Mosca accusa Kiev di voler utilizzare una bomba sporca per provocare «Un’incontrollabile escalation»
Il nuovo nucleare Usa e Ue non può svilupparsi senza carburante russo
Per partire le piccole centrali nucleari di nuova generazione (dimostrative) hanno bisogno dell’HALEU che produce l’impresa statale russa TENEX
[24 Ottobre 2022]
Il ministro della difesa russo Sergei Shoigu ha chiamato i sui colleghi di Francia e Turchia , Sébastien Lecornu e Hulusi Akar e il Segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin per accusare l’Ucraina di pensare all’utilizzo di una bomba sporca contenente scorie e materiali nucleari per provocare «Un’incontrollabile escalation». Citando fonti di diversi Paesi, compresa l’Ucraina, l’agenzia ufficiale russa RIA Novosti scrive che, «Sotto la direzione dei supervisori occidentali, sono iniziati i lavori per la produzione di detti manufatti, che sono già nella loro fase finale, e sarebbero a carico dell’Istituto di ricerca Nucleare di Kiev e un impianto di arricchimento dell’uranio nella città di Zhióltye Vody, nella regione di Dnepropetrovsk». Secondo RIA Novosti, «Lo scopo dell’Ucraina nel ricorrere a queste pratiche è di incolpare la Russia per l’uso di armi di distruzione di massa nel quadro della sua operazione speciale in quel territorio. Una situazione del genere minerebbe ulteriormente la fiducia in Mosca e acuirebbe la campagna anti-russa da parte dell’Occidente, dove sollevano la possibilità di privare la Russia dello status di membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu». Si tratta probabilmente di un altro tassello della guerra di propaganda al rialzo che Kiev e Mosca attuano da quando è iniziata l’invasione russa ma svela quanto diventino ancor più pericolosi gli impianti nucleari in situazioni di conflitto.
Mentre la guerra ucraina rende ogni giorno più plausibile lo spettro di una guerra atomica – sporca o meno – la Reuters rivela quanto sia inconsistente la pretesa – che evoca anche il nuovo governo di destra italiano – di raggiungere l’indipendenza energetica dalla Russia realizzando nuove centrali nucleari: « Le imprese americane che sviluppano una nuova generazione di piccole centrali nucleari per aiutare a ridurre le emissioni di carbonio hanno un grosso problema: solo un’azienda vende il carburante di cui hanno bisogno, ed è russa. Ecco perché il governo degli Stati Uniti sta cercando urgentemente di utilizzare parte delle sue scorte di uranio per le armi per aiutare ad alimentare i nuovi reattori avanzati e avviare un’industria che considera cruciale per i Paesi per raggiungere gli obiettivi globali di emissioni net zero». La crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina ha rinnovato l’interesse per il nucleare Usa, ma si punta sui cosiddetti “piccoli reattori modulari” (SMR) che le compagnie nucleari dicono che sono più efficienti e più veloci da costruire ma che Tuttavia, richiedono High-Assay Low-Enriched Uranium (HALEU) arricchito al 20%, piuttosto che l’uranio arricchito al 5% che alimenta la maggior parte delle grandi centrali nucleari. L’uranio arricchito al 20% è stata la causa dell’embargo occidentale contro l’Iran, visto che può essere potenzialmente utilizzato per costruire bombe nucleari.
A parte che è sempre più evidente il rapporto incestuoso tra nucleare civile e militare, le imprese nucleari statunitensi (ed europee) si trovano ad affrontare un serio problema: finora solo la Techsnabexport TENEX (TENEX), una compagnia che fa parte del gigante nucleare statale russo Rosatom, effettua vendite commerciali di HALEU. Anche se nessun Paese occidentale abbia imposto sanzioni a Rosatom – nonostante la Russia occupi centrali nucleari ucraine – né il governo degli Usa, né le società che sviluppano SMR, come X-energy e TerraPower, vogliono fare affidamento sulle forniture russe.
Ma senza una fonte affidabile del combustibile di cui i reattori hanno bisogno, le imprese SMR temono di non ricevere ordini per i loro impianti e, come fa notare la Reuters, a causa di questa situazione, è improbabile che i potenziali produttori HALEU creino catene di approvvigionamento commerciali per sostituire l’uranio russo».
Un portavoce del Dipartimento dell’energia Usa (DOE) ha detto che «La produzione di HALEU è una missione fondamentale e tutti gli sforzi per aumentarne la produzione sono in fase di valutazione. Comprendiamo la necessità di un’azione urgente per guidare la creazione di forniture HALEU sostenibili. La produzione di questo tipo di carburante è una missione critica e tutti gli sforzi per aumentare la sua produzione sono in fase di valutazione.
Le aziende statunitensi ed europee hanno già in programma di produrre HALEU su scala commerciale, ma è già noto che ci vorranno anni prima che raggiungano questo obiettivo». Quindi il nuovo nucleare chiavi in mano che dovrebbe renderci indipendenti dalle forniture di gas russo lo alimenteremo – come già stanno faccendo altri aesi europei – con l’uranio russo… Perchè, come riassume efficacemente Daniel Poneman, amministratore delegato del fornitore statunitense di combustibili nucleari Centrus Energy, «Nessuno vuole ordinare 10 reattori senza una fonte di combustibile e nessuno vuole investire in una fonte di combustibile senza 10 ordini di reattori».
L’unica cosa che resterebbe da è “degradare” l’uranio per uso militare, ma la Reuters fa notare che «Sebbene il livello di arricchimento dell’ALEU sia ben al di sotto del livello del 90% necessario per creare armi nucleari, sono necessarie licenze speciali per produrlo e requisiti aggiuntivi di sicurezza e certificazione per i siti di produzione e il trasporto di carburante, tra le altre cose. In questo senso, il governo degli Stati Uniti intende utilizzare parte delle sue riserve di uranio altamente arricchito per uso militare per alimentare i nuovi reattori».
Secondo il portavoce del DOE, «Le autorità sono già nella fase finale della valutazione di quanto delle loro riserve di 585,6 tonnellate di uranio altamente arricchito dovrebbero essere utilizzate a tale scopo». Il governo Usa è nelle fasi finali della valutazione della quantità del suo stock di 585,6 tonnellate di uranio altamente arricchito da destinare ai reattori».
Quindi Washington sta cercando di “degradare” l’uranio, ma anche questo richiederà molto tempo, poiché, ad esempio, secondo i dati della Casa Bianca, tra il 2013 e il 2016 ne sono state lavorate solo 7,1 tonnellate.
«Fino a pochi mesi fa non abbiamo avuto problemi con il carburante – ha detto Jeff Navin, direttore affari esterni di TerraPower presieduta dal miliardario Bill Gates – Dopo l’invasione dell’Ucraina, non ci sentivamo a nostro agio nel fare affari con la Russia».
Attualmente l’energia nucleare produce solo circa il 10% dell’elettricità mondiale, ma passata la paura post-Fukushinma Daiiki, diversi Paesi stanno pensando di costruire nuove centrali nucleari ma i grandi progetti hanno enormi costi iniziali, ritardi infiniti dei cantieri che fanno lievitare i prezzi e stanno subendo la concorrenza di fonti di energia più economiche come l’eolico. La via d’uscita di un’industria obsoleta e uccisa dal duo stesso gigantismo sembrano essere i reattori modulari di piccole dimensioni proposti da compagnie come la francese EDF e Rolls-Royce, che però utilizzano la tecnologia esistente e lo stesso combustibile dei reattori tradizionali: 9 dei 10 reattori avanzati finanziati da Washington sono progettati per utilizzare HALEU. Le compagnie statuinitensi ed europee hanno in programma di produrre HALEU su scala commerciale ma confermano che «Anche negli scenari più ottimistici, ci vorranno almeno 5 nni dal momento in cui decideranno di procedere».
Per le compagnie Usa interessate a nuovi reattori, come l’Energy Northwest dello Stato di Washington, «Le forniture di carburante sono certamente un problema nel processo decisionale. Una fornitura HALEU affidabile è uno dei tanti fattori presi in considerazione».
Già anni fa, il governo Usa aveva riconosciuto che il monopolio della Russia sull’HALEU potrebbe ostacolare lo sviluppo dei reattori avanzati che vorrebbe anche esportare nei mercati europei e asiatici. Per questo, nel 2019 l’Amministrazione Usa ha assegnato un contratto a compartecipazione finanziaria per costruire un impianto pilota a Centrus, l’unica compagnia al di fuori della Russia che attualmente ha una licenza per produrre HALEU. Ma l’impianto avrebbe dovuto iniziare a produrre HALEU quest’anno e la produzione è già stata rinviata al 2023, in parte a causa dei ritardi nel reperire i containers dii stoccaggio a causa di problemi con la catena di approvvigionamento durante la pandemia globale. Una volta che l’impianto sarà operativo, ci vorranno 5 anni prima che Centrus possa iniziare a produrre 13 tonnellate di HALEU all’anno. Ma è solo un terzo di quanto servirebbe ad alimentare i progetti che secondo il DOE saranno necessari per i reattori statunitensi entro il 2030. Solo TerraPower ha detto che avrà bisogno di 15 tonnellate di HALEU per il primo carico di carburante del suo reattore avanzato. Altri potenziali produttori HALEU sono molto più indietro.
La compagnia statale francese di estrazione e arricchimento dell’uranio, Orano, afferma che potrebbe iniziare a produrre HALEU entro 5 – 8 anni, ma richiederà una licenza di produzione solo una volta che avrà clienti con contratti a lungo termine e, in risposta a una richiesta del DOE di informazioni su come stabilire un programma per supportare la produzione HALEU, Orano ha detto che «Spetterà al governo degli Stati Uniti avviare l’industria. La valutazione di Orano mostra che il fattore più importante che consente il successo è che il DOE garantisca un certo volume di domanda». Insomma, anche il nuovo nucleare “economico” non potrà mai partire senza i soldi dello Stato.
La compagnia europea di arricchimento dell’uranio Urenco, nel frattempo, ha detto che valutando siti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna per la produzione di HALEU, ma deve ancora richiedere le licenze.
Ma per TerraPower e X-energy, che hanno progetti pianificati rispettivamente negli Stati Usa del Wyoming e di Washington, il tempo stringe. Il DOE ha assegnato loro contratti per la costruzione di due rettori pilota entro il 2028 e ha condiviso i costi. Ma senza il carburante russo, questa scadenza passerà ben prima che qualsiasi fornitore commerciale alternativo possa essere operativo.
Secondo la US Energy Information Administration, nel 2021, le centrali nucleari Usaniti hanno importato circa il 14% del loro uranio dalla Russia, insieme al 28% dei loro servizi di arricchimento.
L’Inflation Reduction Act che il presidente Usa Joe Biden ha firmato ad agosto, contiene 700 milioni di dollari per garantire forniture HALEU da parte del governo e un consorzio ha collaborato con il DOE per il suo utilizzo in reattori avanzati e ricerca. A settembre, la Casa Bianca ha chiesto al Congresso altri 1,5 miliardi di dollari in per aumentare la fornitura interna di uranio a basso arricchimento e HALEU, per affrontare potenziali difficoltà nell’accesso al carburante russo, ma i parlamentari Usa hanno respinto la richiesta di BIden perché sono preoccupati per i costi crescenti a carico dei contribuenti.