Wwf: «La magistratura faccia presto piena luce su quanto sta accadendo»
Petrolio, arresti al Centro oli di Viggiano in Basilicata. Legambiente: «Plauso al lavoro del Noe»
Muroni: «Scenario particolarmente preoccupante per la salute dei cittadini e la salubrità dell'ambiente»
[31 Marzo 2016]
Oggi, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dal Comando tutela ambiente (Noe) dell’arma dei carabinieri, riguardante l’organizzazione di traffico illecito di rifiuti, sono stati messi agli arresti domiciliari 5 funzionari del Centro oli di Viggiano (Pz).
I carabinieri hanno eseguito anche un’ordinanza di divieto di dimora per un dirigente della Regione Basilicata. I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti nelle province di Potenza, Roma, Chieti, Genova, Grosseto e Caltanissetta. Fonti sindacali dicono che sono stati eseguiti anche due decreti di sequestro nel centro oli di Viggiano con possibili conseguenze sulla produzione di petrolio in Val d’Agri. Infatti, due ordinanze di sequestro riguardano anche il pozzo di re-iniezione Costa Molina 2 di Montemurro.
Le indagini riguarderebbero anche il progetto Tempa Rossa.
L’organizzazone lucana ambientalista evidenzia che «dei rapporti fra centro oli e tecnoparco Valbasento, la magistratura si occupa da alcuni anni, in particolare l’antimafia aveva incentrato l’attenzione sul trattamento dei reflui».
La presidente nazionale di Legambiente, Rossella Muroni, sottolinea che «l’efficace attività operativa del Noe ha permesso ancora una volta di fare chiarezza in una vicenda relativa all’attività organizzata per il traffico e lo smaltimento illegale dei rifiuti. A rendere più gravi, e quindi più importanti questi arresti, il fatto che riguardano attività inerenti lo smaltimento delle acque provenienti dalle lavorazioni petrolifere, delineando uno scenario particolarmente preoccupante per la salute dei cittadini e la salubrità dell’ambiente e gettando ancora una volta l’ombra sulle attività dell’Eni in Val d’Agri, di Tecnoparco in Val Basento e di un sistema pubblico ormai chiaramente incapace di svolgere un autorevole servizio di controllo e monitoraggio ambientale. Quella del petrolio si conferma una filiera oscura e foriera di distorsioni che danneggiano pesantemente i territori. Oggi l’illegalità ambientale può essere contrastata con maggiore facilità anche grazie alla legge sugli ecoreati in vigore dal maggio dello scorso anno. Norma che abbiamo chiesto per oltre 20 anni e che già oggi, a pochi mesi dall’entrata in vigore, ha prodotto enormi risultati a totale beneficio di ambiente e cittadini. Ma non basta. Serve liberare i territori dalla schiavitù delle fonti fossili, ed è per questo che il referendum del 17 aprile potrà dare un enorme contributo alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo di un futuro pulito».
Eni non commenta, ma i legali della multinazionale petrolifera italiana stanno analizzando la situazione e l’azienda assicura che sta collaborando con la magistratura.
Il Centro oli di Viggiano è noto per le fiammate e i fumi che si sprigionano dalle sue ciminiere, che hanno spesso sollevato le proteste di cittadini e associazione. Solo il 23 marzo l’Eni aveva confermato «un fenomeno di trascinamento di liquidi al termossidatore del Centro Olio Val d’Agri che ha determinato fumosità e visibilità di breve durata (circa 5 minuti) al camino, causati dalla presenza di elementi liquidi all’interno dello stesso», per poi concludere che «il Centro Olio Val d’Agri ha sempre operato e continua ad operare in condizioni di completa sicurezza», cosa che viene contestata da molti e che probablmente non ha convinto molto nemmeno i carabinieri del Noe.
Alla luce dei fatti in Val D’Agri, anche il Wwf sottolinea l’augurio che il referendum del prossimo 17 aprile possa rappresentare l’avvio di un processo di ‘decarbonizzazione’ e ‘defossilizzazione’ dell’economia italiana. Nel mentre, è necessario che «la magistratura faccia presto piena luce su quanto sta accadendo nel Centro Oli di Viggiano. Da sempre ci battiamo per una verifica puntuale e attenta rispetto alle attività di estrazione in Basilicata: attività che non solo hanno un impatto pesante sul territorio lucano ma che da sempre espongono al rischio di incidenti. Proprio rispetto alla sicurezza delle attività petrolifere abbiamo presentato alcuni esposti alle autorità competenti, chiedendo – sottolineano dal Panda nazionale – indagini sul susseguirsi di diversi problemi e incidenti alle strutture petrolifere, sia, a inizio 2015, di fare chiarezza sullo stato radiologico dei fanghi e dei reflui provenienti dal Centro Oli della Val D’Agri dopo aver appreso dal sito del comune di Pisticci di uno screening radiologico».