Il Piepergate di Ursula von der Leyen
La nomina irregolare di un fan della deregulation e dei combustibili fossili a inviato per le PMI
[4 Aprile 2024]
Corporate Europe Observatory (CEO) denuncia una nuova scelta iperconservatrice di Ursula von der Leyen per cercare di assicurarsi un secondo mandato da presidente della Commissione europea spostando sempre più a destra la sua agenda politica. Infatti, a poche settimane dalle elezioni europee, von der Leyen ha creato un nuovo incarico di Inviato per le piccole e medie imprese dell’Ue e lo ha affidato all’eurodeputato tedesco Markus Pieper della Christlich Demokratische Union (CDU) che farà capo direttamente a lei in qualità di presidente della Commissione. Durante una conferenza stampa, la von der Leyen ha già presentato Pieper come «Il nuovo Commissario per le PMI». Secondo Ceo, «Considerati i suoi trascorsi, è chiaro che la nomina di Pieper fa parte di un ulteriore approfondimento della cosiddetta agenda della Commissione per una “migliore regolamentazione” che in realtà aumenta il potere di lobbying delle imprese e crea ostacoli per le tanto necessarie iniziative di protezione sociale e ambientale».
Si tratta di un incarico quadriennale, senza una data di inizio chiara, per fornire alla Commissione Ue «Orientamento e consulenza… sulle questioni delle PMI e di difendere gli interessi delle PMI all’esterno». Ma dopo che La Matinale Europeenne ha rivelato che la von der Leyen ha fatto pressioni per la nomina di Pieper nonostante che altre due candidate donne fossero state classificate come più qualificate nel processo di reclutamento della Commissione ha scatenato una notevole polemica. Come riporta il sito di notizie, «Von der Leyen è sospettata di aver scelto Pieper per assicurarsi il sostegno della CDU per un secondo mandato alla presidenza della Commissione». Ed EurActiv conferma che l’eurodeputata ceca Martina Dlabajová di Renew Europeed, imprenditrice ex presidente della Camera di Commercio di Zlín e Anna Stellinger, responsabile del settore commerciale Internazionale e Ue della Medlem i Svenskt Näringslivs hanno «Entrambe ottenuto nelle valutazioni punteggi più alti di almeno il 30% di Pieper». Ormai a Bruxelles e Strasburgo il termine “Piepergate” è usato per bollare la peseante intromissione della von der Leyen nelle procedure ufficiali di reclutamento dell’Ue.
Transparency International EU ha chiesto un’indagine indipendente sulla nomina di Pieper e un gruppo trasversale di eurodeputati ha presentato un’interrogazione scritta per chuedere conto della nomina di Pieper de la , chiedendo alla Commissione se l’affiliazione di Pieper alla CDU abbia avuto un ruolo nella sua nomina e la Dlabajová, ha contestato la nomina di Pieper «Mettendo in dubbio se il processo di selezione fosse basato sul merito e sulle pari opportunità».
E CEI fa notare che la von der Leyen avrebbe messo l’uomo sbagliato nel posto sbagliato visto che è nota la propensione di Pieper a promuovere politiche favorevoli alle grandi multinazionali: «Il suo curriculum è molto problematico: durante i suoi anni come eurodeputato Pieper si è rivelato un crociato anti-regolamentazione e un amico intimo dell’industria dei combustibili fossili. Riteniamo che questo track record lo renda una scelta davvero inappropriata per qualsiasi incarico di alto livello nell’U».
Infatti, prima di essere eletto eurodeputato nel 2004, Pieper aveva lavorato per la Deutsche Industrie- und Handelskammer (DIHK), l’iper-conservatrice Camera di commercio e dell’industria tedesca, e come deputato europeo Pieper è stato presidente del Group SME Circle del Partito Popolare Europeo che tra le sue priorità aveva quella di «Incoraggiare attivamente le istituzioni dell’Ue e i paesi dell’Ue ad applicare sistematicamente un test PMI in tutte le fasi del processo di elaborazione delle politiche». Un “Test PMI” che valuterebbe l’impatto delle proposte legislative sulle PMI, con l’obiettivo di indebolire gli standard sociali e ambientali o di esentare le PMI dalla legislazione. In cima alla lista dei desideri di Pieper c’era anche quella di «Completare il mercato unico e generare più libero scambio con i principali partner commerciali globali», anche attraverso il controverso (e poi abbandonato) TTIP con gli Usa. Nel 2014 Pieper ha presieduto il gruppo “Red Tape Watch” al Parlamento europeo e ha guidato i lavori su una risoluzione parlamentare che chiedeva valutazioni d’impatto più rigorose prima che fosse proposta la legislazione europea, e con «Un maggiore coinvolgimento delle parti interessate dell’industria». Quando la risoluzione è stata approvata, Pieper ha affermato che «La Commissione deve prendere seriamente in considerazione l’eliminazione delle leggi non necessarie». In un rapporto del 2014 CEO sottolineava che «Mentre l’autoproclamato Red Tape Watch coopta la retorica di fare ciò che è meglio per le PMI, ha un programma sottilmente velato di promozione di politiche favorevoli alle grandi imprese e di deregulation». Pieper, ad esempio, ha affermato: «Se verranno stabilite nuove norme sulla protezione dei dati, creeremo burocrazia anche per le PMI. Se regoliamo le banche o i mercati energetici, questo comporta costi per le PMI».
Pieper è anche un noto fan delle multinazionali dei combustibili fossili: nel 2017 Pieper ha lavorato duramente per ridurre gli obiettivi di efficienza energetica dell’Ue – difesi dalla stessa der Leyen che ora lo promuove – e per offrire ai paesi facili vie di fuga dall’obiettivo concordato. Nel settembre 2020, quando la commissione industria del Parlamento europeo ha sostenuto l’obiettivo di una riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030, Pieper lo ha definito «Irrealistico e richiede troppo dall’economia europea, che è ancora scossa dalla crisi del Covid-19». In qualità di relatore sulla Direttiva sulle energie rinnovabili (RED II), Pieper ha fatto di tutto per rimuovere il “principio di addizionalità” per l’idrogeno rinnovabile e fornire così un’ancora di salvezza per il gas e consentire ai combustibili fossili di accedere ai sussidi pubblici per le energie rinnovabili. Ha sostenuto la richiesta dell’industria dei combustibili fossili che il cosiddetto idrogeno “a basso contenuto di carbonio” (compreso quello prodotto dal gas fossile) fosse incluso e sostenuto nella Direttiva sulle energie rinnovabili . Pieper è fortemente favorevole all’inclusione dei progetti relativi al gas nell’elenco dei progetti infrastrutturali finanziabili della Commissione (Progetti di interesse comune, PCI), nonostante il fatto che questo continui a rendere l’Europa dipendente dai combustibili fossili.
Non a caso la sua nomina è stata accolta molto favorevolmente dalla grande imprenditoria che ora avrà a Bruxelles un suo fedelissimo che aprirà un’altra porta di servizio per i lobbisti delle corporations, pur con l’intento dichiarato di «Fornire orientamento e consulenza alla Commissione sulle questioni relative alle PMI e difendere gli interessi delle PMI all’esterno garantendo che il principio “Pensare anzitutto in piccolo” sia applicato in modo efficace».
CEO riassume così la vicenda: «La nomina di Pieper a inviato per le PMI si adatta alla svolta di destra e anti-regolamentazione che Ursula von der Leyen ha scelto per la sua candidatura per un secondo mandato come presidente della Commissione. Ci sono tutte le ragioni per preoccuparsi del danno che Pieper potrebbe causare in un ruolo ufficiale così vicino ai vertici della Commissione. Questo include l’intervento prevedibile contro qualsiasi iniziativa progressista di politica sociale o ambientale, sostenendo che queste sono dannose per le PMI. L’idea che le sue politiche saranno ora promosse a favore delle piccole e medie imprese fornisce anche una copertura politica per promuovere le stesse politiche favorevoli alle grandi imprese che ha costantemente perseguito. La nomina di Pieper rappresenta un disastro per il ritorno di molti importanti elementi legislativi dell’European Green Deal ( revisione REACH, legge sulla riduzione dei pesticidi, ecc.) rimasti bloccati durante l’ultimo anno della prima Commissione von der Leyen. Pieper potrebbe anche sfruttare il suo nuovo ruolo per promuovere la sua agenda di lunga data, come iniziative per limitare i finanziamenti e le attività delle ONG. E’ quindi fondamentale che i deputati insistano nel ritenere la von der Leyen responsabile della sua decisione di affidare l’incarico a Pieper, aggirando così le normali procedure di nomina per i posti di vertice della Commissione. E sia che Pieper o qualcun altro inizi a ricoprire il ruolo di inviato per le PMI, il controllo politico di questo e di altri aspetti della spinta sempre più aggressiva della Commissione verso una “migliore regolamentazione” sarà più importante che mai».