Corea del Nord: ecco perché sviluppiamo il nostro arsenale nucleare
Pronti a dare una "implacabile" risposta militare a qualsiasi invasione straniera
[5 Gennaio 2016]
Oggi la KCNA l’agenzia ufficiale del regime nazional-stalinista della Corea del nord scrive che «E’ naturale che il nostro paese possegga armi nucleari, perché è un nostro diritto legittimo e continueremo a rafforzarlo. Questo per prevenire un attacco nucleare da parte degli Stati Uniti d’America».
L’agenzia stampa della Repubblica democratica popolare di Corea sottolinea che «L’ostilità politica di Washington contro Pyongyang è la principale causa perché la RPDC sviluppa e rafforza il suo arsenale nucleare», che i russi dubitano addirittura che esista e che in molti pensano sia ancora allo stato primitivo, ma nel quale il regime sta sprecando una quantità immane di risorse che sottrae al suo popolo.
Comunque la KCNA ricorda che «Testimoni e documenti segreti recentemente declassificati rivelano che gli Usa avevano piani per attaccare diversi Paesi con armi nucleari e che tra i loro obiettivi c’era anche la Corea del nord».
Anche il Rodong Sinmun, l’organo ufficiale del Partito dei Lavoratori della RPDC, ha avvertito che Pyongyang «Porrà in marcia una implacabile guerra santa in risposta alla minima provocazione da parte degli Usa». A parte che è buffo che un Paese ufficialmente ateo e che ha sostituito la religione con il culto dell’ideologia iper-nazionalista del Juche e di Kim il Sung, il defunto fondatore della Corea del nord e della dinastia nazional-comunista di cui fa parte l’attuale leader supremo, suo nipote Kim Jong-un, il Rodong Sinmun, che è la “Bibbia” indiscutibile del regime, ribadisce che «Nella penisola coreana esiste la minaccia di una guerra nucleare, a causa delle manovre militari che realizzano gli Usa, dirette conto la Corea del nord» e, dopo aver sparso dosi di paranoia militarista, il giornale della dittatura raccomanda come se nulla fosse di «trovare i mezzi concreti per ridurre la tensione e garantire la pace e la stabilità in questa regione fragile, nella quale Washington deve rinunciare alle provocatorie esercitazioni militari, senza condizioni preventive».
Secondo il il Rodong Sinmun, anche il governo sudcoreano «Deve porre fine alla politica di scontro con con Pyongyang e smetterla di partecipare a manovre militari con forze straniere». Questo favorirebbe «un clima di fiducia necessario per la normalizzazione delle relazioni tra le due Coree».
Se è vero che la presenza militare Usa in Corea è il frutto della guerra di Corea e della Guerra Fredda, è anche vero che gli Usa difficilmente abbandoneranno l’avamposto sudcoreano e le loro basi irte di testate nucleari piazzate proprio di fronte alla seconda potenza ecnomica mondiale, la Cina, e praticamente al confine con la rinascente potenza militare russa.
La Corea del nord, anche se cerca di illudere il suo spossato popolo con una propaganda lobotomizzante, c’entra ben poco: a nessuno verrebbe in mente di scatenare una guerra per annettersi un Paese impoverito fino alla fame e tecnologicamente arretrato come la RPDC, così come nessuno – almeno fino ad ora – sarebbe così pazzo da sganciare una bomba atomica con su un Paese che confina con la Cina (l’unico vero alleato di Pyongyang) e la Russia.