Cosa c’è nei fluidi del fracking? Non lo sa nemmeno chi li usa
[16 Ottobre 2013]
Chi si oppone alla fratturazione idraulica, meglio conosciuta come fracking, sta chiedendo con forza che le compagnie gasiere rivelino tutte le sostanze chimiche contenute nei fluidi che utilizzano. Ma da un processo intentato contro la Range Resources, una compagnia texana, emerge che nemmeno le imprese dello shale gas sanno cosa siano quei prodotti chimici.
La Contea di Washington, in Pennsylvania, è un punto di riferimento nel dibattito sul fracking, che utilizza un getto ad alta pressione di una miscela di acqua, sabbia e sostanze chimiche per portare in superficie le riserve di gas nascoste negli scisti e proprio una residente ad Amwell, nella contea, Loren Kiskadden, ha avviato una causa all’Environmental Hearing Board dello Stato, contro un bacino di decantazione della Range, dove vengono stoccate le acque reflue del fracking, che ha contaminato l’acqua di un pozzo. Un giudice ha intimato alla Range di rendere noto l’elenco completo delle sostanze chimiche utilizzate nelle operazioni di trivellazione, compresi i componenti di tutti i prodotti che vengono utilizzati in ogni fase del fracking.
Range ha risposto che non è in grado di ottenere dai propri fornitori gli ingredienti di molti dei prodotti che utilizza e che sta cercando di capire di cosa sono fatti 55 diversi prodotti, tra i quali lubrificanti, fluidi di perforazione, fanghi e tensioattivi. Ma in molti casi le informazioni non arrivano, come per l’Airfoarm HD, un tensioattivo utilizzato per favorire il rilascio del gas dai pozzi. Dai documenti viene fuori che la Range ha inviato e-mail e telefonato per cercare di ottenere un elenco completo dei componenti dell’Airfoarm HD, ma non ha ricevuto nessun dato nemmeno dal Material Safety Data Sheet (Msds) che dovrebbe elencarle .
Si tratta della stessa company che teoricamente produce il Flo Stop P, anche se la Range ha scoperto che si limita ad apporre il marchio dell’Msds ed a rivenderlo ed anche in questo caso non ha potuto fornire ulteriori informazioni sul suo contenuto. Altre companies hanno detto che non forniranno informazioni senza un “protective order”, tra queste c’è la Hi-Mar Specialties che non vuole rivelare la composizione del suo antischiuma Hi-mar DFC-503, perché «Potrebbe causare danni notevoli al business dell’Hi-mar» .
Insomma nei documenti presentati la Range Resources ammette che la company «Non ha una conoscenza onnicomprensiva della formula chimica completa di ogni prodotto utilizzato nello Yeager Site da Range e/o dai suoi subappaltatori, dato che alcuni prodotti contengono composti di proprietà che non possono essere noti alla Range e molte delle schede Msds non elencano i componenti non pericolosi dei prodotti».
La Kiskadden probabilmente non pensava di scatenare questo putiferio quando ne 2011 chiese al Pennsylvania Department of Environmental Protection (Dep) di vedere se il suo pozzo, che si trova vicino ad un sito di fracking della Range, fosse inquinato. Nel giugno 2011 il Dep rispose incredibilmente che il pozzo era in effetti inquinato da sostanze come l’alcol butilico, il cloroformio, l’acetone e il metano, ma che questo poteva non essere direttamente collegato al fracking.
La signora Kiskadden ha presentato appello all’Environmental Hearing Board perché il Dep non avrebbe svolto un’analisi adeguata ed uno scienziato dell’agenzia ha testimoniato che il Dep nel riferire le sue conclusioni ha omesso alcuni dati sui metalli tossici individuati nell’acqua del pozzo.
L’avvocato della Kiskadden evidenzia che «Il fatto che Range non sa e non può determinare tutte le sostanze chimiche utilizzate nei suoi siti di perforazione ed installati nell’ambiente della Pennsylvania è, di per sé stesso, quasi inconcepibile. Il Deop è irresponsabile a non richiedere alla Range di fornire tali informazioni e la Range dovrebbe essere accusata di oltraggio alla Corte per non averlo fatto».
Il sito di Amwell è uno dei numerosi siti negli Stati Uniti che le agenzie federali hanno controllato dopo che sono aumentate le preoccupazioni per l’inquinamento dell’aria e dell’acqua derivante dal fracking. L’Environmental Protection Agency sta indagando su un caso di sospetta contaminazione in Texas in un pozzo della Range.
La portavoce del Dep,Amanda Witman, ha detto di non poter commentare un caso con un contenzioso aperto come quello della signora Kiskadden ma detto al The Huffington Post che secondo una nuova legge della Pennsylvania sulla trivellazione di petrolio e gas, approvata nel 2012, «Le companies devono fornire una relazione al Dep entro 30 giorni dall’inizio della produzione in un pozzo che include una lista di tutte le sostanze chimiche utilizzate per fratturazione idraulica del pozzo, compresi sia i componenti chimici pericolosi che non pericolosi, così come le informazioni rivendicate come segreti commerciali. Prima di tale legge, le società avrebbero dovuto rivelare questo tipo di informazioni al Dep come parte dei loro piani di contenimento di una fuoriuscita e dei piani di bonifica. In base alla legge attuale, ottenere le informazioni chimiche è un obbligo per l’operatore».
Ma chi si oppone al fracking a buon gioco nel dire che il Dep non può assolutamente far rispettare questo obbligo se la Range dice che non ha il resoconto completo di tutte le sostanze chimiche utilizzate nelle sue attività di fracking. «Come possono alla Range Resources sostenere che non sono mai stati responsabili della contaminazione dell’acqua e dell’aria, ora che hanno ammesso che non sanno nemmeno quali prodotti chimici che stanno usando? – ha detto Jesse White, un deputato statale del 46th district noto per le sue critiche al fracking – Se non sanno cosa c’è dentro, cosa possono verificare?»
Eppure la Range è stata, nel luglio 2010, una delle prime aziende ad annunciare che avrebbe rivelato volontariamente e senza problemi tutte le sostanze chimiche che utilizza nel fracking, «E’ la cosa giusta da fare moralmente ed eticamente, ma è anche giusto per i nostri azionisti», aveva assicurato John Pinkerton, presidente esecutivo della Range.
Nel 2011, i gruppi industriali sovvenzionati dal dipartimento dell’energia Usa, hanno messo online un database, il FracFocus, che doveva essere la piattaforma nella quale le companies rivelavano rivelare volontariamente le sostanze chimiche che utilizzano. Ma studi indipendenti hanno rivelato che il FracFocus fornisce informazioni incomplete e che molti pozzi non sono elencati nel database. Gli anti-fracking dicono a buona ragione che i requisiti per la segnalazione volontaria non d sono abbastanza forti.
White sta preparando una proposta di legge per obbligare le imprese a rivelare tutti i prodotti chimici utilizzati durante il fracking e che obbligherebbe il Dep a tenere un elenco delle sostanze chimiche che le compagnie dello shale gas intendono utilizzare prima che ottengano la licenza. «Range ha davvero fatto un buon greenwashing, facendo credere all’opinione pubblica che stavano svelando ciò che stanno usando – conclude White – Range si vanta ormai da anni di essere la prima a rivelarlo volontariamente, il che è chiaramente una menzogna».
Una menzogna che tutta la filiera del fracking Usa rischia di pagare molto cara.