I risultati dello studio promosso da Greenpeace
Il killer silenzioso: in Europa le centrali a carbone fanno due morti all’ora
Greenpeace International: «Enel quinta peggiore compagnia europea»
[12 Giugno 2013]
Greenpeace International ha presentato oggi il nuovo rapporto “Silent Killers” che si basa su una ricerca condotta dall’università di Stoccarda e dal quale emerge che «Il fumo che esce dalle ciminiere delle centrali elettriche a carbone, in Europa, uccide più di due persone all’ora».
Gli ambientalisti sottolineano che «Le centrali a carbone sono tra le più pericolose fonti di emissione di inquinanti atmosferici, tanto nell’Unione Europea quanto a livello globale. Gas acidi, fuliggine e polveri sottili rappresentano il maggior contributo industriale alla generazione del particolato fine, che penetra in profondità nei polmoni e direttamente nel sangue. Questo inquinamento ha effetti sulla salute di neonati, bambini e adulti, causa attacchi cardiaci e cancro al polmone, incrementa gli attacchi d’asma e i problemi respiratori. Decine di migliaia di chili di metalli pesanti tossici come mercurio, piombo, arsenico e cadmio sono emessi ogni anno dalle ciminiere delle centrali a carbon, aumentando i rischi di insorgenza di malattie oncologiche e danneggiando la crescita dei bambini. Nonostante questo impatto sanitario, i governi europei hanno sin qui evitato di rottamare una fonte energetica legata agli albori della Rivoluzione industriale, più che al nostro futuro: tra il 2009 e il 2012 i consumi di carbone sono tornati a crescere e oggi nel vecchio continente si stanno sviluppando 50 nuovi progetti di centrali a carbone».
Le circa 300 centrali a carbone funzionanti in Europa producono un quarto dell’energia elettrica consumata nell’Ue ma producono anche il 70% degli ossidi di zolfo e più del 40% degli ossidi di azoto provenienti dal settore elettrico. «Queste centrali sono la fonte di circa la metà di tutte le emissioni industriali di mercurio e di un terzo di quelle di arsenico ed emettono quasi un quarto del totale delle emissioni europee di CO2».
I Paesi più colpiti dalle emissioni del carbone in termini sanitari sono: la Polonia, con più di 5.000 morti premature l’anno, la Germania, la Romania e la Bulgaria. Le aziende maggiormente responsabili di questi impatti sono: Pge (Polonia), Rwe (Germania), Vattenfall (Svezia), Ppc (Grecia) e la nostra Enel, compresa la sua controllata SlovenskéElektrárne.
Lo studio evidenzia gli impatti sanitari dell’inquinamento prodotto dalla combustione del carbone nei Paesi dell’Ue: «22.300 morti premature – su base annua – equivalenti alla perdita di 240.000 anni di vita. I fumi delle centrali censite nella ricerca determinano, inoltre, la perdita di 5 milioni di giornate lavorative».
Secondo “Silent Killers”, nel 2010, l’anno di riferimento per gli impianti analizzati, «Il carbone ha causato in Italia 521 morti premature, equivalenti a 5.560 anni di vita persi, e determinato la perdita di 117.000 giornate di lavoro. Enel, la grande multinazionale elettrica italiana, è la quinta peggior compagnia a livello europeo, in termini di impatti sulla salute, se si includono anche le emissioni delle centrali della Slovenské Elektrárne, controllata dalla multinazionale italiana per il 66%. Alla produzione di Enel, secondo la ricerca dell’Università di Stoccarda, è riferibile su base europea una stima di 11.660 anni di vita persi. Enel è anche la quarta peggior compagnia europea per quanto riguarda il carbone “di domani”, ovvero gli impatti sanitari che si avrebbero dalle centrali in progettazione o in via di realizzazione».
Lo studio dell’Università di Stoccarda dedica un capitolo proprio agli impianti che potrebbero vedere la luce nei prossimi anni: «52 progetti di nuove centrali risultano attualmente in fase di realizzazione o di autorizzazione. Se entrassero in funzione, ogni anno in Europa si avrebbero danni alla salute umana equivalenti alla perdita di ulteriori 32.000 anni di vita. Tenendo conto del fatto che una centrale opera normalmente per un ciclo di vita di 40 anni, in prospettiva questi progetti equivarrebbero alla perdita di 1,3 milioni di anni di vita».
Le richieste di Greenpeace International sono precise: I Paesi europei devono immediatamente fermare la costruzione di nuove centrali a carbone e cominciare a dismettere quelle esistenti; Tutti gli impianti a carbone attualmente in funzione devono adottare le migliori tecnologie esistenti per l’abbattimento delle emissioni e non limitarsi a funzionare entro i livelli minimi previsti per legge. Le centrali più nocive per la salute e l’ambiente devono comunque essere chiuse immediatamente; La Commissione Europea non deve permettere che l’implementazione della Direttiva sulle Emissioni industriali (Direttiva 2010/75/Ue), che fissa nuovi standard per l’inquinamento atmosferico nell’UE, venga indebolita da ritardi che potrebbero far sopravvivere, per molti anni ancora, produzioni particolarmente nocive e inquinanti; La Commissione Europea e gli Stati Membri devono adottare urgentemente provvedimenti per azzerare i sussidi all’industria del carbone, in special modo in Spagna, Polonia, Germania e Romania; Il sistema dell’Emission Trading Scheme – ovvero la tassazione delle emissioni di carbonio – deve essere rivisto radicalmente, non consentendo più che la produzione di CO2 sia un’esternalità ambientale e climatica di cui non sia richiesta adeguata compensazione; L’Ue deve adottare target vincolanti, per il 2030, di sviluppo delle fonti rinnovabili (45%), di riduzione delle emissioni di gas serra e di aumento dell’efficienza energetica. Questi target devono consentire la completa fuoriuscita del carbone, al massimo entro il 2040; I governi nazionali devono adottare politiche efficaci per un’economia energetica sostenibile, compreso un impegno a centrare pienamente gli obiettivi del Protocollo di Kyoto previsti per il 2020; Gli investimenti nelle reti energetiche sono cruciali per consentire, in futuro, un sistema che si avvicini al 100% da fonti rinnovabili. Tutti gli investimenti nelle reti devono essere pensati per la distribuzione di energia pulita, piuttosto che per servire vecchie centrali che riproducono il modello energetico del secolo scorso; Per contribuire a contenere il surriscaldamento delle temperature medie globali entro i 2 gradi centigradi, l’Ue deve ridurre le proprie emissioni di gas serra del 30% al 2020, in rapporto alle emissioni del 1990.
Per Greenpeace Italia, che ha prodotto una sintesi in italiano del rapporto “Silent Killers”, «Questo studio realizzato dall’Università di Stoccarda è l’ennesima prova che il ‘carbone pulito’ non esiste. I dati di molte istituzioni e organismi sovranazionali confermano sempre più che l’aria che respiriamo può essere uno dei maggiori agenti patogeni per la nostra salute. In Europa, il carbone è una delle principali cause di avvelenamento dell’aria. Per salvare i nostri polmoni, e salvare il clima dalle emissioni di gas serra, dobbiamo mettere fine all’ “età del carbone”’ e avviare una radicale rivoluzione energetica».
La conclusione è che «Le perdite sanitarie determinate dal carbone sono ingiustificabili. Lo sviluppo delle fonti rinnovabili e le misure di efficienza energetica più recenti consentirebbero di tenere le nostre luci accese, in Europa, senza realizzare nessuna nuova centrale a carbone e, al contrario, cominciando a chiudere quelle esistenti, a partire dalle più vecchie e inquinanti. Il consumo di carbone deve essere drasticamente ridotto anche per contenere le emissioni di gas serra e combattere i cambiamenti climatici. Sia per raggiungere gli obiettivi climatici che per ottenere benefici sanitari, i governi europei devono stabilire presto obiettivi di crescita delle fonti rinnovabili che garantiscano la fuoriuscita del carbone dal sistema energetico, senza pensare di percorrere scorciatoie azzardate come il ritorno al nucleare».