In Venezuela schiacciante vittoria del sì per prendersi la Guyana Esquiba e il suo gas e petrolio
Verso una nuova guerra per il petrolio? Il Venezuela rivendica i due terzi del territorio della Guyana
[4 Dicembre 2023]
Il presidente del Consejo Nacional Electoral (CNE) del Venezuela, Elvis Amoroso ha annunciato che il referendum consultivo sulla Guayana Esequiba tenutosi ieri «Ha Portato ad una vittoria storica del Sì nel mezzo della riaffermazione dell’unità del popolo venezuelano».,
La vittoria in tutti e 5 i quesiti proposti – con percentuali che variano dal 98,11% al 95,40 – è stata schiacciante e porterà il Venezuela a ripudiare definitivamente i trattati internazionali firmati – che il governo considera estorti per necessità o con l’inganno – che riconoscono i confini della Guyana dopo l’indipendenza dalla Gran Bretagna e che si basano su quelli approvati dal lodo arbitrale di un tribunale arbitrale costituito ai sensi del trattato di arbitrato firmato a Washington il 2 febbraio 1897 che ha determinato la linea di confine tra la colonia della Guyana britannica e il Venezuela nel 1899. Il Venezuela vuole annettersi praticamente la Guyana e trasformarla in un suo Stato federale , lasciando a Georgetown una striscia di terra ai confini col Suriname e a sud con il Brasile. Rivendicazioni che ridurrebbero di due terzi la superficie della Guyana e che permetterebbero al Venezuela di impadronirsi di enormi risorse minerarie e forestali e, soprattutto, di giacimenti di petrolio sia a terra che offshore sui quali la Repubblica cooperativa della Guyana ha già dato diverse concessioni esplorative e di sfruttamento.
Quella che si teme è ora una nuova guerra per il petrolio tra due Paesi retti fra l’altro da governi che si richiamano al d socialismo, una specie di riedizione post-moderna degli scontri di confine e delle vere e proprie guerre che contrapposero Cina e Urss, Cina e Vietnam e Vietnam e Cambogia, ma anche Eritrea e <d Etiopia.
Il presidente del Venezuela Nicolás Maduro si gioca la carta del sovranismo nazionalista per cercare una riconferma di fronte a un’opposizione di destra che sembra frammentata dal suo avventurismo filo-statunitense e che sulla rivendicazione della Guayana Esequiba si è ritrovata spiazzata e a rimorchio dell’odiato Maduro, con rivendicazioni che non possono essere gradite non solo a Washington e Londra ma nemmeno al Brasile di Lula che non vuole assolutamente aprire la questione dei confini amazzonici e delle rivendicazioni petrolifere offshore.
IL 6 novembre, l’Assemblea Nazionale della Guyana aveva dichiarato solennemente: «1, Afferma la sovranità e l’integrità territoriale dello Stato della Repubblica Cooperativa della Guyana; 2 Ribadisce il riconoscimento e l’accettazione del lodo arbitrale del 1899 come una soluzione “piena, perfetta e definitiva” del confine tra Guyana e Venezuela e dell’articolo IV (2) dell’Accordo di Ginevra del 1966 che conferisce il mandato al Segretario generale delle Nazioni Unite di selezionare i mezzi per risolvere la controversia; 3 Denuncia come provocatorio, illegale, nullo e privo di effetto giuridico internazionale il presunto referendum in Venezuela previsto per il 3 dicembre 2023; 4 Sostiene il Governo nel suo tentativo di garantire una soluzione pacifica e legale della controversia davanti alla Corte Internazionale di Giustizia e respinge la proposta di ritornare a qualsiasi forma di dialogo con il Venezuela sulla controversia al di fuori del processo davanti alla Corte; 5 Sostiene l’approccio formale del governo per la protezione urgente della Corte internazionale di giustizia, presentando alla Corte una richiesta di misure provvisorie per un ordine che impedisca al Venezuela di intraprendere qualsiasi azione per sequestrare, acquisire o invadere, o affermare o esercitare la sovranità su, la Regione di Essequibo o qualsiasi altra parte del territorio nazionale della Guyana, in attesa della decisione definitiva della Corte sulla validità del lodo arbitrale; 6 Chiede un approfondimento dell’impegno tra tutte le parti interessate nazionali sulle questioni relative alla sovranità e all’integrità territoriale della Repubblica cooperativa della Guyana, in particolare nel contesto delle riunioni del Comitato consultivo ministeriale bipartisan sulla controversia Guyana/Venezuela; 7 incoraggia i cittadini della Guyana a restare pienamente coinvolti negli sviluppi legati alla controversia; 8 Esprime il suo apprezzamento ai partner e agli amici della Repubblica Cooperativa della Guyana per il loro sostegno e le espressioni di affermazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Guyana».
Ma il regime di Maduro, mentre condanna la guerra di aggressione a Gaza e chiede l’immediato ritiro delle truppe israeliane da tutti i Territori Palestinesi Occupati si prepara – con la santificazione di un referendum nazionalista – ad appropriarsi di un piccolo Paese e delle sue risorse, contando, proprio come Israele, su una schiacciante superiorità militare.
Una possibilità che preoccupa molto la segretaria generale del Commonwealth Britannico (del quale la Guyana fa parte), Patricia Scotland, che commentando la recente decisione della Corte internazionale di giustizia, ha dichiarato: «Il Commonwealth prende atto della decisione del 1° dicembre 2023 della Corte Internazionale di Giustizia relativa alla disputa di confine tra Guyana e Venezuela nella regione Guyana-Essequibo. La Corte internazionale di giustizia ha dichiarato all’unanimità: “In attesa di una decisione definitiva sul caso, la Repubblica bolivariana del Venezuela si astiene dall’adottare qualsiasi azione che modifichi la situazione attualmente prevalente nel territorio in questione, secondo la quale la Repubblica cooperativa di Guyana amministra ed esercita il controllo su tale questione zona”». E in vista del referendum nella c il 3 dicembre,, il Commonwealth ha dato il suo pieno sostegno alla Guyana, «Un prezioso membro del Commonwealth, ed è incoraggiato dal sostegno dimostrato anche dai nostri fratelli e sorelle in CARICOM e da molti altri Stati».
Il Commonwealth ha fatto notare con profonda preoccupazione che il referendum del 3 dicembre in Venezuela sfida la giurisdizione della Corte di giustizia e propone un’annessione formale del territorio dell’Essequibo, dando la cittadinanza venezuelana e le carte d’identità nazionali ai cittadini della Guyana nella regione contestata e che questo «Potenzialmente essere una licenza per violare l’integrità territoriale della Guyana e costituire un aggravamento della controversia che la decisione del 1° dicembre 2023 della Corte di giustizia scoraggiaz.
Il Commonwealth ribadisce la sua fiducia nel «Giusto processo, rispetto della sovranità territoriale nazionale, diritto internazionale, ordine globale, pace e sicurezza e cordiali relazioni internazionali nei Caraibi e nella regione latinoamericana» e invita l’Onu a «Incoraggiare le parti a rispettare l’integrità, la santità e il carattere vincolante delle decisioni della Corte di giustizia in materia e delle misure provvisorie ai sensi dell’articolo 41 dello Statuto della Corte di giustizia internazionale che hanno effetto vincolante e creano obblighi giuridici internazionali per le parti.
Il Commonwealth condanna inequivocabilmente qualsiasi azione che possa violare la pace nella regione. Il Commonwealth incoraggia e offre il suo sostegno ad entrambi i governi affinché risolvano la questione in maniera diplomatica e pacifica per il bene dei popoli della regione e per le generazioni presenti e future di entrambi gli Stati. Pace, verità e giustizia prevalgano».
Forse la comunità internazionale farebbe bene a intervenire prima che scoppi l’ennesima guerra annunciata per il petrolio in un mondo che il petrolio dovrebbe abbandonarlo per salvare le vere risorse che ancora ha la Guayana Esequiba: foreste intatte, acqua. servizi sistemici essenziali per il pianeta e una biodiversità enorme, splendida e ancora in gran parte sconosciuta.