Hiroshima e Nagasaki sono ancora possibili in un mondo che rottama il trattato sulle armi nucleari (VIDEO)
Il “presidential first use” e il rischio di guerra nucleare tra India e Pakistan per il Kashmir
[6 Agosto 2019]
Il 6 agosto e il 9 agosto del 1945 gli Stati uniti d’America misero fine alla guerra con il Giappone e alla Seconda Guerra Mondiale sganciando due bombe atomiche Hiroshima e Nagasaki. Oggi è il 74esimo anniversario di un olocausto che cade a pochi giorni dall’uscita, il 2 agosto, degli Stati Uniti da trattato Intermediate-Range Nuclear Forces (INF) che l’8 dicembre 1987 mise fine alla guerra fredda e che avviò la distruzione di ben 2,692 missili nucleari, 846 americani e 1.846 russi, anche se ne restano ancora tanti da distruggere più volte il nostro pianeta,
Ma quelle tragedie nucleari potrebbero accadere nuovamente anche oggi? Sì. Come spiega il Bulletin of the Atomic Scientists, «Gli accordi che hanno permesso a un presidente degli Stati Uniti di sganciare una bomba atomica su decine di migliaia di civili, oggi continuano ad essere in atto. Gli Stati Uniti hanno la politica del “presidential first use”, il che significa che il presidente Trump, agendo da solo, può emettere l’ordine per uno attacco nucleare, anche se il nostro Paese non è sotto attacco nucleare».
Una preoccupazione che, di fronte a un presidente “umorale” come Donald Trump, è emersa anche nel dibattito per le primarie del Partito Democratico per le elezioni del presidenziali del2020, durante il quale alcuni candidati hanno chiesto di passare a una politica militare americana senza “presidential first use” per le armi nucleari e al Congresso è già stata presentata una proposta di legge che va in questo senso.
Durante la conferenza “Presidential First Use of Nuclear Weapons: Is it Legal? Is it Constitutional? Is it Just?”, tenutasi ad Harvard nel 2017, politici, professori di diritto costituzionale, un ex segretario alla difesa Usa, un fisico e diversi filosofi hanno cercato di rispondere a questa domanda che riguarda non solo gli Usa ma anche Russia, Cina, Corea del Nord e, soprattutto India e Pakistan, due potenze nucleari di nuovo ai ferri corti dopo che il governo indiano ha deciso di togliere – in violazione a una dichiarazione Onu – lo status di autonomia al Kashmir, lo Stato indiano a maggioranza musulmana rivendicato dal Pakistan e nel quale esiste una forte opposizione politica e sociale contro l’occupazione militare indiana e che assume anche l’aspetto di guerriglia armata sempre più radicalizzata.
Anche in Giappone la tensione è alta a causa della politica militarista del premier liberaldemocratico Shinzo Abe che vuole cambiare la Costituzione pacifista adottata dopo la fine del regime fascista militarista. Oggi alla cerimonio di commemorazione delle vittime di 74 anni fa, il sindaco di Hiroshima Kazumi Matsui ha guardato dritto negli occhi Abe e gli ha detto: «Ascolti con fermezza le voci dei sopravvissuti che chiedono al Giappone di firmare e ratificare il Trattato che proibisce le armi nucleari», riferendosi al trattato approvato il 7 luglio 2017 in una conferenza delle Nazioni Unite.
Ma Abe nel suo discorso ha ignorato per il secondo anno di fila l’argomento, tra la delusione ddi circa 50,000 persone che, nonostante la forte pioggia, erano presenti alla cerimonia, tra cui gli ormai pochi sopravvissuti alle bombe atomiche, le famiglie delle vittime e ambasciatori e altri diplomatici dei 92 Paesi che hanno rappresentanze diplomatiche in Giappone- Ancora una volta, alle 8:15 del mattino, quando venne sganciato la bomba che avrebbe cambiato il mondo e instaurato l’era del terrore atomico, tutti si sono fermati per una preghiera o una riflessione silenziosa.
Quest’anno, i nomi di 5.068 hibakusha – i sopravvissuti alla strage nucleare – scomparsi l’anno scorso sono stati aggiunti al cenotafio per le vittime della bomba atomica, portando il numero a 319.186 in totale.
Anche Matsui (ma non Abe) ha citato con rammarico e preoccupazione nel suo discorso la fine del trattato INF: «Voglio che i Paesi ricordino i coraggiosi statisti che hanno iniziato a lavorare per il disarmo esprimendo argomentazioni e facendo discorsi razionali». Come dire che a 74 anni dalla bomba atomica di Hiroshima gli attuali leader mondiali dei paesi che sono stati protagonisti di quella immane tragedia non hanno argomentazioni e non fanno discorsi altrettanto razionali. E purtroppo è vero.