Intanto Tecnimont potrebbe costruire in Iran il più grande petrolchimico del Medio Oriente
Il pasticciaccio brutto del nucleare iraniano, Kerry ammonisce ancora, ma il Mossad lo smentisce
La visita di Gentiloni a Teheran: l’Italia mediatrice?
[2 Marzo 2015]
Il Gruppo 5+1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia, Usa e Germania) e l’Iran si ritroveranno il 5 marzo a Montreux, in svizzera, per proseguire i negoziati sui programmi nucleari iraniani. I colloqui avranno luogo a livello di direttori politici, mentre la settimana prossima il Segretario di Stato americano John Kerry incontrerà sempre a Montreux l’omologo iraniano Mohammad Javaz Zarif; in precedenza sia Kerry che il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, interverranno al Consiglio dei Diritti umani dell’Onu in programma lunedì a Ginevra.
Ma oggi proprio Kerry è intervenuto duramente dopo che si erano diffuse voci di un accordo imminente, ritornando a chidere a Teheran le prove di non star fabbricando armi nucleari cosa che la Repubblica islamica nega decisamente) e chiedendo all’Iran di dare garanzie che ormai nemmeno tutto il G5+1 – a cominciare da Russia e Cina . chiede più.
La speranza di un accordo imminente era stata rinfocolata nelle ore scorse dalla visita in Iran del nostro ministro degli esteri Paolo Gentiloni, una visita alla quale il sito del ministero degli esteri italiano dedica prudentemente solo qualche foto presa da Twitter ma alla quale l’Iran sembra dare molta importanza.
Le agenzie ufficiali iraniane riportano infatti con risalto che Ali Akbar Velayati, consigliere per gli affari internazionali della Guida Suprema iraniana, Sayyed Ali Khamenei, nell’incontro Gentiloni ha sottolineato che «L’Iran ha fatto uno sforzo enorme per dimostrare alla comunità internazionale di aver rispettato le regole fissate dall’Iaea International atomic enegy agency, ndr) e dal Trattato di non proliferazione».
Il nostro Paese è probablmente uno di quelli che ci sta rimettendo di più con l’embargo e le sanzioni contro Tehera, e la due giorni di Gentiloni è sicuramente servita anche a sbloccare la nuova fase delle trattative tra l’Iran e l’italiana Maire Tecnimont, visto ch eoggi l’agenzia iraniana Mehr News riferisce che « Le due parti cercano di raggiungere un accordo per r la realizzazione di strutture e installazioni ausiliarie del complesso petrolchimico nella città portuale di Asaluyeh, sud del paese. Il risultato dovrebbe essere il più grande complesso petrolchimico in Medioriente».
Gentiloni è stato ricevuto anche dal presidente della Repubblica, Hassan Rohani, con il quale ha discusso della situazione in Medio Oriente e del programma nucleare iraniano. A questo proposito Rohani ha detto a Gentiloni che «Per l’Iran l’accordo sul nucleare e la revoca delle sanzioni devono essere contestuali. Non possiamo accettare di assumere tutti gli impegni e allo stesso tempo che una parte di sanzioni resti in vigore». Che è più o meno il contrario di quello che ha detto oggi Kerry.
Gentiloni ha incontrato anche Ali Shamkhani, segretario generale del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale della Repubblica islamica, e secondo la radio intenazionale iraniana Irib, «Le due parti hanno discusso le modalità per una collaborazione congiunta iraniano-italiana nel campo della guerra al terrorismo. Hanno parlato di Daesh (nome arabo dello Stato Islamico, del suo pericolo sia nel campo regionale che globale e del suo ruolo in Libia».
Su questo sembra chiaro che l’Italia voglia coinvolgere ufficialmente l’Iran (che sembra avere centinaia di volontari sul fronte siriano) nella lotta sul terreno alle milizie sunnite del Daesh. Infatti, secondo quanto riporta la stampa iraniana,. Gentiloni ha detto che «Le autorità iraniane hanno delineato un quadro allarmante, per l’estensione a diverse aree di crisi, dalla Libia all’Afghanistan, ma che ha il suo cuore nelle vicende il Siria e in Iraq». L’inasprimento dei toni di Kerry potrebbe derivare da una questione che preoccupa molto le monarchie assolute sunnite del Golfo ed Israele: lo Yemen e dalle recenti imbarazzanti rivelazioni sul nucleare iraniano fatte a da Al Jazeera e dal Guardian.
Per quanto riguarda lo Yemen, ormai la parte nord del Paese è in mano alle milizie sciite degli huti, proprio oggi, mentre si moltiplicano le voci di un intervento armato di Arabia Saudita, Qatar ed Emirabi arabi uniti nello Yemen, a Teheran è arrivata Una delegazione composta da 15 vice-ministri yementi per colloqui con le autorità iraniane.
Secondo la Tv satellitare iraniana PressTV, «durante questa visita di quattro giorni dei funzionari yemeniti in Iran, le due parte discuteranno gli ultimi sviluppi in Yemen ed in regione. L’Iran ha ripetutamente messo in guardia contro alcuni tentativi mirati a seminare discordia in Yemen, ribadendo che Teheran sosterrà sempre l’unità e la solidarietà del paese arabo», un Paese che contuinua ad essere sorvolato dai droni statunitensi che colpiscono i miliziani di al Qaeda nel sud ma che vengono accusatui di attaccare anche le milizie sciite a nord.
L’altra questione che non fa dormire sonni tranquilli a Kerry ed al premier israeliano Netanyahu sono le notizie inopinatamente trapelate dai servizi segreti sudafricani e israeliani che, praticamente nelle stesse ore, hanno rivelato che Teheran non mentirebbe quando dice di non voler costruire la bomba atomica.
La cosa davvero clamorosa è che il Mossad abbia smentito netanyuahu, ma l’imbarazzo a Washington non è minore, visto che g i servizi segreti sudafricani sembra stessero lavorando ad un’indagine “commissionata” dagli Usa.
Quello che The Guardian ed Al Jazeera hanno ribattezzato il nuovo “spygate” si basa su una serie di documenti segreti provenienti dell’intelligence di diversi Paesi e ne viene fuori che nell’ottobre 2012, quando il governo israeliano chiedeva di bombardare tutti gli impianti atomici iraniani, il Mossad riteneva che l’Iran non stesse eseguendo alcuna attività nucleare per produrre armi nucleari, una smentita della quale Netanyahu non ha tenuto minimamente conto, arrivando a presentare il suo ormai famoso grafico con la bomba all’Assemblea dell’Onu .
In un cablo condiviso con l’intelligence sudafricana e pubblicato dal Guardian si ammette che l’Iran «non stava svolgendo l’attività per la produzione di armi e che la quantità dell’uranio arricchito dell’Iran non stia aumentando».
Nel rapporto segreto del Mossad si legge: «Benché l’Iran abbia ammassato abbastanza uranio arricchito al 5% sufficiente per la produzione dio diverse bombe, e ne abbia arricchito una parte fino al 20%, sembra che attualmente Teheran non sia pronta ad arricchirne di più, fino a livelli più elevati. Una parte di quest’uranio è stato utilizzato dall’Iran per la produzione di combustibile nucleare per il suo reattore di ricerca a Teheran, quindi la quantità di uranio ad un tasso di arricchimento del 20% non è aumentata».
Kerry, che ha confermato che il primo impegno in assoluto per gli Usa in Medio Oriente è quello di duifendere Israele, ora teme che queste rivelazioni mettano in unba luce migliore gli iraniani verso francesi, britannici e tedeschi, sempre più convinti di aver fatto un grosso errore in Siria tentando di abbattere il regime di Bashir al Assad e che considerano indispensabile – anche se non lo possono dire apertamente – l’appoggio dell’Iran per uscire dal caos nel quale lo Stato Islamico ha gettato Siria ed Iraq e l’infezione del Daesh che si sta estendendo alla Libia e forse allo Yemen meridionale.