Energie rinnovabili, l’Ue in aiuto della Nigeria per uscire dalla maledizione del petrolio
Piebalgs: «L'80% della popolazione rurale in Nigeria non ha accesso all'elettricità»
[4 Luglio 2013]
La Nigeria è uno dei Paesi più colpiti dalla maledizione del petrolio e del gas, fino ad ora i combustibili fossili hanno portato solo inquinamento, malattie e guerre, mentre gli introiti degli idrocarburi finiscono nelle tasche dei politici corrotti e la gente muore arsa viva mentre cerca di rubare un po’ di carburante dalle condotte delle multinazionali che attraversano i villaggi del Delta del Niger. Il paradosso di questo Stato che esporta petrolio è che attualmente, una gran parte della popolazione nigeriana non ha accesso all’energia o si basa su combustibili inquinanti come il legno e il carbone, con gravi conseguenze per la salute e per l’ambiente.
Ma anche la Nigeria, il più popoloso Paese africano, cerca di affrancarsi dalla schiavitù dei combustibili fossili: oggi la Commissione europea ha annunciato aiuti finanziari per 27 milioni di euro, «per contribuire a migliorare la politica delle energie rinnovabili in Nigeria».
Come ha sottolineato il commissario europeo per lo sviluppo Andris Piebalgs: «Al momento, l’80% della popolazione rurale in Nigeria non ha accesso all’elettricità per tutti. Il nostro obiettivo generale è quello di contribuire a ridurre questo numero in modo significativo, ma è anche importante per migliorare il benessere di coloro che hanno accesso, dal momento che spesso soffrono per l’illuminazione inadeguata a svolgere il loro lavoro domestico e per l’inalazione di fumi tossici causati dai cucine non manutenute».
La Commissione Ue ha avviato il nuovo programma Energising access to sustainable energy (Ease), che punta a migliorare il quadro delle condizioni che consentano di implementare le energie rinnovabili e l’efficienza energetica in Nigeria, con una particolare attenzione all’utilizzo delle energie rinnovabili da parte delle piccole e medie imprese e delle famiglie. Il programma Ease pianterà più alberi per affrontare anche il problema della massiccia deforestazione e del taglio di alberi per la legna da ardere, che è la principale fonte di energia per la maggior parte della popolazione.
Il tutto in un Paese che spreca quantità incredibili di energia: la Nigeria è il secondo Paese del mondo per il gas flaring, le grandi torce che bruciano il gas dei giacimenti petroliferi e che emettono circa 40 milioni di tonnellate di CO2 al giorno. Attraverso la promozione della riduzione del gas flaring, Ease contribuirà alla conservazione delle risorse energetiche e a combattere il cambiamento climatico, riducendo le emissioni di gas serra della Nigeria (o meglio delle multinazionali che operano in Nigeria).
Alcune della altre attività che verranno svolte nell’ambito del programma finanziato dall’Ue sono: un progetto di valutazione energetica e strategie per aumentare l’accesso all’energia, fornendo una formazione essenziale su aspetti quali le norme, gli standard e le tariffe, o lo sviluppo di business plan per dimostrare la fattibilità commerciale di risorse di gas di piccole dimensioni.
Il nuovo programma sarà gestito in collaborazione con la Banca mondiale, che contribuirà con oltre 4,6 milioni di euro e la Deutsche Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit che metterà 9 milioni di euro.
Attraverso il decimo Fondo europeo per lo sviluppo (Fes) 2007-2013, l’Ue ha stanziato 697 milioni di euro per la cooperazione con la Nigeria. Le principali aree di lavoro dell’Ue in questo grande Paese africano sono: Governance e diritti umani (146 milioni di euro); Pace e sicurezza (402 milioni); Commercio, integrazione regionale e sicurezza energetica (47 milioni); Salute (88 milioni), niente rispetto a quello che le multinazionali europee, italiani compresi, pompano estraggono dal sottosuolo dal mare nigeriano.
Nella programmazione del 11esimo Fes l’Ue esaminerà insieme alla Nigeria su come affrontare le cause del terrorismo, che non è più quello cristiano/animista del Mend e delle altre milizie indipendentiste/autonomiste nel Golfo di Giunea ma quello degli spietati tagliagole islamici di Boko Haram nel nord del Paese.
In una nota la Commissione Ue ricorda che «più di un miliardo di persone sul pianeta non hanno accesso all’elettricità, la metà delle quali in Africa. Questo è uno dei maggiori freni allo sviluppo dell’Africa. L’Unione europea è il maggiore donatore in campo energetico a livello mondiale ed ha investito oltre 2 miliardi di euro nell’arco degli ultimi 5 anni in progetti di energetici nei Paesi in via di sviluppo e più di un miliardo di euro per il miglioramento della situazione del settore energetico in Africa, tra cui gli sforzi per aumentare l’accesso ai moderni servizi energetici. Il collegamento tra energia e sviluppo è fondamentale. È per questo che l’energia è una parte fondamentale dell’Agenda for Change, il modello per la riforma della politica di sviluppo dell’Ue. Questo nuovo orientamento è stato creato con l’obiettivo concentrare maggiormente l’aiuto dell’Ue sui settori più strategici e orientati alla crescita, compresa l’energia».