Gazprom punta sull’Asia centrale
Mosca ha ridefinito i suoi piani di cooperazione con i principali alleati nella regione per i prossimi 15 anni
[14 Novembre 2023]
Hanno avuto poco effetto i moniti lanciati dal presidente delle Repubblica Sergio Mattarella durante la sua visita in Uzbekistan (9-11 novembre), dove il 10 novembre ha deposto una corona al Monumento dell’Indipendenza a Tashkent e poi è stato ricevuto dal presidente della Repubblica dell’Uzbekistan, l’ex comunista, filo-russo e e riformista/autoritario Shavkat Mirziyoyev, eletto con l’88% dei voti in elezioni di dubbia correttezza democratica.
Mirziyoyev ha infatti ascoltato con cordiale attenzione la condanna dell’inc vasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa e i moniti verso il perpetrarsi dell’egemonia di Mosca nei Paesi dell’Asia centrale che facevano parte dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche, ma il giorno dopo ha stretto ancora di più i legami economici e politici con la Russia che Mattarella chiedeva di allentare.
Infatti, in un’interista rilasciata il 12 novembre a 1 TV, Aleksej Borisovič Miller, viceministro dell’energia della Russia e presidente del consiglio di amministrazione della compagnia energetica russa Gazprom, la più grande impresa russa e il più grande fornitore di energia pubblica al mondo (ex sponsor di molte squadre di calcio e di alti sport in Europa) ha annunciato che «La Russia sta cercando una cooperazione a lungo termine nella fornitura di gas naturale con Kazakistan e Uzbekistan. Fino a poco tempo fa, i rapporti della Russia con i suoi alleati dell’Asia centrale potevano essere descritti come a breve termine, tuttavia, i Paesi si sono ora posti il compito di raggiungere un orizzonte di 15 anni».
Rispondendo alla domanda di un giornalista sul perché il gas russo ora fluisce verso l’Asia centrale e non viceversa, come avveniva in epoca sovietica, Miller ha sottolineato «L’espansione da parte della Russia delle sue risorse naturali, che ora sono al primo posto nel mondo in termini di produzione. In secondo luogo, dobbiamo capire che i paesi dell’Asia centrale si stanno attualmente sviluppando in modo molto dinamico. Comprendiamo molto bene il tasso di crescita».
All’inizio di novembre, Miller aveva rivelato che Gazprom sta pianificando di espandere le forniture di gas naturale a Kazakistan, Uzbekistan e Kirghizistan attraverso il sistema di gasdotti Central Asia-Center (CAC), aggiungendo che «Le parti mirano a stabilire una base contrattuale per la cooperazione entro la metà del 2024».
Costruito tra il 1960 e il 1988, il CAC è un progetto di gasdotto onshore di 4.892 km gestito da Gazprom, con gasdotti che vanno dal Turkmenistan attraverso l’Uzbekistan e il Kazakistan fino alla Russia. E’ stato stimato che entro il 2030 le forniture di gas russo all’Asia centrale potrebbero raggiungere i 20 miliardi di metri cubi.
Non sembra proprio che i regimi autoritari post-sovietici dell’Asia centrale vogliano affrancarsi dagli stretti legami con Mosca e che vogliano condannare la guerra putiniana in Ucraina. Stanno comodamente con i piedi in due scarpe. Con la Russia che fa da garante per la continuazione di dittature mascherate da democrazie elettive e con l’Occidente che li corteggia in funzione anti-russa ed energetica facendo finta che siano democrazie.
E se le sponsorizzazioni di Gazprom sono diventate impresentabili dopo l’invasione dell’Ucraina, quelle dei Paesi Petroliferi autoritari dell’Asia centrale, amici della Russia e di Putin non olet, proprio come quelli delle monarchie assolute arabe che hanno messo i marchi delle loro imprese e dei loro Paesi sulle maglie dei campioni sportivi o se li comprano direttamente.