Elettrodotto Italia-Montenegro, M5S e Legambiente: stop al progetto

«Il Governo faccia chiarezza su un progetto inutile, costoso che aumenterà le bollette dei cittadini»

[9 Marzo 2015]

Dopo il Movimento 5 Stelle anche Legambiente contesta l’elettrodotto Italia-Montenegro, l’interconnessione energetica Villanova-Tivat attraverso un cavo sottomarino nell’Adriatico. Secondo gli ambientalisti, «Il progetto di elettrodotto tra Italia e Montenegro si sta rivelando sempre di più come un’opera solamente inutile e costosa a danno dei cittadini italiani – ha detto il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchin – Il Governo deve assolutamente fare chiarezza rispetto a un progetto dove le uniche certezze che si hanno sono preoccupanti per le imprese e i cittadini italiani. Le risposte date dal Viceministro dello Sviluppo economico Claudio De Vincenti la scorsa settimana in risposta a un interrogazione del Senatore Girotto del Movimento Cinque Stelle, sono del tutto insufficienti rispetto a un’opera di questa dimensione e con questi rischi».

In una nota il Movimento 5 Stella aveva scritto: « Il M5S apprende con stupore l’impegno del Governo a realizzare l’interconnessione con il Montenegro. Le dichiarazioni del Sottosegretario De Vincenti mostrano chiaramente che l’Italia non ha una strategia energetica. Con la situazione di over capacity della produzione e la riduzione dei consumi di energia elettrica nella quale ci troviamo pensiamo seriamente che sia giusto costruire ancora grandi impianti di produzione e interconnessioni elettriche? Tanto più se a pagare saranno direttamente i cittadini nella bolletta elettrica che Renzi ha provato a ridurre massacrando il settore della generazione distribuita? Ricordiamo che la legislazione italiana prevede ingenti incentivi per chi produrrà energia elettrica in Serbia. Le guerre in corso per il controllo delle risorse fanno presagire che i periodi di magra economica saranno ancora lunghi. Pertanto si rende necessario non sciupare le nostre risorse per opere inutili ma investire concretamente nelle sicurezza energetica tramite politiche di unione energetica e interventi rivolti alla sostenibilità e all’occupazione che solamente un sistema energetico innovativo, decentrato, rinnovabile ed efficiente può sopportare. Diversamente continueremo ad essere lo zerbino di altri belligeranti con i quali la cultura del Paese Italia non ha nulla a che fare».

Legambiente mette in fila le ragioni di contrarietà «rispetto a un’opera di cui, comunque, si continuano ad avere informazioni parziali, malgrado i cantieri siano aperti, e su cui è evidente la volontà di non fare chiarezza da parte di chi ha firmato accordi ai tempi del Governo Berlusconi», eccole: «La prima ragione di opposizione è legata al fatto che il costo dell’opera sta lievitando considerevolmente, per ammissione della stessa Terna (secondo le ultime stime ha superato il miliardo di Euro), e che sarà ovviamente tutto a carico delle bollette di cittadini e imprese italiane. La seconda ragione sta in un accordo stipulato nel 2011, dall’allora Ministro Romani, che prevede per l’importazione di energia prodotta in Montenegro da impianti da fonti rinnovabili, una tariffa pari a 155 Euro/MWh, ossia circa tre volte il prezzo medio nel 2014 sul mercato elettrico nazionale. Un’autentica beffa, perché mentre in Italia sono stati cancellati tutti gli incentivi per il fotovoltaico, persino quello per la sostituzione dei tetti in amianto, qui se ne prevedono di generosissimi per chi realizza interventi in Montenegro. La terza ragione sta nella sostanziale inutilità ai fini della sicurezza degli approvvigionamenti italiani, di un elettrodotto che appare fuori da qualsiasi strategia dell’Unione Europea rispetto alle emissioni di CO2 e alle fonti rinnovabili. Il Montenegro è infatti un Paese in deficit di energia elettrica, con il 40% di importazioni dall’estero, per cui non si comprende la necessità di questa opera a meno che non si voglia importare energia elettrica prodotta da carbone dai Paesi dell’Est. In questo caso però ci sarebbero problemi di contabilità rispetto agli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e di concorrenza alle centrali termoelettriche italiane già in drammatica crisi per via della riduzione dei consumi e della crescita delle rinnovabili avvenuta in questi anni in Italia».

Zanchini conclude: «Chiediamo al Governo Renzi di fermare questo progetto e di fare chiarezza rispetto a un intervento che rischia di trasformarsi in una vera e propria beffa per cittadini e imprese senza alcun vantaggio per il Paese».