E’ entrato in vigore il trattato che vieta le armi nucleari. Ma le potenze nucleari non aderiscono (VIDEO)
ICAN: «Una manciata di nazioni ha tenuto in ostaggio il mondo con queste orribili armi»
[22 Gennaio 2021]
Oggi è entrato in vigore il Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons (TPNW), il primo trattato multilaterale sul disarmo nucleare firmato di più di due decenni, ma finora le principali potenze nucleari del mondo: Usa, Regno Unito, Russia, Cina e Francia non hanno firmato l’accordo. Israele, India, Cina e Corea del Nord non hanno firmato (o ignorano) nemmeno il trattato di non proliferazione nucleare.
Secondo il TPNW, i paesi che lo ratificano «Non devono mai, in nessuna circostanza, sviluppare, testare, produrre, fabbricare o acquisire altrimenti, possedere o immagazzinare armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari».
L’accordo è stato approvato inizialmente da 122 nazioni all’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2017, ma sono stati i gruppi della società civile guidati dell’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN), l’organizzazione Premio Nobel per la Pace nel 2017, che con decenni di appassionato attivismo sono riusciti a garantire il numero di 50 Paesi necessario per renderlo una realtà.
Beatrice Fihn, direttrice esecutiva dell’ICAN, ha evidenziato che «Le armi nucleari sono sempre state immorali, ora sono illegali. Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari è una vittoria per tutte le persone, resa possibile dagli sforzi della società civile e della comunità internazionale. Una manciata di nazioni ha tenuto in ostaggio il mondo con queste orribili armi. Con il trattato spezziamo quelle catene e tracciamo una nuova rotta verso un mondo libero dalle armi nucleari».
Intervenendo oggi a una cerimonia all’Onu per celebrare l’entrata in vigore del TPNW, la Fihn ha detto che «Oggi raggiungiamo un traguardo importante sulla strada per un mondo più pacifico e sicuro, libero dalla minaccia definitiva della guerra nucleare. Sin dai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, cittadini di tutto il mondo hanno presentato petizioni e protestato per un divieto permanente delle armi nucleari. Quel divieto – a lungo immaginato, a lungo cercato – è ora, finalmente, in vigore. Per la prima volta, le peggiori armi di distruzione di massa – armi così orribili da minacciare la sopravvivenza stessa dell’umanità – sono soggette a un divieto globale e globale. Per la prima volta esiste un quadro giuridico multilaterale per eliminare i programmi per le armi nucleari in modo verificabile e irreversibile. Per la prima volta è in atto un sistema internazionale per assistere le vittime dell’uso e della sperimentazione di armi nucleari e per risanare gli ambienti contaminati. Questo trattato è un traguardo monumentale e desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla sua creazione: gli attivisti e i cittadini interessati; i diplomatici, i funzionari delle Nazioni Unite e gli operatori umanitari della Croce Rossa; ma soprattutto, gli ibakusha (i sopravvissuti all’olocausto nucleare di Hiroshima e Nagasaki, ndr). Abbiamo tutti un debito di gratitudine verso i sopravvissuti alla guerra nucleare che si sono espressi coraggiosamente e dolorosamente, più e più volte, per salvare l’umanità da se stessa. Alcuni cercheranno di minimizzare il significato storico di questo momento : quelli intenti a preservare lo status quo, che si sentono forti nel maneggiare questi strumenti di sterminio di massa; o coloro che traggono profitto dalla loro produzione. Ma le loro voci sono lievi piagnucolii in mezzo al forte coro di sostegno a questo nuovo cruciale pezzo di diritto internazionale. Agli Stati che hanno già ratificato il trattato: grazie per la vostra leadership, il vostro coraggio, la vostra visione. Oggi avete fatto la storia oggi, ponendo le basi per un domani migliore.
Poi la direttrice esecutiva dell’ICAN si è rivolta agli stati favorevoli che non l’hanno ancora ratificato: «Vi pregiamo di agire rapidamente. Ogni nuova ratifica rafforza le norme del trattato e lo rende efficace nel raggiungimento dei suoi obiettivi. Agli stati che appoggiano e offrono supporto pratico per le armi nucleari dei loro alleati (Italia compresa, ndr): fermatevi adesso. State aiutando e favorendo la conservazione e il potenziale uso di armi illegali. Siete complici intenzionali di un’impresa criminale congiunta che sta mettendo in pericolo il nostro pianeta. Agli stati dotati di armi nucleari: le vostre armi sono ora vietate. Permanentemente. Siete dalla parte sbagliata del diritto internazionale, dalla parte sbagliata della storia e dalla parte sbagliata dell’umanità. E’ ora di gettare le vostre orribili bombe nella pattumiera della storia. Sarte celebrati per questo e vi chiederete perché non l’avete fatto molto prima. L’ICAN continuerà la sua campagna fino a quando tutti i Paesi non avranno aderito a questo trattato e tutte le armi nucleari saranno eliminate».
Anche secondo il segretario generale dell’Onu, António Guterres, «Il TPNW rappresenta anche una forte dimostrazione di sostegno agli approcci multilaterali e al disarmo nucleare», poi si è complimentato con gli Stati che hanno ratificato il Trattato e ha riconosciuto il forte ruolo avuto della società civile nel portare avanti i negoziati e l’entrata in vigore del TPNW: «I sopravvissuti alle esplosioni nucleari e ai test nucleari hanno fornito testimonianze tragiche ed sono stati la forza morale dietro il Trattato. L’entrata in vigore è un tributo alla loro costante difesa. Sono impaziente di guidare la risposta delle Nazioni Unite secondo il Trattato, compresi i preparativi per la prima riunione ufficiale degli Stati parti».
Guterres ha concluso: «Le armi nucleari rappresentano pericoli crescenti e il mondo ha bisogno di un’azione urgente per garantire la loro eliminazione e prevenire le catastrofiche conseguenze umane e ambientali che causerebbe un qualsiasi loro uso. L’eliminazione delle armi nucleari rimane la massima priorità di disarmo delle Nazioni Unite. Invito tutti gli Stati a lavorare insieme per realizzare questa ambizione di promuovere la sicurezza comune e la sicurezza collettiva».