Fukushima, Abe mette pressione alla Tepco: smantellate i reattori 5 e 6
[19 Settembre 2013]
Il governo giapponese, vista anche l’assegnazione a Tokyo delle Olimpiadi 2020 da parte del Comitato olimpico internazionale, è consapevole di avere gli occhi del mondo puntati addosso, ed è pure consapevole che deve rifarsi una credibilità dopo la vicenda della centrale nucleare di Fukushima Daiichi gravemente danneggiata dal terremoto e dallo tsunami del marzo 2011.
Ombre ci sono e ci sono state sia sulla reale capacità industriale del Paese, produttiva e gestionale, considerata (pre-Fukushima) di altissimo livello, sia sui controlli tecnici che sulla governance politica. Dopo le ultime vicende inerenti gli sversamenti di acque radioattive in mare, avvenuti per cause accidentali o volutamente provocati in modo “controllato”, scarichi che comunque non sono stati accolti favorevolmente dalla comunità internazionale e dal mondo produttivo locale che vive sulle risorse della pesca, il premier nipponico Shinzo Abe ha esortato i vertici della Tepco (Tokyo electric power company) a procedere allo smantellamento dei due reattori di Fukushima, i numeri 5 e 6, ufficialmente non inclusi nei piani di risanamento che comprendono invece i reattori numerati da 1 a 4.
La richiesta di Abe è avvenuta oggi, nel corso della sua seconda visita all’impianto (la prima è datata 29 dicembre 2012 dopo tre giorni dell’assunzione della carica di premier). Il primo ministro ha anche intimato alla società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, di risolvere il problema della fuga di acqua radioattiva entro marzo 2014, scadenza individuata per la coincidenza con la fine dell’anno finanziario.
Durante il sopralluogo alla centrale, Abe ha incontrato anche le maestranze che monitorano i centinaia di serbatoi di acqua radioattiva e presentato il nuovo sistema di decontaminazione “Alps”, dispositivo non ancora pienamente operativo ma su cui i tecnici della Tepco ripongono molto fiducia, poiché ritengono che possa filtrare la maggior parte degli elementi radioattivi dell’acqua.
Il primo ministro, al termine dell’incontro, ha poi cercato di tranquillizzare l’opinione pubblica, ribadendo che l’acqua contaminata sversata in mare è stata «bloccata nello spazio di 0,3 chilometri quadrati dal porto della centrale».