Eni: nuove scoperte in Egitto, nei giacimenti del Delta del Nilo
Descalzi: «Eni nel 2015 ha conseguito risultati fondamentali nel processo di trasformazione»
[26 Febbraio 2016]
L’Eni ha chiuso il 2015 con una perdita netta di 8,82 miliardi di euro, soprattutto a causa del calo del prezzo del petrolio, ma si consola con l’Egitto, dove annuncia di aver «perforato con successo il pozzo “Nidoco North 1X”, nel prospetto esplorativo di “Nooros East”, situato nella concessione Abu Madi West, nel Delta del Nilo». Secondo un comunicato Eni, «Lo start-up della nuova scoperta è previsto entro la fine di marzo 2016 e permetterà all’area di Nooros, che ha iniziato la produzione nel settembre 2015 a soli due mesi dalla scoperta, di raggiungere una produzione di circa 45.000 barili di olio equivalente al giorno (boed)».
Attraverso la controllata IEOC, Eni detiene una quota del 75% nella concessione, il restante 25% è della BP.
La multinazionale pr etrolig fera italiana sottolinea che «Entro la prima metà del 2016, con l’ingresso di nuovi pozzi di sviluppo, la capacità produttiva salirà fino a oltre 60.000 boed. Il gas ed il condensato prodotti vengono inviati all’impianto di trattamento di Abu Madi, a circa 25 chilometri dalla scoperta, e poi immessi nella rete egiziana. Il pozzo “Nidoco North 1X”, analogamente alle ultime scoperte di Nooros, è stato perforato da una postazione onshore per raggiungere, in deviazione, l’estensione a mare del giacimento di Nooros East, in acque poco profonde. Il pozzo ha incontrato oltre 43 metri di spessore netto di arenarie di età messiniana con buone proprietà petrofisiche mineralizzate a gas e condensato».
Mentre continua lo sviluppo del campo, Eni continuerà l’esplorazione nell’area della concessione, dove dice che «E’ stato identificato un notevole potenziale addizionale che sarà verificato attraverso la perforazione di altri 2 pozzi esplorativi.Anche questa nuova scoperta con immediato ritorno produttivo deriva dalla strategia di Eni di esplorazione “near field“, indirizzata su attività a elevato valore che consentano un rapido sviluppo delle scoperte attraverso le infrastrutture già esistenti».
Inoltre Eni ha completato le operazioni di perforazione del pozzo Zohr 2X: «Primo pozzo di delineazione della scoperta di Zohr. Il pozzo perforato nel blocco Shorouk, dove Eni attraverso la controllata IEOC detiene una quota del 100%, è situato a 1,5 chilometri a sud est di Zohr 1X, sui fianchi della struttura di Zohr, in una profondità d’acqua di 1.463 metri. Il pozzo è stato perforato sino a 4.171 metri e ha incontrato 455 metri di un’unica colonna continua di idrocarburi in rocce carbonatiche con eccellenti proprietà petrofisiche (305 metri direservoir netto). La valutazione mineraria ha confermato lo stesso contatto gas-acqua e la comunicazione con il pozzo di scoperta indicando Zohr come un singolo e continuo mega accumulo di gas metano, pienamente contenuto all’interno della Exclusive Economic Zone (EEZ) egiziana e all’interno del Blocco di Shorouk. Eni sta predisponendo le attività per l’esecuzione della prova di produzione del pozzo. Il piano di delineazione prevede la perforazione di 3 ulteriori pozzi per delimitare il giacimento, che ha un potenziale fino a 850 miliardi di metri cubi standard di gas in posto (corrispondenti a circa 5,5 miliardi di barili di olio equivalente)».
Eni è presente in Egitto dal 1954 dove opera attraverso IEOC Production BV. Nel 2015 la produzione equity in Egitto è stata di circa 200mila barili di petrolio al giorno nel 2015 e nemmeno il brutale assassinio di Giulio Regeni e i tentativi di depistaggio in corso in Egitto sembrano aver incrinato i buoni rapporti della compagnia petrolifera italiana con il regime autoritario del presidente Abd al-Fattah al-Sisi, Infatti, Eni ha recentemente annunciato di aver «completato con le autorità egiziane il processo autorizzativo per lo sviluppo del giacimento di Zohr. In entrambe le concessioni le attività sono operate da Petrobel, una joint-venture paritetica tra IEOC e la società di stato Egyptian General Petroleum Corporation (EGPC).
Tornando al bilancio del 2015, nonostante la perdita di 8,82 miliardi di euro l’amministratore di Eni Claudio Descalzi non sembra preoccupato e riassume così la situazione del Cane a 6 Zampe: «Eni nel 2015 ha conseguito risultati fondamentali nel processo di trasformazione che vedrà il gruppo sempre più focalizzato sul core business oil&gas e sempre meglio organizzato per competere in un mercato a bassi prezzi dell’energia riflesso nello scenario Eni che si allinea ad un consensus di mercato conservativo. Il complesso processo di deconsolidamento di Saipem si è ora concluso, a soli quattro mesi dal suo avvio, e ha portato nelle casse di Eni entrate nette per €4,8 miliardi, mentre i piani di efficientamento e di razionalizzazione delle spese hanno fatto registrare risultati migliori delle attese, tanto da consentire l’autofinanziamento dei capex 2015 in uno scenario di circa 50 $/bl, 13 $/bl in meno rispetto alle aspettative di un anno fa. Queste azioni di efficienza non hanno compromesso, né nel breve, né nel medio termine, la crescita di Eni, che anzi è stata eccezionale e distintiva nel mercato. Nel settore E&P la produzione è cresciuta del 10% e sia le riserve esplorative che le riserve certe hanno fatto registrare crescite elevate, a dimostrazione della qualità del nostro portafoglio di asset. Nei business G&P e R&M sono proseguite le azioni di consolidamento, in G&P con risultati in linea rispetto alle attese, in R&M con risultati addirittura migliori rispetto ai piani. Nel 2016, come lo scorso anno, stiamo proseguendo velocemente nel processo di trasformazione di Eni, con l’obiettivo di rendere il gruppo ancora più forte e in grado di operare sempre meglio in questo difficile contesto mantenendo solide aspettative di crescita. Sulla base di questi risultati proporrò al CdA del 17 marzo la distribuzione di un saldo dividendo di €0,4 per azione».