Energie europee, tra guerre, pandemie e crisi climatica
L’analisi di Lorenzo Partesotti sulle nuove politiche energetiche in Europa
[17 Maggio 2023]
Ad un anno abbondante dall’invasione dell’Ucraina, e’ sempre piu’ evidente il radicale cambio di rotta delle politiche e strategie energetiche dei principali paesi europei, con la Russia che e’ riuscita ad “obbligare” gli europei, Germania in testa, a recidere (forzatamente) il cordone ombelicale energetico con la Russia stessa; e cosi rafforzando e accellerando la tendenza emersa con la pandemia e la crisi climatica sempre piu’ incalzante, che aveva gia’ messo in crisi il “vecchio” sistema di scambi e interdipendenza anche energetica a livello mondiale: la vecchia globalizzazione sembra essere in crisi, e si devono sperimentare e avviare nuovi modelli relazionali e produttivi.
In campo energetico sempre piu nazioni, stati e governi si pongono comunque l’obbiettivo di raggiungere, per quanto possibile, l’Indipendenza Enegetica (sovranismo energetico?) per motivi strategici, oltreche’ ambientali: e’ evidente che nessuno vuole piu’ correre il rischio di finire sotto ricatto energetico, mettendo cioè la propria economia a rischio di defoult a seconda dei voleri dell’autocrate, generale o sceicco di turno!.
NUOVE POLITICHE ENERGETICHE IN EUROPA: VERSO L’INDIPENDENZA E IL 100% (O QUASI) DI RINNOVABILI?
Indipendenza emergetica in Germania Federale : 100% rinnovabile entro il 2035 con eolico (sopratutto off shore), chiusura di nucleare e carbone, investimenti in idrogeno verde (anche in Canada) e interconnessione rete Mar del Nord.
La Germania federale – la prima economia europea e la quarta al mondo – ha decisamente avviato una Politica Energetica e una Politica Industriale, con la necessaria Pianificazione anche finanziaria e puntando anche alla interconnessione nel mar del nord e pure translatlantica.
In questo anno ha gia’ pianificato ed attivato programmi per arrivare entro il 2030 (in soli 7 anni) a coprire l’80% dei propri consumi elettrici con le diverse fonti rinnovabili (che ora hanno superato il 46%), puntando molto sull’eolico offshore, e per arrivare al 100% nel 2035 !, in soli 13 anni, e cioe forzando sui tempi.
Secondo la “Wind-an-Land-Gesetz” (Onshore Wind Energy Act) i singoli Länder tedeschi dovranno destinare all’energia eolica il 2% del loro territorio entro il 2032 (come se ogni regione italiana fosse abbligata a autorizzare l’installazione di alcune migliaia di turbine eoliche).
In particolare l’obbiettivo e’ fissato a 30 GW di potenza eolica installata entro il 2030, ha dichiarato il Ministero dell’Economia in un comunicato riportato da Reuters. Ma il piano dell’Agenzia federale marittima e idrografica (BSH) prevede una capacità eolica ancora maggiore, puntando fino a 50 GW entro il 2035, anche se i dettagli del piano non sono ancora stati resi noti.
La Germania ha quindi aderito in questi giorni al network LionLink (piu avanti descritto), di interconnessione tra l’offshore di tutti i paesi rivieraschi del Mar del Nord, mentre gia’ dall’estate scorsa, il Governo tedesco e quello Canadese hanno sottoscritto un accordo per la produzione massiccia di Idrogeno da fonte eolica, che via nave sara’ portato in Germania gia’ dal 2025.
Development of renewable energies | Federal Government (bundesregierung.de)
Germany publishes plans to hit 30 GW offshore wind target in 2030 | Reuters
Germany aims to get 100% of energy from renewable sources by 2035 | Reuters
Canada e Germania: alleanza transatlantica per l’idrogeno | Euronews
Germany’s 2022 renewable power production rises but still behind 2030 target | Reuters
Indipendenza emergetica in Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Danimarca e Norvegia: il Mar del Nord al centro delle Politiche Energetiche interconnesse basate sull’eolico Off Shore
Tutti i diversi Governi Britannici succedutosi in questo anno, hanno confermato le Politiche Energetiche, Industriali e Pianificazione all’insegna della interconnessione dell’eolico off shore del Mar del Nord.
L’obbiettivo e’ quello di installare 50 GW eolici offshore (contro gli attuali 10) entro il 2030 , (solo 7 anni!!), arrivando cosi a coprire circa l’82% dei consumi elettrici nazionali, contro l’attuale 23% circa di tutte le rinnovabili. Per arrivare a questo obbiettivo a luglio 2022 il National Grid britannico (equivalente della nostra Terna), ha presentato un piano di investimenti da ben 54 miliardi di sterline (circa 63,7 miliardi di euro) per aggiornare la rete elettrica del Regno Unito, cosi’ fornendo capacità aggiuntiva alla rete di ulteriori 23 GW. Come riferisce il “Financial Times”: e’ il più grande investimento dagli anni sessanta in termini reali e servirà a facilitare una rapida espansione dell’eolico Offshore.
Rispetto alle diverse fonti, il Governo Britannico riconferma il nucleare (oggi soddisfa circa il 15% circa dei fabbisogni elettrici) con nuovi reattori a sostituire i molti “a fine vita utile” (e relativamente sicura), pur sapendo bene che i tempi di costruzione di nuove Centrali Nucleari sono normalmente di 20 anni (contro i 3-5 anni necessari per grandi centrali eoliche e FV). L’obbiettivo e’ evidentemente quello di mantenere una presenza nell’industria nucleare, condizione quasi indispensabile per gestire la filiera militare basata sui sottomarini nucleari armati di missili balistici con testate nucleari che supportano le ambizioni globali del Regno (dis)Unito.
Ritornando piu direttamente all’energia, sostanzialmente il Regno Unito arrivera’ al taglio drastico dell’uso del gas del mar del nord (in Scozia, comunque in diminuzione) e quasi certamente alla definitiva chiusura del carbone. In ogni caso, considerando che attualmente la Potenza installata in tutto il regno unito e’ di 97 GWp, 50 GWp eolici in piu (equivalenti a circa 23 GW termoelettrici), sono una svolta decisiva che avvicina molto l’obbiettivo di 100% di rinnovabili.
Ma queste Politiche energetiche, con i relativi finanziamenti, incentrati sull’eolico Off Shore nel Mar del nord devono essere viste nel contesto piu ampio di accordi in progress tra tutti i governi degli stati rivierasci, con in prima fila il Regno Unito e l’Olanda, ma pure il Belgio, la Danimarca, la Norvegia e la Germania (sopratutto come “consumatore finale” sempre affamato di energia verde). Si tratta di “LionLink”, che e’ il Network che coinvolge tutti questi paesi per una rete elettrica di interconnessione sottomarina tra tutte le wind farms marine, inizialmente tra G.B e Olanda, che stanno gia’ attivando i relativi investimenti, e per la successiva creazione di isole artificiali per l’eolico off Shore nel Mar del Nord.
Energy: What does the UK’s new strategy say? – BBC News
Electricity consumption in the UK 2021 | StatistaMix energetico: come si genera l’elettricità in Gran Bretagna? | Energia | The Guardian (theguardian.com)
Plants – UK Electricity Production
LionLink | National Grid Group
Un cavo sottomarino gigante per condividere l’energia eolica (quifinanza.it)
Indipendenza energetica in Francia, tra grandeur (nucleare) in affanno, le Politiche Energetiche, Industriali e la Pianificazione sono all’insegna della concretezza delle rinnovabili e dell’interconnessione europea, puntando all’eolico off shore e all’idrogeno verde con Spagna e Portogallo.
Ad Aprile 2022 la produzione da Nucleare in Francia era passata da oltre il 70% al 63% della produzione complessiva: il governo prevedeva la chiusura di 16 reattori nucleari giunti “a fine vita” (e sicura), comunque dichiarando di voler mantenere una quota di nucleare del 50% grazie a nuovi reattori nucleari.
E’ di questi giorni (Approvazione al Senato Francese a fine Gennaio), che ha annullato questo obbiettivo (50% di nucleare)…… nel senso che ora la quota del nucleare la si porta ad “oltre il 50%” della produzione di elettricità, obbiettivo piu che generico, e per di piu da raggiungere “entro il 2050” (se non sono “le calende greche”, poco ci manca).
Con il rilancio da parte del Governo Francese in questi ultimi mesi, di una “Alleanza Nucleare” europea (con l’obbiettivo di rastrellare quanti piu finanziamenti europei possibili), emerge chiaramente la volonta politica di superare i problemi delle centrali nucleari emersi in questi ultimi anni (problemi di sicurezza, crepe diffuse, in quelle piu datate e spesso a “fine vita”), con un nuovo programma di “piccole” Centrali modulari, che comunque affrontara’ seri problemi di finanziamento.
Sono infatti evidenti le difficolta finanziarie, e sociali, causate pure dalla volonta di aumentare la spesa militare, che Macron portera’ da 295 MLD a 413 MLD (+ 40% nei prossimi 6 anni), che ha “costretto” il Presidente ai pesanti tagli al welfare e alle pensioni !.
In ogni caso rispetto ai tempi, l’ultima Centrale nucleare fatta dai Francesi, a Olkiluoto (Finlandia) aveva avuto l’avvio dei lavori nel 2002 e ha prodotto i primi KWh nel dicembre 2021 (costo passato da 3,2 MLD a 8,5 MLD), mentre per quella di Flamanville (Francia), iniziata nel 2004, EDF prevede la messa in funzione, forse, nel 2024 ! (costo da 3MLD a 13,2). Tempi condizionati pure dagli elevati standard e le certificazioni europee, che ad noggi ci parlano di circa 20 anni !, mentre le centrali costruite in altre aree del globo con diversi standard di sicurezza e certificazioni come quella negli Emirati Arabi, erano state autorizzate nel 2010, entrando poi in operativita’ tra il 2020 e il 2022 .
Ma in realta la Francia si e’ posta ben altri obbiettivi – rispetto alle “calende greche” del nucleare – nel campo dell’eolico offshore, con obbiettivi molto piu’ concreti e sopratutto ravvicinati (non al 2050!), anche perche attirano finanziamenti ed investitori privati (sostanzialmente assenti nel nucleare, in europa, che deve essere finanziato da bilanci pubblici gia in forte sofferenza): +24,7 GW eolici nel solo 2023, praticamente nei prossimi mesi, e ben 40 GW eolici entro il 2028.
Tempi brevissimi, possibili solo con l’eolico: nessuna altra fonte, nemmeno i rigasificatori e/o i gasdotti (che non sono comunque di sicuro una fonte energetica), hanno tempi lontanamene simili. La filiera produttiva del settore (per chi la conosce direttamente), puo infatti consentire tempi che non superano i 2-3 anni (onshore) e 3 – 5 anni (offshore), quasi indipendentemente dalla dimensione dell’impianto.
E passando immediatamente dalle parole ai fatti, François de Rugy, Ministro della Transizione Ecologica, ha svelato lo scorso giugno l’elenco dei 21 progetti (on shore, quelli piu’ veloci da fare) selezionati a seguito del grande bando di gara cosi di installare gia’ quest’anno i primi 24,7 GW eolici indispensabili per sostituire i reattori nucleari che dovono essere assolutamente spenti quanto prima (vecchissimi e non piu’ sicuri per diffusissime crepe). L’urgenza e’ insomma al massimo e l’unica soluzione praticabile per fare grandi numeri in pochi anni e’, anche per la Francia, il vento (mentre il solare puo integrare, nel residenziale e nei servizi). Senza l’eolico lo scenario possibile sarebbe infatti quello di dover spegnere per necessita’ (sicurezza) ben 16 reattori, per cui la Francia entrerebbe in una crisi energetica forse drammatica, rischiando di lasciare senza elettricita’ molti milioni di cittadini e industrie.
Ma al di la della grandeur nucleare francese (in grande difficolta’), anche la Francia punta sull’interconnessione e la produzione di idrogeno verde, con relativi accordi, investimenti e infrastrutture: nel Dicembre scorso Francia, Spagna e Portogallo hanno sottoscritto progetto di una pipline sottomarina per l’idrogeno verde dalla penisola iberica alla francia, con investimento di 2,5 MLD.
Francia – Energia (ENG) (trade.gov)
La Francia spinge per l’alleanza sul nucleare in Europa, l’Italia non partecipa – Eunews
Francia, reattori nucleari a rischio a causa 320 saldature che possono cedere | Sky TG24
Idrogeno: Francia-Spagna-Portogallo, pipeline H2Med entro 2030, costera’ 2,5 mld – Il Sole 24 ORE
Se questi sono i nuovi scenari che si delineano nei paesi piu’ innovatori e avanzati, rimangono pero’ ancora ben presenti, in Europa come in Italia, approcci “sovranisti” che ignorano totalmente la crisi climatica e ancora incentrati su petrolio e carbone, comunque almeno in buona parte di importazione, ignorando o comunque tralasciando le potenzialita’ delle rinnovabili di casa propria.
di Lorenzo Partesotti
ecologista e analista in campo energetico