Dal Congo a Piombino, Eni inaugura la nuova rotta africana del gas fossile liquefatto
Situato nel permesso Marine XII, il progetto raggiungerà una capacità di liquefazione del gas a plateau di circa 4,5 miliardi di metri cubi all'anno
[27 Febbraio 2024]
Il presidente della Repubblica del Congo, Denis Sassou-N’Guesso, ha celebrato l’avvio della produzione di gas naturale liquefatto (Gnl) nel proprio Paese insieme al presidente (Giuseppe Zafrana) e all’ad (Claudio Descalzi) di Eni.
Si tratta di metano di origine fossile, diretto verso l’Italia: «Il primo carico di Gnl è in corso e salperà per il terminale di rigassificazione di Piombino nei prossimi giorni», informano dal Cane a sei zampe, dove ad aspettarlo ci sarà la nave rigassificatrice Golar Tundra.
«Il primo carico di Gnl dal Congo è il risultato del forte impegno di Eni e dei suoi partner e del costante supporto del Governo della Repubblica del Congo – commenta Descalzi – Eni e i partner locali hanno condiviso competenze, know-how e tecnologie, garantendo ulteriori entrate al Paese e contribuendo alla sicurezza energetica dell’Europa».
Un’opinione che sembra divergere nettamente da quella di istituzioni internazionali come Iea, Bce e Bei, che ritengono invece prioritario (ed economicamente conveniente) accelerare la transizione verso le energie pulite.
Mentre il consumo di gas è al minimo in Europa da un decennio e il picco del consumo di Gnl è previsto nel 2025, con l’Italia che vanta già un’ampia ridondanza per l’approvvigionamento di gas, lo scorso autunno Eni ha firmato un contratto per la fornitura di Gnl dal Qatar fino al 2053 – ovvero quando l’Italia dovrà avere emissioni nette zero già da tre anni – e adesso apre un nuovo canale col Congo.
Il progetto Congo Lng, approvato nel dicembre 2022, ha iniziato la produzione di gas dopo solo un anno, in linea con la tempistica iniziale; situato nel permesso Marine XII, raggiungerà una capacità di liquefazione del gas a plateau di circa 4,5 miliardi di metri cubi all’anno e, secondo Eni, comporterà l’azzeramento del flaring dalle attività gestite nel Paese. I volumi di gas fossile saranno poi commercializzati da Eni.
Nel frattempo la multinazionale a controllo statale italiano afferma di essere «fortemente impegnata a promuovere la transizione energetica» del Congo, ma al contempo informa che «attualmente fornisce gas alla Centrale electrique du Congo, che copre il 70% della capacità di generazione elettrica del Paese» tramite una fonte fossile.
Per il prossimo futuro il Piano Mattei, celebrato dal Governo italiano e con un ruolo centrale di Eni – ma duramente criticato dagli ambientalisti e dalla società civile africana – punta ad affiancare alle attività fossili quelle nei biocarburanti.
«Eni includerà il Congo nella catena del valore della mobilità sostenibile attraverso la produzione di agri feedstock per la bioraffinazione», argomentano nel merito dal Cane a sei zampe, anche se secondo un’indagine appena condotta dagli ambientalisti di T&E insieme al settimanale africano The continent, dopo 18 mesi di fase pilota nessun olio vegetale per la raffinazione risulta essere stato prodotto in Congo. Nel merito, Eni ha comunicato a T&E che «le attività sono in preparazione per la stagione agricola 2024».