Skip to main content

Il Giappone non lascerà il progetto Sakhalin-2 anche se glielo chiederà la Russia (o gli Usa)

Tokyo ha imposto sanzioni alla Russia, ma si rifiuta di tagliare i legami energetici con Mosca
 |  Approfondimenti

«Il Giappone non lascerà il progetto Sakhalin 2 sul gas naturale liquefatto (GNL) anche se gli verrà chiesto di andarsene», lo ha detto ministro dell'economia, del commercio e dell'industria Koichi Hagiuda che ha così risposto alle critiche della Russia che accusa il Giappone di beneficiare della sua partecipazione al progetto pur essendo una "nazione ostile" che si è unita all'Occidente per imporre sanzioni a Mosca incentrate proprio sul gas russo che però il Giappone sfrutta.

Il presidente della Duma di Stato, il Parlamento russo,  Vyacheslav Volodin ha fatto notare che «Il Giappone sta ricevendo enormi profitti dal progetto Sakhalin-2» e ha ipotizzato che la partecipazione nipponica dovrebbe essere venduta alla compagnia energetica statale russa Gazprom o ad aziende di nazioni amiche della Russia». 

Ma Hagiuda ribatte che «Sakhalin-2 è una risorsa per la quale i nostri predecessori hanno lavorato duramente per acquisirla. La proprietaria del territorio può anche essere la Russia, ma la locazione e le attrezzature per la liquefazione e il trasporto appartengono al governo giapponese e alle società giapponesi. Non abbiamo intenzione di andarcene, anche se ci viene detto».

Sakhalin-2 è una joint venture tra la russa Gazprom (50%), le giapponesi Mitsui (12,5%) e Mitsubishi (10%) e la britannica Shell (27,5%), è un progetto di gas naturale liquefatto sull'isola russa di Sakhalin, a nord del Giappone che le navi gasiere raggiungono in solo circa tre giorni, riducendo così i costi di trasporto del GNL. Il gas liquefatto di Sakhalin rappresenta circa il 9% del GNL di cui ha bisogno il Giappone.

Come altre compagnie energetiche Occidentali, Shell ha annunciato l'intenzione di abbandonare tutte le sue attività in Russia a causa della guerra  in Ucraina e sembra in trattative con compagnie cinesi e indiane per vendere loro la sua quota di Sakhalin 2.

Secondo Nikkei Asia «La sostituzione del GNL russo estratto da Sakhalin-2 costerebbe al Giappone 15 miliardi di dollari, con il prezzo delle importazioni che salirebbe del 35% se Mitsui e Mitsubishi si ritirassero dal progetto energetico». Gli esperti sottolineano che, se il Giappone decidesse di ritirarsi da  Sakhalin 2, la Russia potrebbe reindirizzare le sue importazioni verso altri Paesi asiatici come Cina, India o Vietnam.

Ma, nonostante l’adesione alle sanzioni anti-russe, il governo di centro-destra giapponese si è espresso contro la sospensione della cooperazione energetica con la Russia. A marzo, il primo ministro Fumio Kishida aveva già mandato a dire ad americani ed europei che il progetto Sakhalin-2 era essenziale pedetto confermato che «Se il Giappone dovesse abbandonare i progetti energetici con la Russia, questo minerebbe le sanzioni occidentali e andrebbe a beneficio di Mosca, poiché questo passo potrebbe far aumentare ulteriormente i prezzi dell'energia» e ha aggiunto che Tokyo intende continuare a mantenere le sue concessioni a Sakhalin e che il Giappone non aveva mai avuto alcuna pressione da parte degli Stati Uniti per uscire dai progetti energetici con la Russia per quanto riguarda Sakhalin. Evidentemente gli statunitensi le pressioni le fanno soprattutto in Europa, dove vendono a caro prezzo il loro GNL.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.