Algeria: ecco da chi compriamo il gas
Esperta Onu: la repressione della società civile e dei difensori dei diritti umani deve finire
[23 Febbraio 2023]
L’Ad di Eni, Claudio Descalzi, reduce dalla spedizione in Algeria di fine gennaio con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha nuovamente magnificato gli accordi sul gas stretti col regime di Algeri che ci permetterebbero di liberarci dalla dipendenza da un regime autoritario come quello russo (con il quale però Eni faceva lucrosi affari e giganteschi gasdotti). La teoria, più volte ribadita dalla Meloni e ieri da Mario Draghi, è che l’Italia riotterrebbe una sovranità energetica comprando gas dall’Algeria e dalla Libia e diventandone l’hub per la sua redistribuzione nel resto dell’Europa. Nel contempo ci libereremmo del fastidioso rapporto con un dittatore come Putin che però Silvio Berlusconi ha il vizio senile di ricordare, riportando in auge i bei tempi in cui lui era presidente del consiglio, Giorgia ministro della gioventù e Ignazio ministro della guerra che bombardava Gheddafi.
Ma davvero ci stiamo liberando di un legame energetico con un regime autoritario? A leggere quanto ha appena dichiarato Mary Lawlor, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani, sembrerebbe proprio di no. La Lawlor ha infatti espresso «Preoccupazione per l’escalation della repressione contro la società civile da parte delle autorità algerine dopo lo scioglimento della Ligue algérienne pour la défense des droits de l’homme (LADDH) e del Rassemblement actions jeunesse (RAJ), due delle le più importanti associazioni per i diritti umani in Algeria».
La Lawlor non è l’ultima arrivata in materia di diritti umani e regimi autoritari ed economia: ha assunto il mandato dell’Onu nel 2020 e attualmente è professoressa a contratto di business e diritti umani al Centre for Social Innovation (CSI) della School of Business del Trinity College Dublin, nel 2001 ha fondato Front Line Defenders e, dal 1988 al 2000, è stata direttrice della sezione irlandese di Amnesty International, per poi diventarne presidente dal 1983 al 1987. Ha anche una laurea in filosofia e un diploma post-laurea in insegnamento Montessori e gestione del personale.
Dall’alto della sua indubbia esperienza, la Lawlor ha denunciato che in Algeria «Gli atti di intimidazione, riduzione al silenzio e repressione contro il movimento per i diritti umani devono finire. La decisione di sciogliere queste rispettate associazioni per i diritti umani dimostra un’allarmante repressione delle organizzazioni della società civile e mina seriamente lo spazio per i difensori dei diritti umani per svolgere le loro legittime attività in materia di diritti umani e per associarsi ed esprimersi liberamente. Le decisioni di sciogliere queste due rinomate organizzazioni per i diritti umani devono essere annullate.
L’esperta Onu ha affermato che «La procedura contro la LADDH non ha rispettato i principi del diritto a un processo equo. L’associazione non è stata informata della causa intentata nei suoi confronti dal Ministero dell’Interno nel maggio 2022, della data del processo presso il tribunale amministrativo nel giugno 2022 né della decisione di scioglimento. La LADDH non ha avuto l’opportunità di prendere in considerazione le accuse mosse contro di essa e di presentare una difesa».
Il RAJ è stato oggetto di una decisione di scioglimento da parte del tribunale amministrativo algerino nell’ottobre 2021. L’esperto delle Nazioni Unite attende l’esito dell’udienza di appello, che si tiene oggi al Consiglio di Stato.
La Lawlor ricorda che «Abbiamo condiviso forti preoccupazioni per numerose disposizioni della legge algerina sulle associazioni (12/06), che contraddicono il diritto internazionale dei diritti umani. Gli scioglimenti avvengono in un clima in cui i difensori dei diritti umani non si sentono sicuri di svolgere il loro lavoro ed esercitare i loro diritti alla libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione. Diversi membri del LADDH avrebbero dovuto affrontare ostacoli e ritorsioni per la loro cooperazione con le Nazioni Unite, in particolare durante la partecipazione attiva all’Examen périodique universel de l’Algérie nel 2022». L’inviata speciale dell’Onu ha annunciato una prossima visita in Algeria «Per avviare colloqui significativi sulla protezione dello spazio civico con le autorità algerine».
La missione di RAJ, fondato nel 1992 da Hakim Addad, era quella di sensibilizzare e mobilitare i giovani sui problemi sociali, promuovere attività culturali e sensibilizzare i giovani sull’importanza dei diritti umani , della cittadinanza e della solidarietà. L’associazione che riuniva molti giovani universitari, faceva parte delle Forces du pacte de l’Alternative démocratique che hanno partecipato all’Hirak. le grandi manifestazioni popolari per la transizione democratica in Algeria. Il RAJ è stato dissolto dal governo nell’ottobre 2021. Ma nel 2019 erano già finiti in galera il presidente del RAJ, Abdelouhab Fersaoui, Boutata, Kadi, Addad, Kheireddine Medjani, Wafi Tigrine, Djael Mokrani, Kamel Ould Ouali, Ahmed Bouider e Massinissa Aissous. Allora, denunciando le detenzioni dei membri del RAJ e di altri attivisti dell’Hirak, Human Rights Watch sottolineò che «Questa ondata di arresti sembra essere parte di una strategia per indebolire qualsiasi tentativo di opporsi ai leader ad interim dell’Algeria».
I militanti del RAJ sono stati poi rilasciati dopo più di un anno, ma Abdelwahab Fersaoui è sy tato condannato il 6 aprile 2020 a un anno di reclusione per «Attentato all’integrità del territorio nazionale e istigazione alla violenza», pena poi ridotta a 6 mesi. Oggi, se non ci sarà l’ennesimo rinvio, il Conmsiglio di Stato Algerino si pronuncerà definitivamente sul caso Raj – ministero degli interni. Ma ormai l’associazione vive in semiclandestinità. L’ultio suo comunicato risale al 26 luglio 2021 è la sua unica presenza pubblica è rimasta una pagina Facebook, mentre il sito Internet dell’ONG è stato cancellato dal governo algerino,
Il 18 gennaio 2022 è apparso sui social network algerini un documento che pronunciava la sentenza sullo scioglimento della LADDH. Il documento in realtà risaliva al 28 settembre 2022 ed era una causa di scioglimento intentata dal ministero dell’interno contro la Ligue algérienne pour la défense des droits de l’homme presentata il 29 giugno 2022.
La LADDH, che era completamente all’oscuro di tutto, ha prima verificato e poi confermato l’autenticità dei documenti diffusi «Il 18 gennaio sui social network da una terza persona, in maniera intrigante e illegale». Scoprendo che in realtà il ministero dell’Interno aveva presentato giaà il 4 maggio 2022 una domanda preliminare di scioglimento della LADDH al tribunale amministrativo di Algeri e che il 29 giugno il tribunale si era pronunciato a favore del ministero dell’interno. La sentenza che scioglie la LADDH è datata 29 settembre 2022, ma l’associazione non era maui stata avvisata e invtata a partecipare al procedimento che ha portato al suo scioglimento,
Nell’ultimo comunicato, quella che era una delle più importanti organizzazioni della società civile algerina scrive: «Come altre organizzazioni e partiti politici, il LADDH paga il suo impegno, così come milioni di algerini, nel movimento pacifico di Hirak. Un impegno per la democrazia, le libertà ei diritti umani. E come altre organizzazioni, la questione del rispetto della legge sulle associazioni è sempre stata bloccata e strumentalizzata dalle autorità pubbliche. Come non dubitare di questo quando sappiamo che i membri reali del LADDH fanno parte di una dinamica collettiva di rifondazione dell’organizzazione e della sua stabilizzazione. Ancora più sorprendentemente, la LADDH è criticata per aver lavorato sulla questione dei diritti umani con altri enti e organizzazioni riconosciuti a livello internazionale. La Ligue è accusata di agire per i diritti umani, secondo il suo motto: “Les droits de l’Homme sont universels et indivisibles”.
Secondo l’organizzazione isciolta. i regime algerino accusa addirittura i militanti della LADDH di «Avere opinioni politiche, di essere a contatto con i cittadini. Fare campagna per i diritti dei migranti, per i diritti dei lavoratori, o anche per il diritto delle famiglie di Harraga a conoscere il destino dei propri cari. Rivoltante».
La promessa che i difensori dei diritti umani algerini fanno à è che «In ogni momento, la LADDH, la cui storia si intreccia con quella della Nazione, è stato ostracizzato e combattuto dai vari poteri politici. Ha sempre resistito e resisterà ancora. La LADDH denuncia la continutà implacabile con cui la si prende di mira e che assume, con quest’ultima decisione, una proporzione di estrema gravità. Studierà questa sentenza e farà valere i propri diritti utilizzando tutti i mezzi legali e legittimi disponibili».
Ma dopo il comunicato del 22 gennaio il sito della LADDH non è stato più aggiornato e l’attiovità della Ligue Algérienne pour la défense des droits de l’Homme sembra essere stata completamente fermata.
Ecco da chi compriamo il gas: per renderci indipendenti dal gas russo di Putin abbiamo rafforzato la nostra dipendenza dal gas algerino che è nelle mani di un regime forse più autoritario di quello russo.