Interrogazioni palamentari di Sinistra Italiana e Movimento 5 Stelle
Bombe italiane ad Arabia Saudita: «Inaccettabile che per la Ministro Pinotti sia “tutto regolare”»
Rete Italiana per il Disarmo, Amnesty International e Opla chiedono spiegazioni a Renzi
[21 Novembre 2015]
Intervenendo ieri a margine del convegno “Italia e Nato: quale difesa?”, organizzato a Roma dall’Istituto Affari Internazionali e dedicato alla discussione della riorganizzazione del sistema difesa italiano nel quadro euro-atlantico, la ministro della Difesa Roberta Pinotti ha commentato le recenti spedizioni di bombe ed armi da un aeroporto sardo verso l’Arabia Saudita, una monarchia assoluta wahabita che sta bombardando lo Yemen e realizzando un intervento di terra nel sud di quel Paese per eliminare il governo a guida sciita e ripristinare il precedente presidente sunnita. Ma l’Arabia saudita, insieme a Qatar, Emirati arabi uniti e Bahrein, è anche accusata di finanziare lo Sy tato Islamico/Daesh e la galassia di milizie jihadiste che si oppongono al regime di Bashir Al Assad in Siria. La Pinotti ha minimizzato con argomentazioni francamente abbastanza incredibili: «All’interno dei Paesi Arabi ci sono fondazioni private che finanziano i terroristi e vanno estirpate, ma dire di non fare più affari con quei Paesi è come dire che non bisognava più avere rapporti con l’Italia perché c’era la mafia». A parte che chi finanzia il Daesh (e Al qauda) fa parte spesso della famiglia regnante saudita o è legata mani e piedi agli altri emiri del Golfo e ne controlla buona parte dell’economia… evidentemente per la nostra ministro della Difesa, l’invio di armamenti a un Paese in guerra e che invia armi a milizie islamiste per far cadere governi di altri Paesi «è tutto regolare per quanto riguarda le autorizzazioni» e che il governo italiano «opera nel rispetto della legge».
Ma la Rete Italiana per il Disarmo, Amnesty International Italia e l’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Difesa e Sicurezza (OPAL) di Brescia la pensano diversamente e, in un comunicato congiunto, scrivono che: «E’ inaccettabile che la ministro della Difesa, Roberta Pinotti, sostenga che sono regolari le fornitura di bombe e materiali militari italiani all’Arabia Saudita impegnata in un conflitto in Yemen senza alcun mandato da parte delle Nazioni Unite. Chiediamo un incontro urgente con il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per chiarire la posizione del governo italiano sulle esportazioni di armamenti».
Secondo Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il Disarmo, «Il ministro Pinotti sa bene che la legge n. 185 del 1990 vieta espressamente le esportazioni di tutti i materiali militari e loro componenti verso i Paesi in stato di conflitto armato e in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Segnalo al Ministro Pinotti che l’Arabia Saudita lo scorso 28 marzo ha formalmente annunciato alle Nazioni Unite il suo intervento militare in Yemen, ma non ha mai ottenuto dall’Onu alcuna autorizzazione né legittimazione. Il governo dovrebbe perciò sospendere immediatamente l’invio di materiali militari ai sauditi e rispondere in parlamento alle numerose interrogazioni che da mesi sono depositate»
Nei giorni scorsi è stata portata a termine una nuova spedizione da Cagliari di componenti di bombe prodotte negli stabilimenti RWM Italia di Domusnovas (in Sardegna) con destinazione Arabia Saudita. E’ la terza consegna di ordigni militari del 2015, la seconda per via aerea che fa chiaramente intendere l’urgenza di approvvigionamento di materiale bellico da parte delle forze armate saudite.
Giorgio Beretta dell’Osservatorio OPAL di Brescia, spiega che «Si tratta di un carico di tonnellate di componenti di bombe italiane che è atterrato nella base militare della Royal Saudi Armed Forces di Taif Ma non sappiamo – ed è anche questo che il governo dovrebbe chiarire – se si tratta di esportazioni che rispondono a nuove e recenti autorizzazioni o a quelle rilasciate negli anni scorsi (si veda l’allegato in pdf). Resta il fatto che ordigni inesplosi del tipo di quelli inviati dall’Italia, come le bombe MK84 e Blu109, sono stati ritrovati in diverse città dello Yemen bombardate dalla coalizione saudita e che il nostro Ministero degli Esteri non ha mai smentito che le forze militari saudite stiano impiegando anche ordigni prodotti in Italia».
Il giorno prima delle dichiarazioni dalla Pinotti, il Consiglio europeo si è dichiarato estremamente preoccupato per l’impatto delle ostilità in corso in Yemen, inclusi i bombardamenti e per gli attacchi indiscriminati contro le infrastrutture civili, in particolare le strutture sanitarie e le scuole. Il conflitto ha già causato più di 5.700 morti di cui almeno 830 tra donne e bambini e 20mila feriti provocando una “catastrofe umanitaria” con oltre un milione di sfollati e 21 milioni di persone che necessitano di urgenti aiuti.
Le tre assciazioni ricordano che «Oltre ai bombardamenti mai autorizzati dalle Nazioni Unite, la monarchia saudita è inoltre responsabile di gravi e reiterate violazioni dei diritti umani: un’altra condizione che – secondo la legge n. 185/1990 – dovrebbe prevenire le esportazioni di materiali militari e di armi alle forze armate saudite».
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, evidenzia che «Ancora una volta ci dobbiamo occupare di questa situazione ricordando i nostri reiterati appelli per istituire una commissione di inchiesta internazionale sui crimini di guerra commessi in Yemen e per una sospensione immediata dei trasferimenti di armi. Di fonte alla catastrofe umanitaria che sta avvenendo in Yemen chiediamo al Governo italiano di esplicitare la propria posizione di pronunciarsi con chiarezza».
Rete Italiana per il Disarmo, Amnesty International Italia e l’Osservatorio OPAL di Brescia chiedono «al Presidente Renzi ed al Ministro Gentiloni, che è titolare delle autorizzazioni all’esportazione di materiali d’armamento, di rispondere in Parlamento alle interrogazioni ricevute e a tutte le richieste della società civile».
Sinistra Italiana ha presentato un’interrogazione al Ministro della Difesa riguardo all’accaduto, primi firmatari Erasmo Palazzotto, Giulio Marcon e Donatella Duranti: «Il governo spieghi al Parlamento per quale ragione pur essendo a conoscenza di una spedizione in aperta violazione della legge 185 del 1990 non sia intervenuto e come intende fermare eventuali casi analoghi. Inoltre, chiediamo al governo di fornire i dettagli di queste spedizioni di armi e dove verranno realmente impiegate. La lotta al terrorismo, passa anche attraverso la limitazione dell’export degli armamenti nelle zone a rischio».
Anche secondo il Movimento 5 Stelle, tuuto questo avviene in barba alla legge 185 del 1990 che vieta l’autorizzazione all’esportazione di armi verso Paesi in guerra». E non è finita: il M5S dice che «L’ 11 settembre il governo italiano ha firmato un memorandum d’intesa con il primo ministro kuwaitiano per spianare la strada ad un acquisto per 8 miliardi di euro di 28 caccia Eurofighter, costruiti da un consorzio europeo in cui Finmeccanica partecipa con una quota di quasi il 50%. Proprio quel giorno casualmente Finmeccanica ha registrato un +5,4% in Borsa. A questa operazione i vari governi italiani lavorano dal 2012 ed il ministro Pinotti si è recato più volte in Kuwait. Di 375 milioni di euro è invece il volume delle esportazioni in armi verso l’Arabia Saudita (2005-2012). 146 milioni di euro è il volume d’affari delle armi italiane vendute in Qatar tra il 2012 ed il 2014. Tre paesi che finanziano Isis, tre Paesi con i quali l’Italia fa affari. Intanto la proposta del MoVimento 5 Stelle di istituire una Commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al commercio di armamenti, è insabbiata al Senato dallo scorso gennaio».