Guerra o pace. La geopolitica energetica dell’Europa
Non se ne esce armandosi sempre di più, ma con l’autonomia energetica europea con le rinnovabili e l’efficienza energetica
[26 Gennaio 2023]
La guerra in Ucraina ha reso palese ed evidente a tutti come l’economia Europea abbia nella assenza di un autonomo approvvigionamento energetico, la sua debolezza di fondo.
Siamo la seconda grande economia aggregata del pianeta, con una ricchezza che (ancora per quanto ?) permette di finanziare il migliore (ma sempre piu in crisi) welfare del mondo.
Ma il nesso tra ricchezza di risorse energetiche e ricchezza economica e benessere, sempre meno distribuito, non e’ assolutamente casuale, basta guardare alla classifica dei profitti delle piu grandi societa quotate in borsa (quindi con bilanci resi pubblici):
Da anni la “vulgata”, cioe il “chiacchiericcio” di mass media (tipo Forbes), a dir poco superficiale, strombazzavano che la ricchezza nel mondo è in mano a uomini come Bill Gates, Jeff Bezos ora Elon Musk e le loro Company, Apple, Microsoft e Google, Amazon, ecc… Si dimenticavano che Compagnie Petrolifere di proprieta dei Re e Sceicchi del Golfo, non sono quotate in borsa e non hanno mai fatto dichiarazioni dei redditi (a chi, a se stessi, essendo monarchie assolute?). Quindi non si sa bene quanto guadagnino. Fino alla recente quotazione in borsa di Saudi Aramco che ora risulta invece guadagnare ben piu di Apple, Microsoft e Google messe insieme !. E se tra le prime 10 societa al mondo ce ne sono “solo” 5 del settore petrolifero, questo è perche nella classifica non ci sono le societa petrolifere di Stato che ancora non sono quotate in borsa: quelle di Iraq, Iran, Qwait e Emirati Arabi Uniti.
Ma ritornaniamo all’Europa e alla sua dipendenza energetica dalle importazioni di oil & gas, che pure condivide con la Cina: entrambi sono giganti economici, ma con “i piedi di argilla” o “tigri di carta”, come dir si voglia, perche enormemente dipendenti dalle importazioni da paesi inaffitabili, e ben poco raccomandabili.
Paese, la Cina, che pero insieme gli USA “distribuisce” ben poca della ricchezza ai suoi cittadini tramite il welfare, per “investirla” invece in armi e politiche imperiali.
Per non parlare della Russia, che pur essendo il secondo produttore al mondo di idrocarburi, ha evidentemente una economia estremamente debole, inefficiente e cosi corrotta da risultare solo undicesima nelle classifiche mondiali del PIL e, quel che conta ancor dim più per i suoi cittadini, con un welfare, se possibile ancora peggiore di quello di Usa e Cina.
Da qui a far diventare l’Europa un soggetto (?) geopolitico “vaso di coccio” preso di mira da imperialismi e aspiranti tali che investono sempre piu in armi, ce ne vuole poco.
Tanto piu che le guerre, che purtroppo ritornano ad essere l’attualita’ anche per noi europei, oltre che a interrompere i flussi di approvvigionamento energetici non autonomi evidenziano il fatto che gli stessi impianti e le infrastrutture energetiche sono ovviamente tra i primissimi obbiettivi militari: in ucraina dopo 2-3 giorni le truppe russe avevano gia occupato la centrale nucleare di Enerhodar (Zaporizzja), la diga con centrale idroelettrica di un Nova Kachovka, e nelle prime settimane hanno tentato di arrivare alla piu lontana centrale nucleare di Pivdennoukraink, mentre gli attacchi missilistici a centrali termoelettriche e reti e sottostazioni elettriche sono quotidiane.
Guerra o pace: come uscirne? Armandosi sempre di più?
Essere attorniati da Paesi con politiche cosi imperialiste e aggressive come Russia e Turchia (per parlare solo dei piu vicini, confinanti, ma senza dimenticare i nostri piu stretti alleati, come la Francia e il Fregno Unito, in Libia un decennio fa, o gli Usa in Iraq a cercare “armi di sterminio di massa”: era il petrolio arraffato a man bassa dalla Halliburton dell’ex Vicepresidente Dick Cheney, senza scordare il Kossovo e le nostre “missioni”, non di pace, salvo quella in Libano.
Di certo risulta che «L’Unione europea spende per la difesa tre volte quello che spende la Russia» (Fonte Palazzo Chigi 11 marzo 2022 – Governo Mario Draghi). Il problema allora non e’ di sicuro spendere di piu, ma spendere meglio per dissuadere ben di piu, e poi spendere pure meno. Basta vedere cosa sta avvenendo con i carri armati: Leopard tedeschi, o Leclerc, ma pure AMX-30 francesi, Challenger Britannici, Ariete italiani, e chi piu ne ha di soldi da buttare via, piu ne butti!: E’ allora evidente che bisogna uniformare e unificare le scelte per rendere un minimo efficiente una gia’ abnorme spesa militare corrente. Cioe per renderla efficacie come dissuasione, ora non lo e’ di certo, e poi puntare casomai a ridurla.
Ma puntare solo alla sola spesa militare, sarebbe comunque veramente miope, perche solo arrivando alla possibile autonomia energetica europea con le rinnovabili e l’efficienza energetica! Non si e’ piu ricattabili, con una economia e welfare in crisi.
Il piccolo/grande esempio da Scozia e Regno Unito: Il Governo Scozzese ho recentemente pubblicato i dati: come gia avviene da qualche anno in Norvegia, Islanda, Costa Rica e (forse, ma mancano dati certissimi) Nicaragua, oggi anche la Scozia è autonoma e a zero emissioni rispetto a tutti i consumi elettrici, sia domestici, come per quelli industriali: consumi intero 2021: 22.927 GWh. Produzione di energie rinnovabili fino al III Trim 2022 : 24.768 GWh. Si puo quindi ragionevolmente stimare che alla fine del IV Trimestre la sovraproduzione di energia rinnovabile rispetto ai consumi potra essere vicino al + 25%.
La Scozia, grande produttrice di oil & gas nel Mare del Nord, e’ passata al “Club ni oil, thamks” e alle sole rinnovabili: nel 2016 ha chiuso l’ultima centrale elettrica a carbone ancora esistente nel Paese a Longannet, mentre l’unica centrale elettrica alimentata col gas del North Sea rimasta in Scozia èa Peterhead nell’Aberdeenshire, e l’unica centrale nucleare ancora attiva in Scozia, quella di Dumbar, ha una licenza di produzione che scade nel 2023. Secondo il Governo Scozzese a settembre in Scozia erano in cantiere 397 progetti di elettricità rinnovabile, per un totale di 17,1 GW, per costruire sopratutto centrali eoliche-
Insomma, il futuro energetico della Scozia e dell’intero Regno Unito sara sempre piu nel Mar del Nord, e il Regno Unito punta avendo capito la lezione strategica che viene dall’Ucraina.
Pochi mesi fa’, a luglio 2022 il National Grid, operatore nazionale britannico, ha presentato un piano da ben 54 miliardi di sterline (circa 63,7 miliardi di euro) per aggiornare la rete elettrica del Regno Unito. Si tratta, come riferisce il “Financial Times”, del più grande investimento dagli anni’60 in termini reali e servirà a facilitare una rapida espansione dell’energia e olica offshore.
Ma sopratutto Il governo vuole 50 GW (gigawatt) di eolico offshore operativi entro il 2030, rispetto ai 10 GW attuali, e la nuova rete fornirebbe capacità per ulteriori 23 GW. Considerando che attualmente la Potenza installata in tutto il regno unito e’ di 97 GWp (Plants – UK Electricity Production), 50 GWp eolici in piu sono un obbiettivo molto importante (Energy: What does the UK’s new strategy say? – BBC News). 50 GW eolici nel Mar del Nord significheranno circa 4 – 5000 turbine eoliche che occuperebbero lo 0,6% circa della superficie del Mar del Nord. A piena potenza significherà soddisfare quasi i due terzi dei picchi, ma pure di non essere lantani dal coprire il 100% dei consumi medi di energia elettrica!!
Ma la Germania, oggi, ha presentato un piano di sviluppo per i siti di turbine eoliche offshore, con l’obiettivo di raggiungere i 30 GW di potenza installata entro il 2030, ha dichiarato il Ministero dell’Economia in un comunicato di venerdì, secondo quanto riportato da Reuters. Ma il piano dell’Agenzia federale marittima e idrografica (BSH) prevede una capacità eolica ancora maggiore, con uno spazio adeguato per 40 GW o addirittura 50 GW entro il 2035, anche se i dettagli del piano non sono ancora stati resi noti (Germany publishes plans to hit 30 GW offshore wind target in 2030 | Reuters).
E, di sicuro, in tutta europa il potenziale per le rinnovabili non ci manca: guardiamo per esempio al solo potenziale eolico offshore in mare (tralasciano per ora e per semplificare il solare): Offshore Wind Outlook 2019 – Analysis – IEA International Energy Agency: Offshore wind technical potential and electricity demand, 2018 TWh – European Union: Electricy Demand 2.884 TWh, Offshore wind potential 33.844 TWh: United States : Demand 4.011 TWh – Offshore wind potential 8.086 TWh, Japan : Electricy Demand 994 TWh – Offshore wind potential 8.080 TWh, China : Electricy Demand 6.330 TWh – Offshore wind potential 1.993 TWh, India : Electricy Demand 1,243 TWh – Offshore wind potential 4.753 TWh.
E senza voler ignorare la complessita di sistemi interconnessi e con produzioni non programmabili, ma gestibili con “reti intelligenti” e sistemi di accumulo (Idro, idrogeno, ecc), insomma, di certo ce ne e’ per tutti!.
di Lorenzo Partesotti
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