Centrale del Mercure, da carbone a olio combustibile fino alle biomasse: un percorso davvero sostenibile?

[25 Novembre 2014]

Il progetto di conversione della vecchia centrale termoelettrica del Mercure a biomasse continua a presentare non poche criticità, prima tra tutte la effettiva capacità di alimentare con le biomasse locali un impianto ritenuto da più parti sovradimensionato.  Certamente alla centrale non basta, infatti, la quantità di legno che può arrivare dal taglio legato alla manutenzione del Parco Nazionale del Pollino, quantità limitata per ovvi motivi di tutela ambientale. Problematico anche l’approvvigionamento dai territori limitrofi, sui quali sono già presenti altre centrali a biomasse. Proprio per fare luce su preoccupazioni e criticità segnalate da associazioni ed enti locali e per promuovere una puntuale valutazione della compatibilità finanziaria e della sostenibilità ambientale del  progetto, anche tenuto conto dell’extra capacità del mercato elettrico nazionale, ho presentato una interrogazione ai ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente

Come si apprende da diverse agenzie di stampa in ottobre è stato firmato l’accordo di compensazione ambientale per la Centrale del Mercure tra l’Enel, le Regioni Calabria e Basilicata, l’Ente Parco del Pollino, Cgil, Cisl e Uil di Basilicata e Calabria ed i Comuni coinvolti dal progetto.  Tuttavia, secondo Legambiente Calabria, le ipotesi di prelievo di biomassa vergine dai boschi calabresi per alimentare la centrale del Mercure, sono in contraddizione con le Prescrizioni di Massima di Polizia Forestale (PMPF) approvate nel 2013, secondo le quali in mancanza di un Piano forestale regionale i boschi pubblici possono essere sottoposti al taglio una sola volta in un anno solare.

Dunque la quantità di biomassa che si può ricavare dalla manutenzione del Parco del Pollino è stata stimata in maniera errata, mentre la previsione di nuove aree accessibili al taglio deve considerare una viabilità di accesso al bosco con conseguenti e devastanti opere di sbancamento. Inoltre l’area di approvvigionamento della centrale del Mercure si andrebbe a sovrapporre con quelle delle già esistenti centrali a biomassa a di Cutro e di Strongoli.

Circostanze queste che fanno supporre un significativo aumento della domanda di biomassa locale e preoccupano considerando che già oggi il Parco Nazionale del Pollino, la più grande area protetta d’Europa, ha visto l’acuirsi di criminali episodi di taglio illegale di alberi secolari. Come se non bastasse numerosi articoli di stampa e alcuni sindaci locali segnalano il pericolo concreto  di infiltrazioni mafiose che potrebbero inserirsi proprio sulla filiera del legno.

Alla luce di tutti questi elementi ho quindi chiesto ai ministri interrogati se siano a conoscenza del progetto e se intendano valutare la compatibilità finanziaria e la sostenibilità ambientale del sopraddetto progetto.

di Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera