Corruzione, raffinerie, fertilizzanti e politica: il caso Monómeros
Il governo venezuelano chiede alla Colombia la restituzione dell'impianto petrolchimico portato alla bancarotta da Juan Guaidó e dal governo di destra di Duque
[24 Agosto 2022]
Il 23 agosto il Ministerio Público del Venezuela ha annunciato che invierà 5 funzionari in Colombia «Per indagare sulla corruzione che coinvolge la società Monómeros Colombo Venezolanos SA, e ubicata nel paese vicino e che è una filiale della compagnia statale Petroquímica de Venezuela (Pequiven)».
Il procuratore generale del Venezuela, Tarek William Saab, ha spiegato che la commissione venezuelana vuole raccogliere informazioni e documentazione certificata per dimostrare «La brutale corruzione che ha protetto il governo dell’ex presidente Duque fino alla sua sconfitta».
Il 22 agosto, Saab aveva confermato di aver emesso 23 mandati d’arresto, interressando an che l’Interpol, «Contro persone che hanno usurpato le posizioni del consiglio di amministrazione di Monomers».
Monomeros può produrre 1,3 milioni di tonnellate di sostanze organiche e inorganiche da utilizzare come fertilizzanti agricoli Per l’agroalimentare l’azienda produce e commercializza miscele di fertilizzanti, concimi, mangimi per animali da allevamento. Inoltre, vende grandi volumi di acido nitrico, acido solforico, solfato di sodio, cicloesanone, gesso, carbonato di sodio, zolfo, soda caustica, acido fosforico, ammoniaca, metanolo e acqua ammoniacale, forniture essenziali per produrre medicinali, cibo e bibite, saponi, carta, detersivi, cemento e vernici.
Monómeros può coprire oltre il 70% della domanda di prodotti chimici per l’agricoltura necessari ai coltivatori di patate, caffè e palme della Colombia. Inoltre, i suoi prodotti vengono esportati in più di 50 Paesi.
Inoltre Monómeros moli di sua proprietà nel porto di Barranquilla, il che gli permette di avere costi di trasporto inferiori. Opera anche in altri due complessi petrolchimici: uno alla foce del Río Grande de la Magdalena e l’altro a Buenaventura, il principale porto colombiano per il commercio estero.
Monómeros è stata acquistata nel 2006 da Pequiven, la principale azienda petrolchimica statale venezuelana, che ha acquisito il 100% delle azioni della società, gestita in passato da un consorzio di società pubbliche e private colombiane.
Ma perché una fabbrica che appartiene al governo del Venezuela è finita nelle mani dell’entourage dell’ex presidente di destra della Colombia?
L’azienda petrolchimica di Barranquilla, sulla costa caraibica della Colombia, è da tempo al centro di polemiche: nel nel 2019 dal governo di Iván Duque se ne è appropriata per cederla a Juan Guaidó, l’ex deputato che si era autoproclamato “presidente ad interim” del Venezuela e che era stato riconosciuto non solo dalla Colombia ma anche dagli Usa e da qualche Paese europeo.
Da allora, il governo bolivarista venezuelano ha chiesto la restituzione di quell’impianto petrolchimico e ha denunciato che, da quando l’azienda è finita nelle mani di Guaidó, ci sono state continue rapine e appropriazioni indebite dei suoi fondi dell’impresa statale. Attualmente, il prestanome di Guaidó come presunto presidente di Monómeros è il venezuelano Guillermo Rodríguez Laprea.
Il nuovo governo di sinistra del presidente colombiano Gustavo Petro ha dichiarato l’intenzione di restituire il controllo di Monómeros a Caracas e Petro ha precisato che «Si tratta di un’azienda danneggiata, quasi in bancarotta, che bisogna vedere tecnicamente come farla ripartire». E’ chiaro che la sinistra colombiana vede nell’inchiesta anche l’occasione per far venire alla luce la corruzione del passato governo di destra.
Per Petro l’affaire Monómeros. Fa parte dei molti dossier aperti per normalizzare le relazioni bilaterali con il Venezuela, ma ritiene che non siua una grana facile da risolvere perché «Le forme giuridiche che la società ha attualmente devono essere riviste e l’intricato sistema sanzionatorio imposto dal governo statunitense nei confronti di Caracas, che è ancora in vigore e che permea Monómeros perché è parte dell’industria petrolifera venezuelana, deve essere studiato»
Secondo i media colombiani, la Pequiven ha già avviato azioni per riprendere il controllo di Monómeros, presentando un documento alla Camera di Commercio di Barranquilla con i nomi dei responsabili del nuovo Consiglio di amministrazione. Il governo di Nicolás Maduro ha presentato una lettera ufficiale alla Camera di Commercio di Barranquilla, un primo passo per riprendere il controllo dell’azienda. Il verbale, inviato l’8 agosto, è firmato da Pedro Rafael Ruiz, presidente della principale azionista di Monómeros: la Pequiven. Stabilisce che dopo un’assemblea dei principali azionisti, tra cui Copequin, Fertilizadores de Oriente, International Petrochemicals Holding Limited e Pequilago, «E’ stata presa la decisione di nominare un nuovo manager e membri del consiglio di amministrazione, con i rispettivi sostituti». Resta da definire se una delibera della Superintendencia de Sociedades consentirà o meno al governo venezuelano di riprendere il controllo della società.
Il caso Monómeros è esploso il 31 gennaio 2019, quando il precedente governo colombiano negò l’ingresso nel Paese al capo della compagnia, Ronald Ramírez, accusato di essere un collaboratore del presidente venezuelano, Nicolás Maduro. Una misura adottata unilateralmente dopo che Bogotá aveva deciso di non riconoscere più il governo venezuelano in carica. Quando il “governo ad interim” di Guaidó nominò il nuovo consigli della Monómeros, il petrolchimico era considerato la seconda più grande risorsa del Venezuela all’estero, solo dopo la raffineria Citgo, che nel 2019 è stata “espropriata” dagli Stati Uniti e consegnata al ex deputato dell’opposizione autonominatosi presidente del Venezuela.
Da allora, il governo venezuelano ha chiesto continuamente la restituzione delle due aziende petrolchimiche e ha accusato Colombia e Usa di aver compiuto un’appropriazione indebita dei fondi consegnandole nelle mani di Guaidó.
Una denuncia condivisa anche dall’opposizione di sinistra colombiana – oggi al potere – e perfino dagli ex alleati di Guaidó che hanno cercato così di prendere le distanze dagli illeciti che hanno portato la Monómeros sull’orlo del fallimento.
All’inizio di luglio, quando lo staff di Petro stava concordando con lo sconfitto governo Duque il passaggio di potere, il neo-presidente colombiano aveva detto: «Ho grande preoccupazione che Monómeros rimanga nelle mani di Guaidó, questa è davvero una preoccupazione». E l’ex deputato Luis Fernando Velasco, che stava coordinando l’insediamento di Petro aveva confermato: «Monómeros nelle mani di Guaidó è stato un disastro, è scomparso. Guaidó ha portato l’azienda fino allo scenario peggiore. Il nuovo governo colombiano non può “continuare a parlare con fantasmi che non esistono. I fertilizzanti non vengono prodotti e li stiamo acquistando al triplo in più di prima».
Quel che è c erto è che il governo Petro sia convinto che la compagnia debba essere restituita al legittimo governo del Venezuela, anche se questo non piace all’amministrazione statunitense.
Le irregolarità e la drammatica situazione creata da Guaidó a Monómeros, che prima forniva quasi il 50% dei fertilizzanti necessari per l’agricoltura colombiana, avevano spinto addirittura il governo Duque a intervenire nella sua amministrazione, attraverso la Superintendencia de Sociedades.
Nel 2018 Monómeros aveva prodotto 800.000 tonnellate di prodotti chimici per l’agricoltura e fertilizzanti ed era al 92% della sua capacità operativa totale, nel 2019 era scesa a solo 176.000 tonnellate, il 20% delle sue capacità produttive.
Alla fine, nell’agosto del 2021, il governo di destra colombiano si vide obbligato a intervenire a Monómeros con un’operazione che la Superintendencia de Sociedades giustificò come un atto «Per correggere una situazione giuridica, contabile, economica e amministrativa critica, mettere ordine finanziario, correggerne il corso e proteggere gli interessi degli investitori che potrebbero essere pregiudicati».
Dopo un anno, la Superintendencia ha deciso di annullare la vigilanza diretta sulla Monómeros, ritenendo di essere riuscita a «Normalizzare le situazioni legali e amministrative che mettono l’azienda a rischio di insolvenza». Ma l’azienda petrolchimica continuerà ad essere sottoposta a sorveglianza, una misura che richiede il rispetto di una serie di condizioni: a partire da ottobre 2022 e fino al secondo trimestre del 2023, Monómeros deve presentare ogni tre mesi un bilancio debitamente certificato e «Una relazione dettagliata dello stato di avanzamento del periodo corrispondente, del piano di miglioramento approvato dalla sua assemblea di azionisti di superare le situazioni che hanno determinato la sottomissione al grado di vigilanza del controllo».
Secondo la Superintendencia, con l’intervento in corso, entro la fine del 2021 il patrimonio di Monómeros ha avuto un aumento del 9,63% rispetto al 2020. Il suo reddito sarebbe cresciuto del 26,01%, circa 230.000 dollari, e gli utili sarebbero aumentati di oltre l’80%, oltre 13 milioni di dollari, risorse che dal 2019 sono controllate solo dal consiglio di Guaidó che è sotto accusa per la sua oscura gestione di un’impresa che appartiene allo Stato del Venezuela, ma che era stata espropriata dal governo di destra colombiano per consegnarla nelle mani di un autoproclamato presidente del Venezuela, che si è rivelato un incapace cleptomane, ma che anche in Italia aveva molti e “fedeli” amici che ora danno finta di non sapere nemmeno chi è.