essere valutato dall’Ue. Una scelta che l’Unione geotermica italiana (Ugi) non ha intenzione di passare sotto silenzio, rivolgendosi direttamente al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.

Ugi ha scritto a Cingolani – e anche alla sottosegretaria Gava – per rappresentare tutta la «delusione per la scarsa (nulla) attenzione che è stata riservata al contributo che l’uso sostenibile delle risorse geotermiche può dare alla transizione energetica», sottolineando il ruolo che la geotermia potrebbe invece garantire sotto questo profilo.

«La configurazione geotermica del territorio nazionale offre non solo eccellenti opportunità per la produzione di energia elettrica ma vastissime prospettive per gli usi diretti del calore a larga e piccola scala. Non possiamo permetterci di trascurare il ragguardevole contributo che l’utilizzo del calore naturale terrestre, nelle sue diverse forme, può offrire. Con le sue caratteristiche di stabilità e continuità di esercizio, la geotermia offre ottime prestazioni contribuendo significativamente al mix energetico rinnovabile». Senza dimenticare che «le tecnologie geotermiche, oltre che rinnovabili e sostenibili, sono resilienti agli eventi climatici, altamente efficienti per il riscaldamento e raffrescamento degli edifici, producono con continuità e hanno ottime potenzialità in Italia per contribuire al mix energetico».

Certo, il fatto che il Pnrr non citi esplicitamente la geotermia non significa automaticamente escluderla dalle fonti rinnovabili utili a sostenere la transizione energetica, ma è un fatto che il Piano non riservi «alcuna attenzione al contributo che l’uso sostenibile delle risorse geotermiche può dare alla transizione energetica e allo sviluppo funzionale del Paese», e questo non rappresenta un segnale incoraggiante dopo l’esclusione dell’attività geotermoelettrica dagli incentivi nazionali garantiti alle altre fonti rinnovabili, nata sotto il Governo Conte I e ancora non sanata nonostante le svariate promesse collezionate finora nel merito.

«Pur auspicando che la semplificazione e standardizzazione delle procedure, in linea con il punto M1C2.2 del Pnrr, permetta di superare uno degli ostacoli principali allo sviluppo geotermico in Italia, non rileviamo – argomenta Ugi nel merito – indicazioni di sostegno alla filiera industriale geotermica, che invece potrebbe rappresentare il settore distintivo italiano nelle tecnologie di decarbonizzazione, anche in associazione con altre fonti energetiche».

Dunque, che fare? «Ci aspettiamo dal Governo azioni concrete ed immediate per colmare il vuoto legislativo che questo settore lamenta», concludono da Ugi, avvisando che «intendiamo intervenire rapidamente presso la Commissione europea, a cui spetta ora il compito di valutare il Piano ricevuto, per esprimere le motivazioni del nostro dissenso».