Il nuovo Piano Ambientale ed Energetico della Regione Toscana, spiegato dall’assessore Anna Rita Bramerini
Verso un’economia della Toscana a basse emissioni di carbonio
[24 Gennaio 2014]
Il Piano Ambientale ed Energetico Regionale della Toscana, PAER che è stato approvato il 23 dicembre dalla giunta regionale, sostituisce il precedente Piano energetico. Ci spiega quali sono le principali novità?
«Il PAER è un Piano che guarda all’Europa. Si divide in due grandi aree tematiche: la prima, sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e contrastare i cambiamenti climatici attraverso la diffusione della green economy. La seconda, promuovere l’adattamento ai cambiamenti climatici, la prevenzione e la gestione dei rischi.
In questa logica il Piano indica cinque macro aree d’intervento necessarie per adattarsi ai cambiamenti climatici in atto e per ridurre il rischio sismico, stimando i costi nel medio periodo: difesa del suolo, risorsa idrica, difesa della costa, tutela della biodiversità e rischio sismico. Inoltre si indica nella green economy un possibile modello di sviluppo su cui incentrare la ripresa. Infine, per la prima volta il Paer segna un cambio di passo nella politica della programmazione delle risorse. Stima innanzitutto il fabbisogno per la realizzazione dei vari interventi nel medio-lungo periodo, in un arco temporale 2014-2030 e prevede un percorso che prenda in considerazione i vari canali per il finanziamento, sia regionali, nazionali che comunitari. In particolare, per il programma straordinario degli interventi strategici per la risorsa idrica stima un fabbisogno di 875 milioni di euro. Per la difesa del suolo, un fabbisogno minimo di 1,5 miliardi di euro. Per gli interventi strategici per la difesa della costa un fabbisogno di 190 milioni di euro e per il programma pluriennale per la sicurezza sismica 390 milioni di euro.
Infine, come previsto dalla normativa e dal decreto ministeriale del 15 marzo 2012, il Paer contiene come allegati anche le aree non idonee per gli impianti da fonti di energie rinnovabili. Oltre alle aree non idonee per impianti fotovoltaici a terra, già disciplinati con apposita normativa regionale, si aggiungono quelle per gli impianti eolici e per gli impianti a biomasse. Sottolineo che le aree non idonee svolgono un ruolo di semplificazione, cioè sono strumenti volti non a rallentare il procedimento di autorizzazione unica, bensì a offrire ai potenziali produttori un quadro certo e chiaro di riferimento per orientare le scelte localizzative degli impianti di produzione. Insomma, in estrema sintesi, non vincolano ma guidano».
Nel PAER, la green economy viene assunta come il possibile modello di sviluppo tramite cui attuare gli obiettivi previsti dal piano, può spiegare quali sono gli strumenti previsti perché questo si possa realizzare?
«L’economia green, che questo Piano elegge a una vera e propria priorità, dovrà includere nel territorio regionale le quattro fasi dello sviluppo: cioè ricerca, produzione (anche sperimentale), installazione impianti e consumo sostenibile ed efficienza. Come? Innanzitutto risulta fondamentale l’applicazione di una nuova strategia legata alla gestione sostenibile dei rifiuti volta alla minimizzazione della produzione e all’aumento costante della raccolta differenziata. Ciò si associa alla necessità di sviluppare nuovi modelli di produzione e consumo che valorizzino la creazione di una vera e propria filiera del riciclo. Altro punto, creare la filiera del calore. Sfruttare il calore naturale della terra è ormai un obiettivo comunitario. Valorizzeremo e potenzieremo l’impiego della media entalpia per la produzione di energia elettrica con temperature inferiori all’ordinario. Si tratta di una produzione che prefigura minori impatti ambientali, dovuti alle ridotte dimensioni delle nuove centrali e all’impiego di tecnologia a ciclo binario. Importante anche la bassa entalpia per il recupero del calore con cui si può provvedere alla climatizzazione degli edifici sfruttando lo scambio termico con il sottosuolo superficiale.
Favoriremo la nascita di una filiera produttiva del legno a partire dalla raccolta o dalla produzione dedicata, da destinare a cippato per la produzione di energia elettrica e termica, ma anche all’eco-edilizia dove l’impiego del legno come materiale di costruzione rappresenta un elemento di efficienza e di sicurezza (se impiegato per l’antisismica). Va da sé che la produzione di legname adatto a queste finalità richiede di incentivare il diffondersi di pratiche e misure di manutenzione del bosco e, più in generale, dei territori. Infine ci concentreremo sulle Smart cities per le quali non esiste ancora una definizione unica e condivisa, ma le esperienze esistenti lasciano intravedere alla base un fortunato connubio tra innovazione tecnologica e sociale, finalizzata al miglioramento della qualità della vita attraverso la gestione efficiente delle risorse, del trasporto, dell’energia, dei rifiuti. Concludo dicendo che l’energia più pulita è quella che non si consuma. Promuovere la green economy vuol dire anche promozione del risparmio e all’ecoinnovazione, con particolare riferimento all’efficienza energetica degli edifici.
Accanto a questo grande filone si pone il secondo pilastro di questo Paer, cioè la promozione dell’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi. Il clima è, nei fatti, già cambiato: basta vedere fenomeni come le bombe d’acqua che provocano alluvioni e frane e le stagioni di emergenza idrica in periodi dell’anno normalmente piovosi. Allo stesso tempo la costa toscana è colpita da fenomeni sempre più intensi di erosione. Adattarsi al cambiamento del clima significa ridurre il rischio di alluvioni, di erosione e di siccità, riducendo conseguentemente i costi economici e sociali da questi prodotti. Per ognuno di questi temi il PAER riporta una ricognizione di massima degli interventi necessari a mettere in sicurezza il territorio e ne definisce i fabbisogni finanziari. C’è quindi un programma straordinario degli Interventi Strategici Risorsa Idrica, un piano di Interventi Strategici per la Difesa del Suolo, un altro di Interventi Strategici per la Difesa della Costa e un Programma Pluriennale per la Sicurezza Sismica. A questi si aggiunge la Strategia regionale per la biodiversità terrestre e marina. La Toscana ha definito, per prima in Italia, tramite un accordo siglato a maggio 2008 con WWF Italia, una specifica Strategia regionale finalizzata alla conservazione delle specie e degli habitat in maggior pericolo in Toscana. Obiettivo: ridurre il rischio di perdita di biodiversità, dovuta anche all’estremizzarsi dei fattori meteo-climatici».
Nella parte relativa al settore energetico, quali sono gli obiettivi previsti? E come si pensa di raggiungerli?
«Per quanto riguarda l’energia elettrica, le stime a nostra disposizione ci indicano un obiettivo del Burden Sharing realistico rispetto ai trend di crescita della nostra Regione. Obiettivo del PAER è in realtà andare oltre tale obiettivo e raggiungere il 50% di FER rispetto al consumo finale di energia elettrica. Le attuali previsioni attestano la Regione Toscana ad un 42% al 2020, le azioni del PAER vanno quindi a legarsi ad un obiettivo aggiuntivo che miri ad aggiungere quei Ktep necessari a centrare il 50%.
In particolare, per l’eolico: la produzione attuale è di 6,00 Ktep, il burden sharing prevede di arrivare a 30,79 Ktep e la Toscana nel 2020 stima una produzione di 30,31 Ktep (-0,48). Se consideriamo gli aereo generatori di potenza di 2 MW, sarebbero necessari, per centrare l’obiettivo al 2020, ancora un centinaio di aerogeneratori, secondo la previsione più pessimistica. La Toscana presenta tecnicamente le potenzialità per accogliere un numero di aerogeneratori come quello ricordato ma occorre tenere conto del loro forte impatto visivo e della conseguente necessità di assicurare la tutela del paesaggio e dell’ambiente in generale.
Per le biomasse: la produzione attuale tra biomasse solide da RSU, biomasse solide diverse da RSU, biogas e bioliquidi è di 32,32 Ktep, la Regione prevede di arrivare a una produzione di 63,46 nel 2020 contro una previsione del burden sharing di 78,19 Ktep (-14,72). I megawatt necessari a centrare l’obiettivo al 2020 per questa fonte, parte elettrica, superano i 150MW. Le analisi condotte dai settori regionali dell’Agricoltura stimano che dalle foreste toscane residuano annualmente circa 600.000 tonnellate di legna cui corrisponde una potenza elettrica di circa 60 megawatt. Considerato che già il PIER e ora il PAER prediligono la filiera corta e una politica incentrata su piccoli impianti a cogenerazione, si desume che lo scenario ipotizzato nel PAN sia eccessivo.
Per il fotovoltaico: la produzione attuale è di 63,19 Ktep, la previsione del Burden sharing è di 22,63 Ktep e la Toscana prevede di arrivare a produrre nel 2020 100,05 Ktep (+77,43). Diversamente dalle biomasse, il livello delle installazioni effettuate è di gran lunga superiore allo scenario previsto dal PAN. Ciò si è determinato a causa della forte incentivazione pubblica a favore del fotovoltaico concentrata in un numero limitato di anni (anche se oggi la situazione è radicalmente mutata). La capacità di produrre con il fotovoltaico maggiori Ktep di quelli previsti del Burden Sharing consente di bilanciare i casi, come quello delle biomasse, in cui le previsioni sono risultate non pertinenti.
Per la geotermia: la produzione attuale è di 486 Ktep e la previsione del burden sharing è di 554,70 Ktep ma nel 2020 la Toscana prevede di produrre 631,13 Ktep (+77,43). Dei 113 MW mancanti per centrare l’obiettivo al 2020, 40 sono già stati oggetto di autorizzazione per la centrale di Bagnore 4 nel comune di Santa Fiora. Mancano quindi circa 70 MW di potenza. In materia di geotermia, a seguito della liberalizzazione realizzata dal decreto legislativo 22/2010, sono stati a oggi presentati oltre 50 permessi di ricerca rivolti alla individuazione di nuova risorsa efficace per produrre energia. Lo scenario prefigurato dal PAER è quello di riorientare la produzione elettrica verso la media entalpia (molto meno impattante da un punto di vista ambientale) e il ciclo binario attraverso impianti di minore potenza.
Infine per l’idroelettrico: la produzione attuale è di 64 Ktep e la previsione del Burden sharing stima 80,26 Ktep mentre la Toscana prevede di produrre nel 2020 69 Ktep (-11,26). Nonostante ad oggi manchino 16 KTep a centrare l’obiettivo al 2020, per l’idroelettrico non sono previste possibilità di sviluppo, se non piccole installazioni scarsamente impattanti sulla risorsa idrica».
Rispetto alla fonte geotermica, che per la Toscana è una peculiarità, quali sono le previsioni, anche alla luce dei numerosi permessi di ricerca richiesti?
«Per gli obiettivi di sviluppo, li ho già esposti nella precedente risposta, ma sui permessi di ricerca dico che la Regione sta seguendo con la massima attenzione, insieme agli enti locali, tutta la vicenda con particolare riferimento ai temi del paesaggio e del contesto economico e sociale in cui i vari progetti si inseriscono. Il nuovo Piano energetico ribadisce che l’attività geotermoelettrica rappresenta una peculiarità specifica della Toscana e la questione dei permessi di ricerca geotermici e minerari (come l’estrazione della Co2 che tanta attenzione destano nei Comuni e tra la popolazione) è materia che si trova a cavallo tra settore energia e governo del territorio. Per questo dovrà essere affrontata soprattutto tenendo conto dei vincoli e delle peculiarità del paesaggio toscano per minimizzare gli impatti e soprattutto per individuare, anche con l’aiuto degli strumenti urbanistici, limiti localizzativi allo sviluppo della media entalpia».
Quando prevede che il PAER possa finire l’iter di approvazione in consiglio regionale e, dunque, divenire operativo?
«Rimane ovviamente alla piena competenza del Consiglio definire i tempi di approvazione. Posso dire che, entro fine mese, è prevista una illustrazione, da parte di questo Assessorato, dei principali contenuti del Piano. Immagino che il Consiglio vorrà analizzare alcune questioni e ovviamente sono disponibile al confronto più ampio e approfondito del caso. Mi auguro in ogni modo che il Piano possa essere approvato in primavera, così che dal secondo semestre di questo anno si possa procedere alla sua piena attuazione».
Sono previste specifiche dotazioni finanziarie per dare concretezza agli obiettivi del PAER?
«Gli effetti del Patto di Stabilità interno limitano fortemente la capacità di spesa della Regione e la possibilità di sostenere investimenti consistenti e adeguati alle stime sopra riportate. La collocazione del PAER in uno scenario ultradecennale suggerisce tuttavia di applicare, come metodo, quello di destinare annualmente una somma costante del bilancio regionale ripartendo le risorse fino al 2030 (e comunque nel lungo periodo) in modo da assicurare continuità agli investimenti e procedere per step nel quadro di un disegno generale. Le fonti di finanziamento possono non essere, del resto, tutte interne alla Regione; al netto del ruolo dei privati (energia) o delle società di gestione dei servizi pubblici, ci sono 136 milioni nel 2014 e 121 milioni nel 2015. Occorrerà altresì definire un sistema combinato di garanzie regionali e detrazioni fiscali statali per lo sviluppo di forme di efficienza energetica soprattutto nelle civili abitazioni e messa in sicurezza sismica, l’integrazione con i nuovi fondi comunitari 2014-2020 e l’attivazione dei relativi finanziamenti e naturalmente sinergie con il Governo nazionale».