Elezioni in Kazakistan: cambia presidente ma non cambia nulla. Arrestati più di 500 oppositori
Vince Tokayev, delfino di Nursultan Nazarbayev e il regime autoritario petrolifero continua
[10 Giugno 2019]
A tre mesi dalle dimissioni a sorpresa dell’eterno presidente Nursultan Nazarbayev. In Kazakistan si sono tenute le elezioni per eleggere il suo successore e – senza sorpresa alcuna – ha vinto il presidente ad interim, Kassym-Jomart Tokaiev con circa il 70% dei voti.
In Kazakistan non cambia niente: Tokaiev, scelto personalmente da Nazarbayev, è il delfino del “padre della patria”, Infatti Nazarbayev (che Silvio Berlusconi in un memorabile viaggio in Kazakistan definì un esempio di consenso democratico, visto che prendeva il 90% dei voti) è stato ininterrottamente a capo del Kazakistan dal 1989, prima come segretario del Partito comunista ai tempi dell’Unione Sovietica e poi come presidente/dittatore quando il Paese è diventato indipendente, Il suo regime familistico, che si basa sulla rapina delle risorse di idrocarburi, ha organizzato elezioni farsa e portato la capitale al Alma Ata (oggi Almaty) ad Astana che, dopo le dimissioni di Nazarbayev è stata sobriamente ribattezzata Nursultan a imperitura memoria del Padre della Patria e della sua ideologia che mischia l’islam “moderato” con il liberismo di Stato clanico centro- asiatico.
Anche queste elezioni per l’opposizione sono state poco più che una formalità, una farsa organizzata per garantire al clan di Nazarbayev di continuare a governare il Kazaklistan e a intascare i proventi di petrolio e gas dietro la trasparente facciata del delfino designato: «Il diplomatico 66enne Kassym Jomart-Tokayev, che da marzo ricopre la carica di presidente ad interim, scelto personalmente da Nazarbayev», come riassume efficacemente l’agenzia iraniana Pars Today.
Ma questa volta è successo qualcosa di abbastanza inedito per il Kazakistan: le opposizioni hanno scelto di boicottare pubblicamente le elezioni presidenziali e hanno invitato i loro sostenitori a riempire le piazze di Astana/Nursultan e della capitale economica Almaty.
Secondo il regime in piazza sono scese poche centinaia di persone, ma i Partiti di opposizione dicono che erano migliaia e che hanno scandito slogan per il boicottaggio prima di venire dispersi dalla polizia, che ha annunciato di aver compiuto almeno 500 arresti (dando così indirettamente conferma che i contestatori non erano poi così pochi).
Secondo gli exit poll dell’Istituto di ricerca sull’opinione pubblica del Kazakistan, Tokaiev si sarebbe aggiudicato il 70,13% dei voti, seguito a lunga distanza con il 15,39% da Amirjan Kosanov del Movimento patriottico nazionale unificato che l’opposizione kazaka giudioca un fantoccio del regime. Secondo un altro sondaggio dell’Istituto di ricerca sulla gioventù LLP, Tokaiev si sarebbe fermato al 69,94% e Kasanov al 14,96%.
L’opposizione dice che il regime non poteva permettere che il successore di Nazarbayev prendesse le sue percentuali stratosferiche e che allo stesso tempo il vero padrone del Paese ha voluto dare un segnale di falsa competizione democratica. Comunque Tokaiev è il nuovo presidente del Kazakistan e l’opposizione e i suoi due potenti amici: Russia e Cina dovranno fare i conti con lui, mentre Unione europea e Usa continuano a corteggiare un regime petrolifero autoritario.
Bisognerà anche capire se con il “nuovo” presidente Astana/Nursultan inasprirà i rapporti con Pechino che reprime gli uiguri (e i kazaki) nel Xinjiang che hanno stretti legami etnici, linguistici e religiosi con il Kazakistan. Rapporti che si sono raffreddati negli ultimi mesi, anche se la Cina è un partner economico sempre più importante per il Kazakistan.