Ancora su Scarlino, dopo la sentenza
[2 Febbraio 2015]
Dopo i nostri articoli sulla sentenza inerente il termovalorizzatore di Scarlino riceviamo in merito una lettera da parte di Gianfranco Ciulli, Coordinamento Comitati per la Salute della Piana di Prato e Pistoia, che pubblichiamo di seguito integralmente.
Premesso che il PD è un partito anche ambientalista ma a comando, ovvero quando è funzionale alla causa si fanno certi passi, quando invece ci sono convenienze localistiche ne facciamo altri.
Ambientalisti lo si è sempre e non a metà, se un inceneritore fa male a Taranto non può essere salubre a Brescia o a Firenze.
Ma approfondendo il concetto Toscano, lei ha omesso nella sua esposizione la questione dell’Inceneritore di Falascaia, oppure quella dell’Inceneritore di Montale dove da anni non si riesce ad avere risultati su indagine epidemiologica a seguito fuoriuscita diossine certificata anche da Arpat nel lontano 2007.
Al di la delle battaglie che qualcuno chiama ideologiche, nel concreto vediamo che i controlli sono sempre fatti da chi “dovrebbe essere controllato”, chi controlla saltuariamente “è sempre benevolo anche in caso di sforamenti”, poi ci meravigliamo… dei costi indiretti sulla sanità.
Se ci sono termini di legge ai quali… uno dovrebbe attenersi, mi spieghi lei come mai per l’Inceneritore di Case Passerini apparentemente si vuol far passare una AIA basata su una valutazione VIS Buiatti che era ponderata sulla metà di rifiuti da incenerire e non vogliono farne un’altra.??
Se la magistratura entra in questa partita, forse sarà perché qualcuno non segue le regole nonostante ci siano leggi e prescrizioni?? La Legge Regionale sulla Raccolta Differenziata prescriveva certi obbiettivi, ma i Gestori che non hanno raggiunto tali obbiettivi con la soddisfazione di De Girolamo mica sono stati mandati a casa…..per tale mancanza, la Regione benevola ha procrastinato le scadenze.
Le fornisco una ulteriore evidenza di comportamento, nella Piana Fiorentina c’è la falda idrica inquinata, addirittura a Prato ci sono pozzi con “trielina” ovvero tetracloroetilene di ben 550 volte superiori alle prescrizioni di legge DM 471/99 però non si fa nulla, anzi c’è una discussione fra Provincia e Regione su chi dovrebbe bonificare, però nel frattempo non si fanno ordinanze per evitare di attingere dai pozzi legali ed illegali contaminati… magari anche privati.
Nel frattempo per fornire acqua “pubblica” si usano le sorgenti di Bilancino ed Anconella (con le tariffe utenza più alte in Italia, almeno per Prato), con tubazioni in amianto che si stanno sfaldando e… sulle quali anche la Comunità Europea si è espressa.
Quindi caro Dott. Aterini, quando è stato messo in atto in Toscana il principio vero e reale sancito dall’Europa ed anche dal nostro paese di “Chi Inquina Paga” ?? Se questo è avvenuto, è solo per l’attivismo di comitati ed associazioni ambientaliste.
Perché vede la questione alla fine per il gestore è meramente economica.!! Infatti quando lo stesso venisse riconosciuto colpevole di reati ambientali con i conseguenti risvolti civili… ed i costi di dover bonificare,… quello chiude.!
Da qui il problema politico di chi ci Governa, affinché si assuma fino in fondo in un modo o nell’altro la responsabilità di tali scelte, senza stare su due staffe usando quella più conveniente al momento opportuno.
I conti poi,… si fanno alla fine, ticket e super ticket inclusi, oltre ad altri oneri da scaricare sulla collettività a vantaggio di benefici economici di pochi.
PS: visto che Lei è un giornalista, per favore usi i termini corretti, non esiste la parola “termovalorizzatore” questa è usata solo dai politici ITALIANI di turno tanto per indorare la pillola. In tutta la letteratura tecnica internazionale l’inceneritore è “ incinerator “ per cui usiamo i termini giusti, grazie.!!
Cordiali Saluti,
Gianfranco Ciulli, Coordinamento Comitati per la Salute della Piana di Prato e Pistoia
Gentile dott. Ciulli, gli articoli cui fa riferimento (http://goo.gl/QQiORk e http://goo.gl/CbjaAF) rimangono circostanziati al paradosso venutosi a creare dopo la sentenza che ha recentemente investito il termovalorizzatore in località Casone, dove si recupera energia da Css (combustibile derivato da rifiuti), e dove è venuta ancora una volta a mancare la certezza del diritto, ma anche quella del dovere. Quelle “regole” che anche a lei sembrano stare a cuore. Fare di tutta l’erba un fascio, saltando di palo in frasca e toccando i più disparati argomenti, non aiuta però né la chiarezza informativa, né l’ambiente.
L.A.
PS: Anche nelle direttive europee si differenzia tra due tipi di inceneritori, quelli che non recuperano energia (e sono considerati impianti di smaltimento) e quelli con recupero di energia, che possono ben dirsi “termovalorizzatori”: si tratta di inceneritori che valorizzano il potere combustibile dei rifiuti. Ipse dixit.